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ECCO SPIEGATO IL MECCANISMO DELL'IPOCRISIA


Sappiamo come una delle principali accuse, se non la costante accusa che Gesù fa ai suoi nemici, in particolare ai farisei e ai dottori della legge, sia quella dell’ipocrisia. Gesù è particolarmente severo contro questo vizio uscendo anche in invettive durissime, come quelle di “razza di vipere”, “serpenti”, “sepolcri imbiancati”.Si tratta certo di atteggiamenti di Cristo che chiudono il dialogo, come avviene sempre quanto vengono lanciati simili appellativi. Sembra dunque trattarsi di precorrimenti, in certo modo, dell’eterna condanna; anche se sappiamo bene come la divina misericordia attenda sempre sulla soglia della nostra casa sino all’ultimo istante della nostra esistenza in questo mondo. Ma Gesù non mostra alcuna misericordia, almeno sul momento, nei confronti degli ipocriti appunto perché non sono pentiti e quindi non sono disposti a ricevere il perdono divino.Tuttavia è evidente da questo atteggiamento di Cristo come Egli consideri l’ipocrita una persona, almeno sul momento, irrecuperabile. Una nota che possiamo dunque fare immediatamente su questo grave vizio dello spirito è il fatto che l’ipocrita non è affatto pentito del suo peccato; al contrario i farisei e i dottori della legge pretendono di aver ragione loro contro Cristo, fino al punto da condannarlo a morte.Ora, data l’importanza e la gravità di questo vizio, così pericoloso e così severamente condannato da Cristo, val la pena di fermarci un po’ per chiarire la natura di tale difetto della vita spirituale, per poterlo riconoscere meglio ed evitarlo con più cura e così corrispondere all’amore che Cristo ha per noi, tanto più che c’è da rilevare quanto poco, almeno a mia conoscenza, se ne parli nella predicazione corrente o se se ne parla, mi pare che si vada poco a fondo, limitandosi a citare dei luoghi comuni che alla fin fine lasciano il tempo che trovano.Riguardo dunque a questa grave questione, decisiva per la nostra vita morale e per la nostra stessa salvezza, possiamo cominciare col dire che è interessante l’etimologia di questa parola, che viene dal greco ypokrisìe. Come spesso accade nelle etimologie il significato originario della parola è del tutto innocente ed anzi a volte altamente positivo. Tale è il caso di questa parola. Essa infatti è composta di ypò, che significa “sotto” e krino, che significa separo, giudico, discerno: atto fondamentale dello spirito. Da krino, come sappiamo vengono poi diverse parole italiane, come “critica”, “crisi”, “crinale” (di un monte), ecc.La preposizione ypò precisa ulteriormente il significato di questo giudicare: ypokrìno significa più precisamente un giudicare approfondito; un vedere che “cosa c’è sotto”, come diciamo nel nostro linguaggio quotidiano, suppone una speciale capacità “critica”, il separare l’apparenza dalla realtà, quindi l’interpretare, che è quell’atto dello spirito e del linguaggio col quale mostriamo ciò che è nascosto (il significato di un discorso) sotto particolari segni (le parole che lo significano).Da qui un ulteriore significato: l’ypokritès, in quanto interpreta una parte in una recita teatrale, è anche l’attore. Fin qui siamo nel campo dei significati positivi. Da qui però abbiamo l’inizio di una serie di significati negativi: sappiamo tutti come il “recitare una parte” può voler dire “fingere” e quindi ingannare. Chi finge è una persona falsa, che fa apparire al di fuori qualcosa di positivo o comunque di accettabile, al quale, nell’intimo di questa persona, ovvero nelle sue intenzioni, non corrisponde nulla di buono, ma al contrario cattiveria o malvagità.Ecco che abbiamo raggiunto il senso evangelico del termine “ipocrita”, “ipocrisia”. Resta solo da chiarire su