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COPPIE GAY E POVERE DONNE CONDANNATE AD AFFITTARE L'UTERO


La Francia si è dichiarata pronta alle nozze gay. Insieme, all’adozione di figli a genitori dello stesso sesso. Continua la guerra della cultura nichilista contro i bambini, contro i più deboli. Ma i deboli coinvolti in questa follia, sono anche altri. Per esempio le donne povere che sempre di più fungono da serbatoi per i figli di coppie di uomini gay. Sì perché due uomini per la legge francese possono pure avere un figlio; ma per Dio e per la natura no. Devono quindi andare a comperarsi degli ovuli: spesso estratti a donne povere, che li vendono, pur di guadagnare. Nonostante ciò possa comportare per loro una serie incredibili di dolori e mali fisici (sterilità, emorragie, tumori, talora morte).Agli uomini mancano, oltre agli ovuli, gli uteri. La cosa può stupire Hollande, i radicali, e tanti altri, ma è così. Come fare? Lo racconta il giornale online BioEdge, ripreso dal Foglio di oggi: basta andare nei paesi più poveri, o in India (dove le donne godono da sempre, causa la visione induista, di scarsissima considerazione), ad affittare l’ utero di qualche disperata per pochissimi soldi.Con l’aumento delle nozze gay, dunque, aumentano i bambini nati nell’utero di povere donne sfruttate da cliniche perverse. Queste donne, povere, vedove, disperate, affittano il proprio utero anche più volte nella vita; godono di pochissimi diritti (firmano una liberatoria che solleva la clinica da qualsiasi responsabilità in caso di problemi); subiscono, spesso, il cesareo…Li chiamano diritti civili, ma sono solo le mostruosità di un mondo sempre più anticristiano.Per ripassare:Banche del seme e uteri in affitto: sino a ieri ogni uomo è stato figlio di un rapporto, spirituale e fisico tra due persone di sesso diverso, tra due gameti diversi, uniti anch’essi in “matrimonio” (singamia). Oggi in alcuni paesi del mondo in troppi si accalcano vicino alla culla di un eventuale bambino nato da Fiv: i medici, le agenzie che procurano gli uteri a pagamento, le gestanti che affittano, i donatori-venditori di seme o di ovuli, i “banchieri” che li conservano e ne garantiscono la funzionalità, lo psicologo che assiste la coppia nel suo faticoso cammino, l’euro, divenuto improvvisamente grande protagonista…Tutti dicono e mettono il loro contributo, anche lo Stato ed i tribunali, per vietare o permettere, stabilire riconoscimenti o disconoscimenti… La nascita è diventata una “complicanza”. Prendiamo l’esempio dell’utero in affitto. Il giornalista Fabrizio Del Noce racconta che nel 1995 in Usa un utero in affitto veniva a costare circa 41.000 dollari: 16.000 all’agenzia, 10.000 alla prestatrice d’utero, 15.000 per le spese mediche e l’assistenza legale. Perché l’assistenza legale? Perché l’utero in affitto porta con sé dei gravi problemi. Succede, ad esempio, che la gestante si affezioni al bambino portato in grembo, e che alla fine decida di non riconsegnarlo; o che faccia pesare la sua presenza anche dopo il parto, ritagliandosi a forza uno spazio nell’affetto del bimbo e nella famiglia. Oppure approfitta per alzare il prezzo, man mano che l’ora del parto si avvicina. Si hanno anche casi di gestanti che decidono in corso d’opera che non ne vale la pena, e abortiscono; che sono malate di aids, e lo “passano” al nascituro; che gestiscono la gravidanza senza alcuna precauzione, danneggiando il futuro neonato. Succede, ancora, che la coppia committente, nell’arco dei nove mesi, si separa, e nessuno allora vuole più il bambino; o che alla fine del parto nessuno riconosce il neonato come suo…In Italia vi è un caso divenuto celebre: quello di un ricco pasticcere di Seregno, che affitta l’utero di una donna algerina. Costei ne approfitta e alza di continuo il prezzo: chiede 40 milioni, poi una paninoteca in gestione, poi una macchina sportiva. Alla fine il povero pasticcere si secca e la allontana. Ma la moglie, disperata per tutta questa vicenda, si spara in testa: non muore, ma rimane cieca. Quando il bambino nasce, nessuno sa cosa fare. I tribunali prima la danno alla gestante algerina, poi riconoscono come padre il pasticcere e permettono a sua moglie di adottare il bambino, se la gestante è d’accordo. (vedi Francesco Agnoli, “Voglio una vita manipolata”, Ares).Francesco Agnoli -  libertaepersona.org -