Creato da LinguaRomana il 01/03/2008
Come la mia anima che espia vivendo
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Memorie di Adriano
E, tuttavia, non è privo di dolcezza questo immergersi nelle regioni vaghe dei sogni; ivi, possiedo per un istante segreti che subito mi sfuggono; mi disseto a sorgenti
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Devo scrivere un piccolo preambolo a questo post. Quello che c'è scritto non si riferisce all'oggi. Ho ripescato una cosa che scrissi qualche tempo fa, come faccio spesso. Io, a differenza di molti, non uso il BLOG per farne un diario. Posto quello che mi va e che magari ho scritto molto tempo indietro.
... soltanto per precisare.
Un bel giorno, anzi una bella notte, succede che non riconosci più chi è quell’individuo accanto a te nel letto. Nel letto. Stiamo parlando di un luogo intimo, il luogo dove sei nato: dove ti hanno posto per la prima volta dopo che sei uscito dal grembo materno; in cui hai sognato, hai avuto incubi spaventosi. Dove la tua fantasia e la tua coscienza si sono sviluppati. Dove hai provato le prime pulsioni; dove ti sei accorto della tua virilità. Ebbene quel luogo tanto sacro, inviolabile, il “tuo” luogo, tu lo stai dividendo con qualcuno di cui ora non riesci ad intravedere una parte che sia interessante, un solo aspetto accattivante. Questo qualcuno che poi alla fine ti accorgi di non conoscere, che magari nemmeno apprezzi. Si tratta di un essere del genere umano per il quale ad un certo momento provasti una forte attrazione di carattere animale (parliamoci chiaro, si tratta di quello). Con il quale ad un certo punto ti sei accompagnato sempre più frequentemente e del quale allora non riconoscevi difetti. Aveva solo pregi. Persino la sua peluria bionda e la sua camminata un poco trascinata a quell’epoca non avevano una qualche importanza per te. Addirittura, (dico addirittura) erano ai tuoi occhi elementi di interesse. Al limite, ne facevano qualcosa di attraente, di erotico. Ricordi che ad un certo punto (i ricordi alle due di notte si fanno vividi come se fossero illuminati da un flash, da una potente lampada) ricordi che i suoi occhi ti guardarono come chiedendo, come se si aspettassero qualcosa. Allora ti guardasti intorno domandandoti cosa facessero tutti i tuoi simili nelle medesime condizioni. Ti consigliasti con un amico, quello sbagliato. Ti consigliasti con l’amico che poi sarebbe rimasto scapolo per il resto dei suoi giorni: qualcuno più lontano dall’idea di coppia non lo potevi trovare. Disse quello che gli parve conveniente dire, in quell’occasione (s’era aperto la coscienza con una bella birra chiara alla spina e si guardava bene dall’incrociare il tuo sguardo mentre ti parlava. Semplice: non era affatto convinto di quello che diceva). “Guarda, secondo me, si tratta di una donna da sposare! E’ carina, educata… una ragazza che se ne trovano poche in giro!” ”Ma dici? Io non è che sono molto convinto! Mi pare che se lo faccio, sto passo, lo faccio solo per fare contenta lei! E io?” ”E tu… e tu… vedrai che poi starai bene tu, così orso. Avere una ragazza a fianco che ti sopporta, dammi retta, di questi tempi è una rarità!” Il fatto che avesse ingollato il resto della birra tutto d’un fiato e guardando fisso davanti a sé allora non lo notasti. Come non notasti molte cose che ora metti in fila una dietro l’altra a comporre una sorta di trenino da giostra del terrore. Ti convincesti anche tu che era la cosa migliore da fare. Compisti il passo anche perché ogni volta che pensavi alla sua vita senza di lei sentivi una strana morsa sullo stomaco. Non era terrore di perderla; era una sorta di tenerezza tutta paterna che te la faceva vivere come una creatura da proteggere e da tutelare. Ma l’amore è lontano da ciò mille miglia. Ora lo sai, a quel tempo no. Per carità, ora sto scrivendo in una bella casa con giardino; affacciato sul prato davanti ad un bell’albero di nocciolo carico di frutti. Li sento cadere con un piccolo tonfo sordo sull’erba e quel birbaccione del cane va là e se li ingoia provocando dei crack che interrompono il silenzio ventoso del pomeriggio. Per carità, siamo tranquilli: grossi guai non ne abbiamo. Ma ieri notte, svegliandomi come m’accade spesso, non sentivo vicino a me la persona amata ma “una persona”. Dormendo emetteva un sottile fiato come di bambina; si vedeva l’avvallamento del suo corpo sopra il letto e sotto l’amata copertina leggera. Ma l’amore è lontano da ciò mille miglia. Ora lo sai, a quel tempo no.
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Inviato da: jocuri gratis
il 07/09/2011 alle 19:41
Inviato da: giochi di sonic
il 07/09/2011 alle 19:39
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il 01/08/2009 alle 21:49
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il 12/07/2009 alle 18:19
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il 04/07/2009 alle 19:46