SILENZIOSAMENTE

Domenica sera


Passano gli anni e nuove mode travolgono i gusti e le abitudini di tutti ma qualcosa rimane pressocché immutata nel tempo, almeno nella mia piccola città: la passeggiata per il Corso Vittorio Emanuele.E' sempre stato una sorta di 'rito' cui solo pochi, per motivi differenti, sono riusciti a sottrarsi: io, per esempio, ne ero incuriosita e ascoltavo affascinata i racconti delle mie compagne di scuola che, nella mia mente, assumevano contorni talmente dilatati da non riuscire più a distinguere i dettagli veri da quelli 'immaginati'. A me non era permesso di uscire per il corso tutte le sere con le amiche, al massimo, qualche volta, mi si concedeva la passeggiata ma solo nel primo pomeriggio e dopo aver svolto i compiti, tassativamente. Questi 'limiti' mi facevano sentire estranea al mondo delle mie coetanee ed aumentavano a dismisura la curiosità e la voglia di sentirmi una di loro. Ricordo ancora con tanto imbarazzo quando non mi fu dato il permesso di partecipare ad una festa di compleanno in casa di una mia compagna di classe: era una festa cui a cui tenevo moltissimo perché sicuramente avrei potuto avere l'occasione di incontrare un ragazzo che 'riempiva' i miei pensieri, avrei potuto conoscere i suoi gusti e verificare il suo comportamento che tanto mi affascinava. Invece niente, nulla da fare, il solo permesso che riuscii a 'strappare' fu quello di poter partecipare ai 'preparativi' in casa della festeggiata: insomma aiutai a farcire brioscine e panini, a riempire ciotole di patatine e pop-corn, a sistemare posate e bicchieri di carta e poi, prima dell'imbrunire, quando si iniziava a percepire una vivace fibrillazione per la festa, a mò di una 'cenerentola' post-moderna, sgusciai via, piena di vergogna e di rabbia, rimuginando pensieri tristi mentre trattenevo a malapena le lacrime. Certo erano altri tempi, ma sicuramente anche allora, non tutti vivevono allo stesso modo. Il Corso era comunque il luogo d'incontro di tutti e l'appuntamento era sempre lo stesso: sul marciapiedi di destra, scendendo, si raccoglievano i 'giovani', sull'altro passeggiavano le famiglie, i 'papà' soprattutto che non proprio 'discretamente' sorvegliavano i propri figli. Al centro, poi, si svolgeva il traffico delle auto che, soprattutto, verso sera, era principalmente costituito da ragazzi che circolando in auto, riuscivano ad 'adocchiare' le ragazze più interessanti per seguirle ed iniziare così un 'pedinamento' che a volte durava anche molti giorni, cui poi seguiva la fase dell'approccio più o meno decisivo.Oggi, il Corso, è diventato isola pedonale e si passeggia senza più differenza su entrambi i lati ed al centro, pertanto sono cambiate le 'strategie' di approccio; a tutte le ore, inoltre, trovi giovani ed adulti, famiglie e donne sole, bambini che si ritrovano con gli amichetti, senza il controllo dei 'grandi'...insomma l'unica cosa che ancora dura è il 'rito della passeggiata', ma mancano, a mio avviso, i 'rumori' vitali che una strada porta con sé ed in sé: ora c'è solo un rincorrersi di parole, di frasi spezzate, di risate che si accavallano, si superano, si intrecciano, mancano gli sguardi civettuoli e ricchi di promesse, rubati tra le auto in circolazione ed i passanti, manca il desiderio della passeggiata e la curiosità....o, probabilmente rincorro solo il mio tempo, i miei ricordi, le 'storie' che vivevano solo nella mia fantasia, manca la stanchezza enorme, al rientro in casa, dopo aver fatto tanti 'giri' per il Corso ma anche la contentezza di essere 'uscita'.matilde