Marius Lion

Il momento del perdono..


Forse quando decidemmo di venire da queste parti per intraprendere questa avventura, non sono stati da parte nostra minimamente sottovalutati gli inconvenienti e l’infinità di malesseri che avremmo affrontato a contatto con una delle realtà più oscure di questa parte di spazio.Eppure, grazie anche al difetto di memorie e cognizioni, tutto sembra quasi impossibile comunque da sostenere per le nostre pur solide ed esperienti spalle. Certo hanno giocato un ruolo subdolo in effetti anche vari programmi della matrice, l’aspettativa ad esempio, e le molteplici connotazioni dell’ego inferiore, al quale, fin dalla più tenera età siamo stati spronati a dare prioritariamente retta.Abbiamo subìto innumerevoli inganni e imbrogli, abbandoni e persino tradimenti, dai supposti compagni di viaggio – non ci si riferisce qui agli oscuri, per i quali queste fattispecie rappresentano peraltro elemento distintivo di espressione – da coloro che avevano detto cioè che ci avrebbero supportato, incoraggiato, e mai lasciato soli lungo il percorso che avevamo deciso di intraprendere. Anche se, probabilmente, per loro, noi abbiamo fatto lo stesso, perché l’insensatezza, da qualsiasi parte si guardi, è un tratto più che dominante di questa densità. Così, il momento adesso non può non essere che quello del perdono. Per tutto ciò che ingenuamente, accidentalmente o meno, abbiamo fatto agli altri, per le aspettative, e le assurde pretese, che stoltamente abbiamo coltivato, e per aver soprattutto mal compreso quanto questa area del cosmo sia veramente gravosa da gestire. Mentre per ciò che ci è stato presuntivamente fatto, il problema non dovrebbe neanche porsi. Perché innanzitutto noi siamo diretti discendenti dello stesso Creatore, e nessuno potrà mai toglierci alcunché, pur nella illusorietà che caratterizza questa dimensione, senza il nostro consenso. E, ancora, perché chiunque sarà comunque costretto, dalla stessa vita e nostro malgrado, a restituire ogni maltolto. Del resto, non è in alcun senso nostro compito indurre i nostri nemici a non comportarsi come tali, visto che in verità e alla fine, non rappresenta neanche un fatto personale [loro hanno scelto di essere così, ed è loro diritto farlo], con l’ulteriore riguardo che chi non ha ad ora attivato l’intelligenza dell’anima non può essere considerato abile nella comprensione. Ma alla fine chi potrà dire cosa sia veramente legittimo o imperfetto? Perché, magari, ad un certo punto conterà solo l’incremento nella consapevolezza e nelle conoscenze del creatore che tutti insieme siamo. Namasté.. Marius L.