quale materia si esercita, nella tematica evangelica, questo fingere, questo simulare o dissimulare, questo doppio gioco.In che consiste l’arte dell’ipocrita? E perché alcuni ricorrono a questo atteggiamento odioso e vergognoso? Ma perché l’ipocrita assume sistematicamente tale atteggiamento, convinto di esser nel giusto (per questo difficilmente gli ipocriti si pentono), e si vanta a volte spavaldamente di questo atteggiamento che egli scambia per genialità o prudenza? E come mai certi abili ipocriti sono seguìti ed ammirati? E come accorgersi dell’ipocrisia presente in una persona? Come vedere la brutta realtà al di là della bella apparenza? E che gusto ci provano alcuni a vivere da ipocriti? E come si impara l’ipocrisia? E’ possibile essere ipocriti senza rendersene conto? E’ in certi casi scusabile l’ipocrisia?Evidentemente non posso rispondere a tutte queste domande nello spazio di questo breve articolo: occorrerebbe un libro intero. Mi limiterò qui a svolgere il tema preciso del presente articolo: che cosa è l’ipocrisia e qual è la sua dinamica. Sarebbe interessante anche vedere quali sono i rimedi all’ipocrisia, sempre ricavandoli dagli insegnamenti del Vangelo; ma ciò potrà essere trattato in un prossimo articolo. Qui ne potremo appena accennare alla fine.Intanto diciamo che l’ipocrisia è un vizio che colpisce soprattutto le persone intelligenti, colte, altolocate, in vista, di successo. L’ipocrita infatti è spesso una persona che, conscia delle proprie qualità, a volte eccezionali, cede alla tentazione di un’illimitata affermazione di sé: da qui l’ambizione e il carrierismo degli ipocriti, che sono dei veri scalatori sociali e, grazie alla loro furbizia, adulatori nati, riescono a raggiungere posti elevati, magari dando ad intendere di non desiderarli, lisciando i potenti i quali a certo punto se li pongono a fianco per aver compreso, si tratta qui di potenti a loro volta ipocriti, di aver trovato dei degni colleghi con i quali spartire un potere fatto di soprusi e prepotenze.Gli ipocriti, come dice Cristo, cercano la “gloria umana”, sia quella dei potenti sia quelle delle folle, non la gloria che viene da Dio. Sanno infatti che il successo mondano che essi desiderano al vertice di tutto si ottiene appunto dai potenti e non da Dio, il quale viceversa permette che siamo perseguitati, emarginati e crocifissi.Purtroppo questo vizio è endemico anche negli ambienti religiosi ed anche nella Chiesa. Ma qui assume i caratteri di un’estrema gravità, perché qui l’ipocrisia non si esercita semplicemente su materie che toccano interessi terreni come potrebbe essere una professione, un mestiere, un carica politica, una carica scientifica o cose del genere, ma qui l’ipocrisia si esercita a danno delle anime, innanzitutto della propria anima e quindi in relazione al nostro destino eterno, col rischio quindi che si profili per l’ipocrita e per coloro che egli inganna, adula o seduce l’eterna dannazione.La severità di Cristo contro gli ipocriti quindi non va intesa come preannuncio della loro dannazione, anche se pare qualche volta che Cristo si atteggi a questo modo; ma va intesa come forte avvertimento che vuol scuotere una coscienza addormentata o come volontà di intenerire, come dice la Bibbia, un “cuor indurito”, nella speranza di indurre al pentimento ed alla conversione.L’ipocrita preferisce all’essere l’apparire o il sembrare, l’essere-pensato o l’essere-considerato. Dell’essere oggettivo, indipendente dal suo pensiero, ammesso che ci creda, non gli importa nulla, perché ciò che gli importa veramente è l’essere considerato dal mondo, cosa che gli ottiene gloria da parte del mondo.Dei veri valori non gli importa nulla se questi non gli procurano successo. Che fa allora? L’ipocrita guarda a quei valori che