Stasera fisso il monitor e mi chiedo che senso ha scrivere storie inventate quando la realtà ti colpisce come un macigno. Cerco di isolarmi, di concentrarmi come meglio posso, ma capisco che la lotta è impari, una sconfitta in partenza. Eppure so che, una volta lanciato, i miei problemi passano oltre, sono solo io e la tastiera, una fioca luce è abbastanza, non necessito di grandi mezzi. A volte avrei voluto vivere nel secolo scorso, quando computer e mezzi di comodo non esistevano ancora. Una penna, un calamaio e l'inchiostro, il profumo della carta e i muscoli della mano a cui devi dare riposo. Credo fermamente che essere soli, col foglio davanti e una semplice penna, sia il modo migliore per concentrarsi e scrivere, liberare l'anima senza che, con un semplice click, la tua attenzione vada a farsi fottere. Si, credo che nell'ottocento sarei potuto essere un discreto scrittore, chino sulla scrivania e con le membra indolenzite il giorno dopo. Mi si può obiettare che potrei farlo anche ora, chi mi costringe a pigiare su questi tasti? La comodità mi costringe, l'essere figlio di questi tempi frenetici, tutto di corsa, anche esprimere le proprie emozioni su di un foglio. Chiudo, il monitor è bianco e le idee si accavallano, una buona dormita e domani si ricomincia.
Figlio dei tempi
Stasera fisso il monitor e mi chiedo che senso ha scrivere storie inventate quando la realtà ti colpisce come un macigno. Cerco di isolarmi, di concentrarmi come meglio posso, ma capisco che la lotta è impari, una sconfitta in partenza. Eppure so che, una volta lanciato, i miei problemi passano oltre, sono solo io e la tastiera, una fioca luce è abbastanza, non necessito di grandi mezzi. A volte avrei voluto vivere nel secolo scorso, quando computer e mezzi di comodo non esistevano ancora. Una penna, un calamaio e l'inchiostro, il profumo della carta e i muscoli della mano a cui devi dare riposo. Credo fermamente che essere soli, col foglio davanti e una semplice penna, sia il modo migliore per concentrarsi e scrivere, liberare l'anima senza che, con un semplice click, la tua attenzione vada a farsi fottere. Si, credo che nell'ottocento sarei potuto essere un discreto scrittore, chino sulla scrivania e con le membra indolenzite il giorno dopo. Mi si può obiettare che potrei farlo anche ora, chi mi costringe a pigiare su questi tasti? La comodità mi costringe, l'essere figlio di questi tempi frenetici, tutto di corsa, anche esprimere le proprie emozioni su di un foglio. Chiudo, il monitor è bianco e le idee si accavallano, una buona dormita e domani si ricomincia.