ASCOLTA TUA MADRE

UN CUORE DI MADRE


«Sei ancora quello della pietra e della fionda, / uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, / con le ali maligne, le meridiane di morte, / - t’ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche, / alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, / con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, / senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, / come sempre, come uccisero i padri, come uccisero / gli animali che ti videro per la prima volta. / E questo sangue odora come nel giorno / quando il fratello disse all’altro fratello: / - Andiamo ai campi. - E quell’eco fredda, tenace, / è giunta fino a te, dentro la tua giornata. / Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue / salite dalla terra, dimenticate i padri: / le loro tombe affondano nella cenere, / gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore».(S. Quasimodo, Uomo del mio tempo)Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. T’ho visto. E questo sangue odora come il giorno in cui il fratello uccise il fratello.E’ sangue innocente, bambino. Questo odore dolciastro sarà, nelle narici, per sempre memoria di te: il mio bambino bello che doveva nascere e invece è stato ammazzato.Sei dentro i miei occhi, dentro il mio cuore, corpicino amato da subito, atteso da sempre.Piccolo mio, perché non mi guardi? Chi ha spento i tuoi occhi per sempre? Come ha potuto?…Cantavo piano e lo so che mi sentivi. Cantava la nonna a me e io l’avrei insegnata a te quella ninna nanna. Bimbo mio, perché?Perché non ti hanno lasciato dov’eri? Saresti cresciuto ancora un po’: quel che serve perché, quando si viene al mondo, si possano sentire i profumi nell’aria, e attaccarsi al seno, e sorridere. Mangiare, dormire, essere cullati, abbracciati, accompagnati a vedere, a incontrare il Destino. Perché?Dimmi: 40 mila yuan vale la vita di un bambino, questa vita tua rubata? Questo sei, mio amato: 40 mila yuan?Ora ti hanno messo qui. Morto.«Rifiuto» per loro che non ti volevano. «Il preferito» per me, Feng, che sono tua madre, e un dono del Cielo per Deng, tuo padre. Era al lavoro quando sono venuti a prenderci, a portarci qui. Non sapeva. E’ tornato. A casa non c’era nessuno.Sei qui accanto e non riesco nemmeno a toccarti, bimbo mio, carne della mia carne…Lo vedi? (So che mi vedi. Ovunque tu sia ora – non questo corpo, non questa carne, «tu» – lo so che mi vedi…)… Lo vedi? Sono una bambina più bambina di te, ora. Sventrata, svuotata, senza forze, senza vita. Raggomitolata vorrei tornare nel ventre di mia madre, godere di quella pace perduta. Perduta per me. Perduta per te, con te.Ti guardo e non piango. Aspetto un respiro. Aspetto il tuo pianto di vita. Aspetto. Ma hanno deciso che non c’è «tempo», per te. «Non servi».Però si sbagliano se credono che il colpo di forbice che ci ha separati riesca a tagliare il legame tra un figlio – vivo, morto – e la donna che l’ha custodito in grembo (un mese, due, sette mesi non fa differenza). Si sbagliano.Ma che me ne faccio delle loro scuse ora. Che te ne fai, bimbo mio, delle loro scuse ora?«Scusate, ci siamo sbagliati. E’ stato un errore. Non facciamo abortire dopo il sesto mese». Che ce ne facciamo di queste chiacchiere, bimbo mio dal primo giorno, dal primo minuto, da quando nemmeno sapevo esistessi… Cosa cambia per noi un mese prima, tre mesi prima? Tu sei… tu. Da sempre «tu». Qui, in un letto dell’ospedale di Ankang. Morto accanto a me, Feng, che sono morta anche se morta non sono.Che differenza fa se ti avessero ucciso «prima»? Ieri, o un mese fa non cambia: ti han tolto l’unica possibilità di vivere giorni tuoi: ascoltare, vedere, toccare, assaggiare, odorare, imparare la vita…E che differenza fa, se a me e a tuo padre han dato il permesso di avere un altro bambino? Un altro bambino non sei tu! (E perché devono «dare il permesso» perché nasca un bambino?…)Potremo amarlo, certo, e lo ameremo, un altro figlio. Ma chi ci restituirà te: questi occhi tuoi che non apri, la voce che mai sentiremo? Ti guardo e penso. Cosa avrebbero potuto fare le tue mani, piccolo mio dolcissimo? Dove ti avrebbero portato questi tuoi piedi minuscoli, una volta cresciuti, nella vita che non hai?No, non chiedere «scusa». Non è fatica, per una madre, accogliere nel grembo un figlio, fargli spazio nel corpo, prima, e poi nella vita. E non pensare che sarebbe stato meglio se io e tuo padre quella volta non ci fossimo amati. Amati «per te». «Quello» era bene, piccolo mio. E’ «questo» che non deve accadere: che qualcuno si senta padrone di una vita non sua, che si senta padrone della Vita. Che tiranni mortiferi uccidano, impuniti, altri esseri umani, in un olocausto che non ha fine.«Questo» non deve accadere: che in un fiume sempre più rosso di sangue ogni secondo nel mondo venga cancellata una vita. O che altre Feng siano costrette a vegliare il loro figlio ucciso.Ti guardo e piango, ora, bimbo mio. Sei nudo e sanguinante.Nuda come te si sente la tua mamma. E sanguinante. Violata nel corpo, nel cuore, nella mente. Violata la casa, la famiglia. Violato, per sempre, il futuro.Ti guardo e sogno la tua innocenza che non conosce odio. L’avevamo. Com’è possibile che sia andata smarrita? Chi ce l’ha rubata?La tua e la mia nudità, il silenzio tuo di bambino a cui hanno tolto la vita e quello mio, di donna per sempre ferita nell’anima, siano grido al Cielo, perché un Cielo c’è! C’è Chi su questo letto di sangue e su di noi oggi si china per abbracciare questo dolore infinito, il niente che siamo, la nostra solitudine immensa, questo presente a cui non sappiamo trovare ragioni.La tua e la mia nudità siano grido agli uomini, perché uccelli neri non coprano più il loro cuore.Perché ritrovino l’amore. Perché ritrovino… Dio…Saro Luisella - culturacattolica.it -