Passeggiare sulle rive del grande fiume è sempre stata una sua passione. Quando un problema lo assillava, quando il frastuono della città gli penetrava nella testa, impedendogli di pensare con serenità e giudizio, si recava senza indugio su quelle lanche desolate e solitarie. Anche oggi la giornata è nuvolosa, ogni tanto qualche goccia di pioggia gli bagna i radi capelli, fa freddo. Siamo ormai alla fine d'aprile, ma sembra una giornata di metà autunno, il vento sferza gli alberi e gli fa lacrimare gli occhi. Si toglie scarpe e calze e affonda i piedi nella sabbia umida, quindi si lascia cadere seduto e osserva, in lontananza, i tetti della città. Scegliere quel posto è stato naturale, sente dentro una grande calma. Stormi di gabbiani reali e cornacchie grigie lo sorvolano di continuo, sembrano presagire. Lo sguardo torna sulle case, la sua si trova la in mezzo,da qualche parte. Quella casa che ha tanto desiderato, quella per cui ha sputato sangue. Ora è vuota, i mobili venduti. Coloro che andranno a viverci non verranno mai a conoscenza della tragedia immensa che quelle mura contengono, quel fardello è suo, solo suo.Si alza di scatto e si avvicina alla riva. Quando l'acqua gelida lambisce le dita dei piedi ha un piccolo sussulto, prosegue. Il fiume è in secca e prevede di arrivare sino alla metà della sua larghezza, ma non è un problema. La corrente è forte, ma la sua risolutezza lo è ancora di più, avanza. L'acqua gli arriva ormai al petto, ancora pochi passi e sarà finita. D'un tratto si sente afferrare per le caviglie, una forza mostruosa lo trascina verso il fondo. L'istinto di conservazione gli fa roteare ferocemente le braccia, la lotta è impari. In uno squarcio di lucidità capisce cosa sta succedendo. Mulinelli. Uno dei micidiali risucchi del fiume l'ha carpito, smette di agitarsi. Ora è di nuovo in auto con sua moglie. Sono di ritorno da una festa e ha bevuto molto. Lei ha insistito per guidare ma egli non ha voluto sentir ragioni “Meglio io ubriaco che tu sobria” aveva sghignazzato. Subito dopo, lo schianto. L'auto accartocciata, il fumo e lui che riesce ad uscire dal rogo, lui solo. La moglie e il figlio che portava in grembo ardono nell'ammasso di lamiere.Sente l'acqua riempirgli i polmoni, ancora poco e li raggiungerà,finalmente. Poi, come l'aveva ghermito, il mulinello lo “sputa”letteralmente fuori. L'aria gli riempie di nuovo il torace indolenzito. Poi alcune voci, una barca che si avvicina. Il fiume ha deciso, non è ancora tempo.
Senso di colpa
Passeggiare sulle rive del grande fiume è sempre stata una sua passione. Quando un problema lo assillava, quando il frastuono della città gli penetrava nella testa, impedendogli di pensare con serenità e giudizio, si recava senza indugio su quelle lanche desolate e solitarie. Anche oggi la giornata è nuvolosa, ogni tanto qualche goccia di pioggia gli bagna i radi capelli, fa freddo. Siamo ormai alla fine d'aprile, ma sembra una giornata di metà autunno, il vento sferza gli alberi e gli fa lacrimare gli occhi. Si toglie scarpe e calze e affonda i piedi nella sabbia umida, quindi si lascia cadere seduto e osserva, in lontananza, i tetti della città. Scegliere quel posto è stato naturale, sente dentro una grande calma. Stormi di gabbiani reali e cornacchie grigie lo sorvolano di continuo, sembrano presagire. Lo sguardo torna sulle case, la sua si trova la in mezzo,da qualche parte. Quella casa che ha tanto desiderato, quella per cui ha sputato sangue. Ora è vuota, i mobili venduti. Coloro che andranno a viverci non verranno mai a conoscenza della tragedia immensa che quelle mura contengono, quel fardello è suo, solo suo.Si alza di scatto e si avvicina alla riva. Quando l'acqua gelida lambisce le dita dei piedi ha un piccolo sussulto, prosegue. Il fiume è in secca e prevede di arrivare sino alla metà della sua larghezza, ma non è un problema. La corrente è forte, ma la sua risolutezza lo è ancora di più, avanza. L'acqua gli arriva ormai al petto, ancora pochi passi e sarà finita. D'un tratto si sente afferrare per le caviglie, una forza mostruosa lo trascina verso il fondo. L'istinto di conservazione gli fa roteare ferocemente le braccia, la lotta è impari. In uno squarcio di lucidità capisce cosa sta succedendo. Mulinelli. Uno dei micidiali risucchi del fiume l'ha carpito, smette di agitarsi. Ora è di nuovo in auto con sua moglie. Sono di ritorno da una festa e ha bevuto molto. Lei ha insistito per guidare ma egli non ha voluto sentir ragioni “Meglio io ubriaco che tu sobria” aveva sghignazzato. Subito dopo, lo schianto. L'auto accartocciata, il fumo e lui che riesce ad uscire dal rogo, lui solo. La moglie e il figlio che portava in grembo ardono nell'ammasso di lamiere.Sente l'acqua riempirgli i polmoni, ancora poco e li raggiungerà,finalmente. Poi, come l'aveva ghermito, il mulinello lo “sputa”letteralmente fuori. L'aria gli riempie di nuovo il torace indolenzito. Poi alcune voci, una barca che si avvicina. Il fiume ha deciso, non è ancora tempo.