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"LA PROVA CHE DIO NON ESISTE..."


“…Andando avanti, senza sapere cosa si pensare, vide per terra certe strisce bianche e soffici, come di neve; ma neve non poteva essere; che non viene a strisce, né, per il solito, in quella stagione. Si chinò sur una di quelle, guardò, toccò, e trovò ch’era farina. – Grande abbondanza, – disse tra sé, – ci dev’essere in Milano, se straziano in questa maniera la grazia di Dio…”. (Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XI)“La prova che Dio non esiste è che questi qua non si pentono mai e sono ciechi”. Dirò dopo chi sono “questi qua”. Più interessante, ora, spiegare ai lettori che, virgolettate, non sono le parole di un filosofo ateo, ma di un… sacerdote. Ebbene sì. Lo stesso che domenica 22 aprile, all’entrata della chiesa di cui è parroco, in uno dei quartieri del centro storico di Genova, ha fatto trovare ai fedeli dei fogli in cui spiegava le ragioni per le quali alle amministrative si doveva votare il candidato del centrosinistra Marco Doria.Il “solito” don Paolo Farinella, considerato il prete intellettuale della città, ma che deve proprio avere la crapa dura (e/o dei superiori teneri) se non ha ancora capito (o non sono riusciti a fargli capire) che la celebrazione eucaristica non è un comizio, che la chiesa è la Casa del Signore e non una piazza, che l’altare non è “alto” perché è un palcoscenico, e che il microfono non è lì per amplificare la sua opinione, ma per proclamare la Parola di Dio, Uno e Trino.Può, un prete, in un articolo del 10 maggio, scrivere “la prova che Dio non esiste è… eccetera”?Ce l’aveva con il Pd e con i Pd, ai quali il mite e umile di cuore (?) don Paolo dice “mi dovrebbero ringraziare e fare un monumento e forse eleggermi a furore di popolo ‘padre spirituale del partito’: li avrei sferzati ancora di più e li avrei chiusi in un convento a pane e acqua (in convento quelli del Pd? Idee poche e anche confuse… ndr) e li avrei fustigati nudi come vermi”.Magari è una battuta, la sua frase: “la prova che Dio non esiste…”. Se è una battuta, a lui farà ridere, a noi francamente no.Del resto cosa aspettarsi da uno (prete!) che il 21 aprile dello scorso anno così aveva titolato un suo articolo: “Primo maggio: il Vaticano sequestra la festa dei lavoratori nel nome di Giovani Paolo II”. Ecco l’incipit di quel pezzo: “Il primo maggio, universalmente giorno dedicato ai lavoratori, in Italia è stato requisito dalla gerarchia cattolica, segnatamente dal Vaticano che ha deciso di beatificare Giovanni Paolo II, il papa polacco, in questo giorno, con una volontà di prevaricazione ostentata e con l’intenzione di oscurare con una massa religiosa il primo maggio laico”.Cosa aspettarsi da uno (prete!) che in quell’intervento aveva sostenuto: “Il papa polacco come uomo fu dirompente, carismatico, carnale e sanguigno: fu uomo vero che si tuffava in mezzo all’umanità e vi restava. Ciò detto e riconosciuto, come papa fu il peggior papa del secolo scorso”, e così aveva concluso: “Noi celebreremo come possiamo il primo maggio con un concerto dedicato ad un lavoratore della musica, il M°. Emilio Traverso nel IV anniversario della sua morte e con lui pensiamo a tutti i lavoratori del mondo che cooperano alla grandezza del mondo”.Tutti sanno bene cos’è poi accaduto davvero a Roma, il primo maggio dello scorso anno, alla faccia di don Farinella che una decina di giorni prima così aveva scritto: “Si dice che dopo la prima ubriacatura, oggi a pochi giorni dalla saga papale, si teme un flop che fa paura agli organizzatori che spendono per questa dimostrazione di forza debole una enorme quantità di denaro che poteva essere usato per i migranti o per altri scopi nobili sociali”.Chiacchiere farneticanti, puntualmente smentite dai fatti, perché, come sempre, l’albero si riconosce dai frutti: straordinari quelli che abbiamo toccato con mano durante il pontificato di Giovanni Paolo II, commuoventi quelli che si sono visti il primo maggio 2011 a Roma, durante la sua beatificazione, avvenuta mentre, rodendosi il fegato e contorcendosi le budella, don Farinella celebrava “come poteva” il suo personalissimo primo maggio laicamente alternativo in onore del “lavoratore della musica” che coopera – lui sì, il beato Giovanni Paolo II no – alla grandezza del mondo.Meno male che il popolo dei fedeli sa distinguere l’erba buona dalla zizzania e lo capisce al volo che un prete che scrive “la prova che Dio non esiste…” si farà chiamare anche “don” ma non può spacciarsi per testimone di Uno in cui non crede lui per primo.Aveva proprio ragione l’umile Renzo manzoniano: né intellettuale, né biblista. E però saggio. Farin(ell)a a terra e non dove dev’essere, a fare quel che deve fare? Grazia di Dio… sprecata.- Saro Luisella - CulturaCattolica.it -