Marius Lion

La negazione della Vita.


Siamo Luce, siamo Vita.Questo potrebbe essere sufficiente, o tutto ciò che serve. Eppure non basta in alcun modo o senso a garantirci un’apparizione negli schermi proiettati dal Creatore meritevole di una qualche attenzione.Amare la vita, e la luce, significa sceglierla. Ad ogni istante, ad ogni palpito di cuore. Non che si voglia negare la libertà di prediligere altro, se così si dovesse volere. È che la vita appare perfettamente non compatibile con l’oscurità, che dal suo canto si associa alla morte e alla distruzione. Una vita vissuta nella luce significa una vita vissuta nell’onore. Di ogni essere coinvolto, e di ogni particella perfino, che faccia capolino in quello spazio.  . Così, imparare a vivere, se quella (la Luce) è la scelta, diventa necessariamente il codice principale di ogni esistenza. Perché accade che si muoia, lentamente o meno, ad ogni tradimento di se stessi e dell’onore di un’altra creatura, ad ogni sconfessione di qualsiasi altro essere, ad ogni negazione di qualsivoglia valore presente nel cosmo. Molti operano in un modo o in altro semplicemente perché temono le conseguenze immediate e tangibili dei propri gesti e movenze. Tuttavia, non è la giustizia del mondo che si dovrebbe temere, ma quella eterna. Che è la stessa cosa dell’annichilimento, in effetti. L’eclisse della propria anima e di se stessi. Così, quando per qualche motivo non riusciamo a celebrare la vita, stiamo accettando il disfacimento, indipendentemente che ne siamo consapevoli o meno. E quando neghiamo gli altri, serviamo il buio più minaccioso, e l’assenza del soffio vitale del prodotto della Sorgente.. Forse la Grazia dell’Iniziatore assume una miriade di configurazioni e consistenze. Però è quando riusciamo esattamente, pur assicurando la libera estrinsecazione di tutte le energie in gioco, a vivere nell’innocuità, nella capacità di riuscire ad evitare qualsiasi segno di danno nei confronti di qualunque essere vivente e partecipe alla manifestazione, che sia il più grande dei più grandi o il più piccolo dei più piccoli, che il termine “degno” assume il contenuto di quel momento appena dopo la genesi dell’idea originaria. Namasté.. Marius L.