ASCOLTA TUA MADRE

OMAGGIO A TONINO GUERRA


«Io sono come loro, come quei luoghi abbandonati». Sono parole di Tonino Guerra, per molti, il Maestro, per noi solo e semplicemente Tonino, un amico. Sì, un po’ si sentiva abbandonato per quel mondo del cinema che vedeva non esserci più; per quell’amato luogo della sua infanzia, Pennabilli, dal quale pure si sentiva un po’ abbandonato; per quegli ideali legati alla Russia e alla sua storia, che aveva visto crollare. Così, cercare luoghi abbandonati per riportarli alla Bellezza, era un po’ come salvare se stesso e quel mondo che gli pareva perduto per sempre.Eravamo spaesate in quel giorno di autunno in cui ci venne a trovare nella nostra nuova dimora: un ex convento cappuccino vuoto come un guscio di uovo.Tonino ci guardò colmo di amicizia e di compassione e ci disse: «Non possono vivere qui le mie amiche suore! Vi mando io qualcosa perché questo luogo possa essere lo specchio di ciò che siete voi: fiori di bellezza». E così avvenne. Arazzi con i suoi dipinti rallegrano il salone dei nostri ospiti e ci parlano di lui.Il 16 di marzo è il giorno del suo 92° compleanno e Tonino sta male. Da tempo lo stavamo seguendo con la preghiera, ma in quell’ora grave la provvidenza volle che ci potessimo incontrare. Sulle pareti della sua casa di Sant’Arcangelo di Romagna riconoscevo il suo mondo, le sue forme, la sua poesia. Mentre attendevo il mio turno mi pareva di poter ascoltare la sua voce commentare, dipingendo con le parole, ogni cosa, ogni oggetto.Venne il mio turno. Entrai. Lora mi fece strada con i suoi occhi dolci eppure dotata di inaspettata determinazione, anche in quest’ora così dolorosa per lei. Tonino aveva appena incontrato tutti i sindaci della Romagna, presenti al suo capezzale con fascia tricolore, mi sentii quasi in imbarazzo per la diversità di posizione, di rapporto, di visita. Mi resi improvvisamente conto che stavo per dare l’ultimo saluto a un testimone dell’ultimo secolo di storia italiana: un uomo di cultura, un drammaturgo, amico di Fellini e di Tarkovsky. La voce di Tonino mi distolse dai miei pensieri: «Gloria!» Nell’evidente gravità del suo stato un sorriso pacificato illuminò il suo volto. Ripensai per un attimo alle numerose volte in cui telefonando mi chiedeva con insistenza se di là ci fosse davvero qualcosa. Le note di «Romagna mia» mi raggiunsero improvvise e provai un fastidio tremendo. Dalla finestra spalancata della camera di Tonino si poteva vedere la piazza del paese e gli innumerevoli fans del Maestro ballare e cantare accompagnati dal suono della banda. Mi trovai a pensare che, per un momento così, nulla sarebbe stato più prezioso del silenzio, che Tonino, del resto amava.Gli presi la mano e Tonino mi guardò con il suo sguardo sofferente ma ancora pieno di arguta vivacità: «Gloria, a Pennabilli c’è una Madonna per te, un dono». Mi salivano le lacrime agli occhi ma le trattenni facendogli il migliore dei miei sorrisi. Ero commossa che un uomo in quelle condizioni, a un passo dalla morte, si ricordasse di avere un regalo per me. Ma Tonino, quello vero, non quello televisivo, era così: pieno del senso dell’amicizia e generoso. Generoso con gli amici e con chi sentiva vicino.Gli dissi che lo salutavano tutte le mie sorelle e che c’era con me anche don Gabriele. Sorrise, prese fiato e disse:«La bontà! Ecco quello che ci salva. I gesti religiosi sono gesti di bontà, ricordatelo!» Gli chiesi se voleva la benedizione, annuì. Don Gabriele gli diede la mano e lo benedisse. Nonostante la stanchezza non chiuse gli occhi, ma mi seguì con lo sguardo fino a che non scomparii dietro l’uscio.Oggi Lora, al telefono, con voce rotta mi disse: «Non ha voluto morire ieri, perché era il giorno del mio compleanno. È morto oggi, che l’Unesco ha dichiarato giorno della poesia».Tonino conoscerà, ora, una nuova primavera. Si sarà presentato al trono dell’Altissimo armato di poesia e di Bellezza e non potrà Dio mandarlo indietro.Noi lo crediamo, noi che lo abbiamo sentito parlare di sua madre con venerazione, lei che era certa che in qualunque modo si parli, latino o dialetto, Lui (Dio) capisce. Noi che lo abbiamo sentite dire, di cuore: «Ma sì! Io e Gesù siamo amici».Riva Sr. Maria Gloria - CulturaCattolica.it -