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DALMA RUSHDI MALHAS NON ANDRA' ALLE OLIMPIADI PERCHE' UNA DONNA SAUDITA NON HA ALCUN DIRITTO


È stato accolto con cinismo piuttosto che con festeggiamenti il provvedimento che permetterebbe alle donne saudite, per la prima volta nella storia, di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012.«Il regno attende una ricca partecipazione», conferma una dichiarazione del governo saudita di qualche giorno fa, peccato che la “ricca partecipazione” comprenda un’unica donna, Dalma Rushdi Malhas, campionessa di equitazione che vinse il bronzo alle Olimpiadi Giovanili nel 2010. La ragazza, appena ventenne, nata in Ohio negli Stati uniti, sarebbe stata perfettamente in grado di qualificarsi per i Giochi del mese prossimo, ma, a causa di un infortunio del cavallo, ha dovuto rinunciare all’impresa.«È solo una manovra politica, che è stata messa in atto per evitare che l’Arabia Saudita fosse espulsa dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per discriminazione di sesso», scrive Barry Petchesky nel Deadspin Sport Site, accreditando la convinzione internazionale che il capovolgimento improvviso di Riyad sia stato avviato per tenere buona il Cio, illudendo un qualche sviluppo nella questione, ma di fatto non cambiando in alcun modo la penosa condizione di abuso e oppressione delle donne saudite.Non più tardi dell’aprile scorso, infatti, il presidente del Comitato Olimpico Nazionale d’Arabia, il principe Nawaf bin Faisal, aveva deciso di non promuovere alcuna partecipazione femminile ai Giochi Olimpici. Poi, in seguito alla minaccia di espulsione cha aveva colpito il Sud Africa nel 1964, reo di aver presentato una squadra olimpionica rigorosamente composta da atleti bianchi, anche l’Arabia si è mossa per evitare la stessa pena.La partecipazione femminile negli sport in Arabia Saudita è sempre stata puramente teorica. Non c’è ginnastica promossa dallo stato per le ragazze nelle scuole e i pochi club sportivi presenti sul territorio sono spesso spogliati della loro licenza ad operare dalle menti conservatrici religiose che sorvegliano l’andamento sportivo nel paese. «Le donne dovrebbero stare in casa. Non c’è alcuna necessità che gareggino in attività sportive, anzi gli sforzi richiesti dallo sport provocano danni alla salute delle giovani vergini». La visione del Gran Muftì Abd al-Aziz al-Shaikh, simile a quella dei molti conservatori della società arabica, ribadisce come in un paese in cui le donne non possono guidare né tantomeno votare, anche la pratica sportiva deve occupare una posizione molto bassa nella lista delle priorità. ECCO L'OPINIONE SULLA VICENDA DI SOUAD SBAI, GIORNALISTA ITALIANA DI ORIGINE MAROCCHINAÈ stato tutto progettato e voluto. Sarebbe assurdo che l’Arabia Saudita permettesse alle donne di partecipare alle Olimpiadi quando non gli è concesso nemmeno di uscire di casa senza un tutor. La condizione della donna saudita, come quella afghana o iraniana, è di una creatura senza alcun diritto. Serva di dei minori che non ha deciso di servire, non le è concesso di testimoniare, non può pitturarsi le unghie (pena la mozzatura delle mani), non può nemmeno prendere un taxi per andare in ospedale. Una delle poche donne che si è ribellata alla sua condizione, durante le doglie del parto, è uscita di casa da sola per chiedere di essere portata in ospedale ed è morta perché nessuno le ha voluto dare ascolto.Si parla tanto oggi di “democrazia” in Libia, ma bisogna ricordare che le donne libiche hanno tutto un altro statuto di libertà rispetto a quelle di altri stati. Vergognoso è il silenzio della comunità internazionale. Le Nazioni Unite dovrebbero farsi sentire, ma il petrolio vale più di una vita umana.Non mi sorprende che il Cio non abbia eseguito la squalifica prevista, perché nessuno difende le donne se rischia di perdere il proprio potere. Ancor più assurdo è che lascino che l’Arabia Saudita partecipi al G20 quando è il primo paese che non rispetta i diritti umani. Che mondo andrà a crearsi se le decisioni fondamentali sono prese da uomini che ripudiano e picchiano le proprie donne secondo il loro umore?Non ci sono stati veri cambiamenti in questi ultimi anni, la situazione continua a peggiorare. In Arabia, in Afghanistan e in Iran, non c’è più respiro. Quando è stato l’ultimo articolo scritto sulle donne afgane? Nessuno ne scrive perché loro non fanno notizia, perché continuano il loro supplizio senza fiatare. L’unica vera rinascita la conquistano quelle ragazze che hanno la possibilità di fuggire dal paese all’esterno, che possono finalmente lavorare senza essere schiave, smettere di nascondersi dietro ad un velo che le separa dal resto del mondo.Non è stata la vittoria delle donne, era il minimo indispensabile per soddisfare una commissione inefficace come il Cio, era la conquista della giovane atleta Dalma Rushdi Malhas che ha avuto la fortuna di nascere negli Stati Uniti e di crescere in Europa, lontano dalle costrizioni domestiche di un paese che anche nella partecipazione alle Olimpiadi vede un affare di soli uomini, come sempre.- Sara Caspani - Tempi.it -