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MARIA IN TELEVISIONE: UN SUCCESSO STRARDINARIO


Straordinario successo per la fiction Maria di Nazaret, in onda su Rai1 in prima serata domenica 1 e lunedì 2 aprile. La produzione ha ottenuto un grande successo di pubblico, facendo registrare nella prima puntata il 22,25% di share con un ascolto pari a circa 7.163.000 spettatori e nella seconda un incremento fino al 29,5% di share e a un ascolto record di 8.369.000 spettatori. Considerando che sulle altre reti non mancava una concorrenza agguerrita, a partire da Scherzi a parte su Canale 5, il risultato è degno di nota.Intanto, dal punto di vista della realizzazione, se è vero - come è vero - che la miniserie è stata co-prodotta da Rai Fiction Lux Vide, BetaFilm, Tellux, Bayerischer Rundfunk e Telecinco Cinema. E poi evidentemente, dal punto di vista del pubblico, che ha mostrato apprezzamento o, quanto meno, curiosità nei confronti di una sceneggiatura e di una regia (curata da Giacomo Campiotti) che hanno scelto una chiave tanto inedita quanto fantasiosa come filo rosso della narrazione: il legame fra Maria e Maddalena, nato da un’amicizia che è stata fatta risalire a quando erano ancora adolescenti, in realtà non documentata nei Vangeli.Il risultato è una produzione più somigliante a un teleromanzo che a una docu-fiction, segnata da una “licenza poetica “ che in molti passaggi è arrivata perfino a modificare parole o frasi “celebri” pronunciate da Maria, da Gesù o da altri protagonisti del racconto evangelico e della nostra fede.  E probabilmente proprio questa “umanità” restituita ai protagonisti con connotazioni fin troppo nazionalpopolari ha finito per favorire una sorta di immedesimazione da parte del folto pubblico.Sui contenuti e sulle forme che sceneggiatori e produttori di questa fiction hanno scelto si possono avanzare sia apprezzamenti che, rispetto alle scelte di maggiore o minore fedeltà ai racconti evangelici e alla caratterizzazione di personaggi e situazioni non sempre coerenti.Ma non è la recensione che in questa sede interessa, quanto l’interesse al personaggio della protagonista, intorno a cui verte in buona parte anche il Viaggio a… (Rete 4, mercoledì ore 21.10) condotto da Paolo Brosio. Il programma ha preso le mosse proprio dall’incontro del giornalista con l’esperienza delle apparizioni a Medjugorje e dalla sua conseguente conversione alla Madonna. Al fenomeno di Medjugorje Brosio dedica uno spazio in ogni puntata, che poi si arricchisce di storie di persone che hanno vissuto esperienze straordinarie al confine tra fede e ragione.Si va dai miracoli propriamente detti alle testimonianze di chi nella vita ha dovuto affrontare grandi prove e situazioni molto difficili, riuscendo a uscirne grazie a una straordinaria fiducia nel Signore e a una speranza mai persa. Anche in questo caso, l’umanità dei protagonisti è un punto di forza, pur lasciando molti spazi aperti al mistero della fede e al soprannaturale. E anche in questo caso il pubblico mostra di apprezzare tanto le biografie dei personaggi quanto le modalità del racconto.Questi casi sono altrettanti esempi di spazi televisivi dedicati a una figura centrale nella fede cristiana e, in generale, a temi religiosi e spirituali. Dei quali, evidentemente, il popolo dei telespettatori italiani ha un grande bisogno. Al di là di quelli che possono essere i limiti della traduzione televisiva, le biografie di personaggi come Maria colpiscono l’emozione del pubblico a prescindere dalla forma del racconto, anche quando le regole del marketing finiscono per imporre pesanti riadattamenti o profonde revisioni dei dati storici.Nel giudizio bisogna tener conto anche del tipo di pubblico che abitualmente guarda la tv, spesso affascinato più da un registro divulgativo che dalla scelta di forme espressive elaborate. Se la semplificazione non è eccessiva e la fiction o il programma di turno non tradiscono la vera identità dei personaggi rappresentati, si tratta di produzioni che in ogni caso al pubblico fanno più bene che male. Possono sortire effetti positivi anche dal punto di vista educativo: in fondo, trasmettono valori forti come la capacità di affidarsi completamente a Dio, il senso religioso della vita, la forza della preghiera, la perseveranza nei momenti di incertezza o di difficoltà.L’efficacia di simili proposte dipende anche dalla sensibilità del pubblico, spesso costituito da persone che hanno una fede debole o lacunosa e, proprio per questo, sono ben disposte a confrontarsi direttamente con le figure dei Vangeli. In questo senso il mezzo televisivo ha grandi potenzialità, se utilizzato in modo adeguato.- Marco Deriu - labussolaquotidiana.it -