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IL CASO DEI MARO' DETENUTI ILLEGALMENTE IN INDIA. GANG MONTI, VERGOGNA


Forse nessuno ha spiegato al Loden, che per nostra suprema disgrazia ci governa, che i militari italiani, anche se non sono quotati nelle Borse internazionali, anche se non fanno parte del pacchetto di “compiti a casa” che i boss europei hanno assegnato al governo della demolizione, tuttavia rappresentano lo Stato italiano e godono (o dovrebbero godere) dei privilegi riconosciuti dal diritto internazionale a quanti esercitano quelle attività che si definiscono “sovrane”.Ma forse sbaglio tutto io, perché questi discorsi avrebbero senso se chi ci governa attualmente avesse a cuore il bene del Paese, e non la quadratura dei conti dei potentati finanziari. Se attualmente in Italia ci fosse un governo italiano, col compito di governare l'Italia per il bene degli italiani, non ci troveremmo ora in una situazione paradossale, che umilia due uomini che portano la divisa e che di conseguenza umilia tutta l'Italia.Non è nemmeno il caso di soffermarci più di tanto sul comportamento completamente illegittimo delle autorità indiane. Non vi è nessun dubbio che sul piano del diritto internazionale gli indiani hanno torto marcio. Hanno attirato la nave italiana in porto con l'inganno (già: ma perché noi ci siamo caduti? A questa domanda, finora nessuno ha risposto), hanno preteso di esercitare la giurisdizione per un evento accaduto fuori dal loro territorio, agendo contro soggetti che godono dell'immunità funzionale degli organi dello Stato e ora ovviamente alzano il tiro, vedendo che hanno come interlocutori presunti governanti italiani, provenienti dalla scuola di Don Abbondio. Quindi, atto successivo, i nostri militari vengono incarcerati.L'India ha torto su tutta la linea, e ciò a prescindere dal fatto, tutto da dimostrare, che i pescatori indiani, scambiati per pirati, siano stati uccisi dai nostri militari.Ma su una cosa bisogna essere molto chiari: nel diritto internazionale esistono normative, la cui fonte sono i trattati internazionali (per le nazioni che li hanno ratificati) e gli usi consolidati. Soprattutto però nelle relazioni tra Stati, due sono i fattori che contano, tra loro strettamente connessi: il prestigio di una Nazione, e la sua forza.Provate a immaginare se i due marinai non fossero italiani ma americani. Gli Stati Uniti avrebbero già inviato una portaerei “dissuasiva”, avrebbero battuto i pugni sul tavolo e non avrebbero “aperto negoziati”, ma avrebbero preteso la restituzione immediata dei loro soldati.Invece nel nostro caso si è assistito a un comportamento indecoroso. Le “autorità”, che dovrebbero essere pronte in ogni momento a difendere i loro uomini, e tanto più i militari, che rappresentano all'estero l'Italia con onore, e che già hanno pagato pesanti tributi, anche col loro sangue, hanno invece preso da subito un comportamento timido e remissivo, senza prendere nessuno di quei provvedimenti che avrebbero fatto abbassare la cresta ai prepotenti indiani. Quali provvedimenti? Facciamo qualche esempio. Si vuole evitare l'invio di unità da guerra vicino alle coste indiane? Evitiamolo, perché noi siamo tanto pacifici e buoni. Ma essere buoni non vuol dire essere fessi, e allora, anzitutto, si fa subito la voce grossa, si da subito un termine perentorio entro cui l'India deve restituire, senza nulla pretendere in cambio, i nostri militari. Se il termine non viene rispettato, si prendono misure di rappresaglia che colpiscano gli interessi indiani in Italia, e si richiama l'ambasciatore a Roma, per consultazioni. In Italia ci sono di sicuro un certo numero di cittadini indiani, con i loro interessi economici e le loro