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"CHIRURGIA ESTETICA? CONSIDERARSI PADRONI ULTIMI DEL PROPRIO CORPO PORTA A INFINITI PROBLEMI


Il Parlamento inglese ha proposto una legge che impone visite psichiatriche a chi si sottopone alla chirurgia estetica. Lo psicoterapeuta Claudio Risè: «Giusto, è un problema che colpisce più l’anima che il corpo»Prima di farsi operare dal chirurgo estetico, sarà obbligatorio sottoporsi a una visita psichiatrica. È quello che accadrà se passerà la nuova proposta di legge del Parlamento inglese. Londra vuole rispondere così alla pubblicazione di un rapporto dell’All Party Parliamentary Group (Appg), intitolato “Reflections on Body Image” e uscito il 30 maggio scorso, che denuncia la crescente difficoltà del popolo inglese a rapportarsi con il proprio corpo. Secondo il rapporto gli inglesi si trovano immersi in una crisi dell’immagine corporea tale che rischia di degenerare in una vera e propria malattia mentale. La proposta ha dunque l’obiettivo di verificare l’idoneità psichica delle persone. Le opinioni all’interno dello stesso Parlamento sono discordanti ma la dismorfofobia, termine tecnico che indica la fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto esteriore, è diventata davvero un problema serio nella società inglese, che ha registrato nel 2012 un notevole aumento delle richieste di operazioni chirurgiche. La presidentessa dell’Appg conferma: «L’insoddisfazione nei confronti della propria immagine corporea ha raggiunto picchi mai visti e l’ossessione a conformarsi a un ideale di corpo inesistente e malato sta devastando l’autostima e l’accettazione di molte persone».«La mossa proposta dal Parlamento mi pare molto intelligente e poco convenzionale nei confronti dell’industria dell’immagine che è motore di uno degli aspetti peggiori della nostra epoca» dichiara a tempi.it Claudio Risè, scrittore e psicoterapeuta. «Molto spesso gli interventi di chirurgia estetica sono dettati da problemi di distorsione della propria figura. Dare sfogo a questo impulso di cambiamento significa aggravare la patologia, sia per lo stress che il corpo ferito subisce sia per l’inutilità dell’intervento». La causa principale di una percezione negativa del proprio corpo, a detta della stragrande maggioranza degli psicologi, deriva da problemi di natura familiare o relazionali sorti nell’ambiente scolastico o di lavoro. E può colpire tutti, a prescindere da status, età, etnia e sesso.Una delle cause di questo “estetismo compulsivo”, anche se non l’unica, è il cosiddetto bombardamento mediatico. La British Association of Aesthetic Plastic Surgeons (Baaps) ha per questo proposto di scrivere nuove regole per limitare le campagne pubblicitarie a favore delle operazioni chirurgiche, reclamando un loro totale divieto nei luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto. «La persona insegue un’immagine che non ha nulla a che vedere con la propria immagine reale oggettiva – continua Risè – L’errore di considerarsi come padroni ultimi del proprio corpo porta a infiniti problemi correlati che colpiscono più l’anima che il corpo».Uno dei maggiori danni causati dalla fabbrica della bellezza ideale, che non si limita più a offrire ciò che l’uomo desidera ma impone all’uomo quello che deve desiderare, è spingere la persona a credere che il corpo, ridotto a un mero involucro di carne, non solo è slegato ma perfino ostile a quello che si vorrebbe essere. Il travaglio dell’accettazione della propria immagine corporea tipico dell’età adolescenziale, conclude Risè, si protrae così nel tempo in maniera tormentata e spasmodica, provocando insoddisfazione e fomentando «una ricerca inarrestabile di modifiche che causa dipendenza dagli interventi di chirurgia plastica. Così si ostentano corpi perfettamente ricostruiti ma totalmente devastati».Sara Caspani - Tempi.it -