sono stimati nel suo tempo, e a questi si attacca, senza preoccuparsi di chiarire se sono valori veri o falsi: basta che gli diano successo, onori e soddisfazione personali delle quali vantarsi.Da ciò vediamo come l’ipocrisia sia legata alla doppiezza. L’ipocrita fa una doppia vita, per cui sul piano psicologico è una specie di schizofrenico. La sua condotta si pone su due piani o potremmo dire due registri, per la verità incompatibili fra loro. Ma l’ipocrita non si preoccupa delle contraddizioni, e giunge anzi a giustificarle, come avviene nella filosofia di Hegel.L’ipocrita infatti serve a due padroni: da una parte nell’intimo, egli serve solo a se stesso nella sua brama di autoaffermazione e autoglorificazione; dall’altra finge, nel comportamento esterno, davanti alle persone oneste, di servire Dio. Invece, quando incontra persone come lui o che vogliono imparare l’arte dell’ipocrisia, non teme di svelarsi nel suo intimo, ma non ha bisogno poi di tanta segretezza, poiché purtroppo larga parte della cultura moderna ammira gli ipocriti e cerca di imitarli.Un’ideologia che sembra fatta per fondare, insegnare e giustificare l’ipocrisia è l’idealismo panteista tedesco, soprattutto quello di Hegel, oggi purtroppo di moda anche in ambienti teologici, con la scusa del “rinnovamento” della teologia promosso dal Concilio Vaticano II. Infatti nell’idealismo l’essere è fatto coincidere con l’essere pensato. Da qui nella pratica la spasmodica preoccupazione dell’ipocrita di ciò che il mondo pensa di lui e il suo religioso adeguarsi alle opinioni e ai costumi del mondo, onde avere la sua approvazione e ricevere da lui guadagni materiali e morali.Invece, per quanto riguarda i richiami che può ricevere da uomini di Dio, di questi se ne infischia, anche perché costoro sono spesso disprezzati da quel mondo che egli adora e al quale egli tiene massimamente, identificando al limite Dio col mondo. Ricordiamo quanto religioso rispetto Hegel aveva per quello che egli chiamava lo “Spirito del mondo”, il quale viceversa è nettamente condannato da S.Paolo come spirito satanico. Per questo l’ipocrita non solo se ne infischia delle persone oneste che svelano la sua ipocrisia ma le odia cordialmente cercando di calunniarle e magari ritorcendo contro di loro le accuse che riceve.Ma ho parlato non solo di idealismo ma anche di panteismo e potrei parlare anche di ateismo. Infatti questa riduzione dell’essere al pensiero, che è principio fondamentale della gnoseologia idealista, è strettamente legata ad una concezione dell’io, che, come conseguenza estrema del cogito cartesiano , identifica se stesso con l’essere e col pensiero, in pratica identifica se stesso con Dio: da qui il panteismo e la smodata presunzione ed ambizione degli ipocriti.Guarire dall’ipocrisia non è facile, perché il peccato di ipocrisia è molto colpevole, in quanto suppone un freddo ed intelligente calcolo, il possesso di notevoli qualità personali che costituiscono una tentazione all’ambizione e alla presunzione. Inoltre questo peccato, proprio perché legato ad una lucida autocoscienza, comporta una forte volontà e tenacia, la quale aumenta la colpa.Tuttavia la misericordia di Dio è infinita, per cui bisogna sempre sperare e pregare per queste persone e fare attenzione anche a noi stessi, perché l’ipocrisia è un vizio molto seducente, perché sembra voler affermare la dignità della persona al servizio del prossimo, ed anche onorare Dio benchè tutto questa avvenga, nell’anima dell’ipocrita, non per un sincero amore di Dio, ma solo per affermare se stesso. Dunque il Signore ci scampi e liberi da questo pericoloso vizio e ci conceda di convertire all’umiltà e alla vera carità molti fratelli sedotti dall’ipocrisia.- padre Giovanni Cavalcoli - libertaepersona.org -