attività. Si possono bloccare i conti bancari, si possono chiudere le attività economiche di proprietà indiana, si possono prendere molte misure di rappresaglia, con lo stesso stile para-dittatoriale usato finora solo per arare le tasche degli italiani. Nel contempo si attivano i canali diplomatici, per assicurarsi l'aiuto di Nazioni potenti e influenti, che facciano pressione sulle autorità indiane.Niente di tutto questo. Il comunista Napolitano esprime “vicinanza” alle famiglie dei militari sequestrati, il Loden si dice preoccupato, il ministero degli Esteri dichiara che non è legittimo il fermo. È ovvio che gli indiani, imbaldanziti da interlocutori che misurano col bilancino le parole, e che non fanno nulla di concreto, si lanciano in un abuso dopo l'altro. I nostri militari vengono fermati, la nave italiana – ossia un pezzo di territorio italiano – perquisita, si sequestrano armi, i nostri periti prima vengono accettati, poi no, poi ridotti al rango di “osservatori” senza diritto di intervento, e ora, dulcis in fundo, il fermo di polizia viene tramutato in detenzione in carcere.Nel mezzo di questa vergogna, non scordiamocelo, ci sono due uomini che sul bavero hanno le stellette, uomini di cui noi tutti dobbiamo andare orgogliosi, ma che non sembra che stiano molto a cuore agli attuali occupanti dei Palazzi del Potere.Al punto in cui siamo giunti sono patetiche le dichiarazioni del ministero degli Esteri che parla di “ferma posizione” del nostro governo. Ferma posizione? Ma smettiamola di dire pagliacciate! Dopo aver dichiarato che l'arresto era “inaccettabile”, la “ferma posizione” è consistita nel chiedere una sistemazione a parte nel carcere di Trivandrum e in più (e questa sembra davvero una beffa nella beffa) i pasti all'italiana e non con menù indiano! Mai, ripeto mai, in tutta questa vicenda è stato richiesto il rilascio immediato e incondizionato dei nostri marinai. Certo, le prigioni indiane non devono essere il massimo del comfort, considerato anche il livello generale di civiltà di un Paese ricco di tradizioni, che comprendono anche la divinizzazione e l'adorazione di varie specie di animali, dalle vacche, ai topi, ai serpenti, nonché una rigida separazione in caste, ben lungi dall'essere superata. Ma lasciamo perdere la civiltà dell'India. Ciò che interessa ora è la sorte dei nostri due militari, sequestrati, non arrestati, perché a tutti gli effetti qui siamo di fronte a un sequestro di persona e non a una procedura giudiziaria.Prendiamo atto della situazione. Non c'è il rischio di perdere la faccia: è già irrimediabilmente persa. E cosa si fa se i banditi ci sequestrano una persona cara, e non c'è la possibilità di liberarla con la forza, o intimorendo i malviventi? Si paga il riscatto. Ormai è rimasta solo questa via da battere: il danaro è un argomento tanto sporco quanto universale, ma in questa vicenda l'unica cosa pulita che abbiamo visto è la faccia dei nostri due soldati, composti e dignitosi.Portiamoli a casa, paghiamo quello che i sequestratori indiani vorranno. Abbiamo perso tutte le occasioni per dimostrare di essere uno Stato, retto da un Governo. Dimostriamo almeno di avere a cuore la vita dei nostri soldati, e piantiamola di parlare di posizioni “ferme”. Ferme dove?E alla fine sarebbe doveroso un epilogo che mai ci sarà. Il Loden dichiara: “Cari italiani, dopo aver fatto una figura oscena, abbiamo ricomprato i nostri militari sborsando la somma di milioni tot. La loro vita è salva, ma noi abbiamo perso l'onore e lo abbiamo fatto perdere all'Italia. Quindi io mi dimetto”. A lato, Fornero-Merola potrebbe piangere.Non accadrà. Sarebbe l'occasione di mostrarsi uomini. Nessuna speranza.di Paolo Deotto - riscossacristiana.it -