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L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
 

 

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A proposito della propria Famiglia d’Anima..

Post n°253 pubblicato il 09 Dicembre 2018 da RoHarLu

All’Inizio era l’Uno, e quell’Uno diventò i Molti.

Magari prima di quell’inizio neanche si poneva il problema dell’uno e dei molti, ma questa è ovviamente un’altra sezione del ragionamento.

La circostanza che qui sembra interessare è quella che fotografa il momento in cui il primo creatore pervenne all’emanazione di una sequela di nuovi creatori. E, non potendo generarli in maniera differente da ciò che lui stesso era, mantenne in capo a ciascuno di essi ogni potenzialità e abilità, comprese quelle di dare origine, a propria volta, a nuovi creatori, oltre che ad infiniti universi.

Questo paradigma sembra ripetersi in tutto il propagarsi dell’Opera. Così da una unità deriva una appropriata molteplicità, con caratteristiche tali, per ciascuna porzione, di essere in grado di costituire alfine l’intero, senza che ognuna perdesse comunque, e realmente, mai la propria intrinseca completezza.

Così, tutto l’universo [o forse più correttamente, “tutti” gli Universi] deriva da una sola Unità, e ciascun lembo, a sua volta, da nuove “unità”, che di quella prima formano sostanzialmente il tutto ciò che quella sempre è.

È possibile ovviamente che tutte le parti, pur essendo intrinsecamente una sola unità, siano molto differenti l’una dall’altra, secondo il concetto, o strumento conoscitivo, che ognuno possiede, o utilizza, per l’acquisizione e la comprensione di ciò che lo circonda.

Pertanto, tutti noi scaturiamo da unità sempre più complesse, nelle quali, lungo il percorso di ritorno al Creatore, ci “riassorbiremo”, per dare corso – in un nuovo ciclo - a nuove esplosioni di fantasie creative.

Ora, quando parliamo di “famiglie” o “gruppi” d’anima, ci riferiamo ad una di quelle unità intermedie, frapposte tra noi e il (primo) creatore, dalle quali discendiamo, per uno sviluppo coordinato di scelte, ed esperienze, cognitive di un qualche tratto di realtà.

Ovviamente il termine “coordinato” sopra adottato, non deve in alcun modo far pensare ad una serie di oggettività facilmente comprensibili e/o comodamente accettabili nelle rispettive concretezze di riferimento, atteso che sia assolutamente plausibile - rappresentando, anzi, con molte probabilità, un fenomeno molto comune nell’ambito del conoscibile – che all’interno di questo stesso gruppo, o famiglia, vengano chiamate a convivere realtà e verità dissimili e, apparentemente, enormemente distanti le une dalle altre.

Questo è anche per dire che, nella ricerca di quegli esseri che magari fanno parte del nostro “nucleo familiare” [Ceppo Animico], e che intuitivamente, o percettivamente, riconosciamo come nostri fratelli e sorelle, forse  - ma, chiaramente, solo forse – non dovremmo fermarci alle esplicite, e più o meno, manifeste, pur, forse, illusorie o superficiali, diversità, ma andare, caso per caso, frammento dopo frammento, alla ricerca di ciò che sicuramente più unifica, e che rimane (più) stabile alle fondamenta, precipuamente a livello di Cuore - di ciascuno e dell’altro.  

Si dice che l’Unione faccia la forza, così, stare insieme, associarsi, raggrupparsi, può dare l’idea di una legittima e istintiva “necessità”, soprattutto in un mondo che, di primo acchito, si presenta come una eterna lotta di idee, e di rappresentazione delle esistenze, oltre che dello stesso Universo.

Tuttavia, l’Unità, come magari potrà desumersi da quanto espresso all’inizio di queste considerazioni, è più che una necessità dell’essere, palesandosi invece come intrinseca parte della sua stessa natura. Namasté.

 

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.  

 
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