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UOMINI E/ O NO: IL MONDO PER L'UOMO


«Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». (Genesi 1,27)Non è questo il mondo che vogliamo. Un mondo in cui, in un giorno di maggio, Antonio Simone così scrive dal carcere: «Oggi vorrei fare un appello a un notaio intelligente, finemente fantasioso. Qui 1.600 persone vorrebbero firmare un atto semplice semplice: dimettersi. Dimettersi dalla infame condizione di esseri umani capitati qui per vari motivi. Noi tutti 1.600 vorremmo dimetterci da questa strana situazione in cui non siamo trattati da uomini (e non per colpa dei secondini) anche se uomini continuiamo a essere. Cosa dovremmo fare per poter vivere dignitosamente? Basterebbe dimetterci da uomini e autonominarci “porci”. In fondo è l’idea che i più hanno di chi sta dietro le sbarre. E cosa ci guadagneremmo? Ci guadagneremmo che, secondo le direttive dell’Europa dei burocrati, un singolo porco ha diritto a 7 metri quadrati per vivere (e noi, qui, in 7 metri quadrati, siamo in sei) Per questo vogliamo diventare porci. Così potremo far intervenire la Asl di Milano e far chiudere San Vittore, un carcere adeguato a contenere uomini, ma inadeguato a ospitare “maiali”.Un mondo in cui sui social network si leggono, a centinaia, frasi come la seguente: «I cani da vivisezionare andate a prenderli in Parlamento!» (Tra gli slogan che paragonano uomini e animali, garantisco che, questo, è uno dei più soft).Un mondo in cui ci vogliono convincere che fare l’amore è roba d’altri tempi e che è molto più eccitante fare sesso; ma che è monotono farlo sempre con la stessa persona (specie se è tuo marito e tu sei sua moglie) e così, per provare nuove emozioni, la mentalità dominante ti strizza l’occhiolino e ti suggerisce di cercare la gayezza che c’è in te (?) o esperienze alternative e multiple. Stanchi poi del “tutto” sperimentato in ogni modo tra esseri umani da sobri, da brilli, da drogati, cosa vieta di cimentarsi in performance con gli animali? E’ morta così, in Irlanda, una donna di 43 anni; ne ha dato notizia il The Journal. Aveva incontrato in chat Sean McDonnel e, dopo essere stata con lui ed avergli confidato le ultime fantasie, quando la fantasia è diventata realtà è deceduta a seguito di uno shock anafilattico per allergia allo sperma del cane con cui aveva avuto un rapporto.Un mondo in cui non scandalizzano quasi più nessuno le teorie del bioeticista e animalista Peter Singer, secondo cui l’uccisione di un embrione, o di un feto, o di un neonato umano è meno grave dell’uccisione di un maiale adulto o di una scimmia, e, nel saggio Scritti su una nuova etica, così si esprime: «Forse una gallina non ha il senso dell’esistenza e del tempo: penso che sia la ragione per cui è peggio, di norma, uccidere un essere umano invece di una gallina. Ma i bambini appena nati non hanno il senso dell’esistenza e del tempo. Così uccidere un bambino appena nato (poco importa se disabile o meno) non equivale mai ad uccidere una persona, vale a dire un essere che vuole continuare a vivere». Chi ha stomaco per leggere le ultime teorie e pratiche borderline di bioetica, o le tesi a sostegno della “morte dignitosa” non faticherà a comprendere come Singer, da un pezzo, non sia più fantascienza.Un mondo in cui secondo l’oncologo Umberto Veronesi, poiché le scimmie hanno un patrimonio genetico al 99% uguale al nostro, se la sperimentazione di embrioni di scimpanzé è lecita, dev’esserlo anche quella sugli embrioni umani. Senza se e senza ma.(Stupisce, in verità, che l’“uomo di scienza” Veronesi non arrivi a comprendere che proprio questo dato scientifico conferma che la diversità tra gli esseri umani e le scimmie è data da altro e non dai geni o da un “uno per cento di materia”, a meno che, proprio in quell’“uno per cento” non si celino Dante, Michelangelo, Beethowen…, cosa quantomeno improbabile. Stupisce, ma così è).«Del resto – ha scritto Francesco Agnoli in un interessante saggio dal titolo Perché non possiamo essere atei – condividiamo il 50% del dna con la banana, abbiamo lo stesso numero di geni di una gallina, e poco più di quelli del caernor habitus elegans, un minuscolo verme di 1 mm di lunghezza, che ne conta 19.000, l’80 % dei quali in comune con l’uomo! Siamo per questo banane Del Monte geneticamente modificate o vermi nani trasformati in uomini-vermi-giganti?»Non serve certo essere scienziati o premi Nobel per dire che, certissimamente, la risposta – sotto gli occhi di tutti – è no.E allora, è questo il mondo che vogliamo? Un mondo in cui, in tanti (troppi!) studiosi, prevale il laicista e/o l’ateologo che è in loro, a scapito dello scienziato disponibile ad accogliere l’evidenza dei dati che via via gli si palesano?Certo, ci sono dei comportamenti animali, dettati dall’istinto, che ci portano a dire che, da loro, noi “umani spesso dis-umani” avremmo molto da imparare. Penso al bellissimo film-documentario La marcia dei pinguini, per fare un esempio. Ma, per i pinguini di cui sopra, di istinto si tratta. L’uomo invece può scegliere, può andare contro tutte le tendenze genetiche e istintive che caratterizzano la sua componente animale: può liberamente sacrificarsi (pensate a padre Massimiliano Kolbe!), può dire no alle proprie pulsioni animali, controllandole con la volontà, grazie all’uso della ragione e alla luce dei valori in cui crede. L’uomo può reprimere la vendetta, può perdonare. Ha vizi e virtù. E’, insieme, il bene e il male. Vaglia e decide.Ancora Agnoli: «Ulisse contro Circe, contro le sirene, contro i lotofagi, significa l’uomo che dice “io”, che afferma, con libertà e coscienza, “voglio”, “credo”, “amo”, “scelgo”…, che sottopone i sensi alla ragione, la natura inferiore alla natura superiore, costruendo così se stesso, tenendo desta quella grandezza che è in lui, e che mille minacce e ostacoli tendono a scolorire e a far dimenticare… L’uomo moderno deve decidere se cedere a Circe, ed essere trasformato in un porco che tiene sempre basso lo sguardo, verso le ghiande, giustificando ciò in nome di una negazione teorica della sua vera essenza, o se stare con l’Ulisse dei greci e quello di Dante, che ricorda ai suoi compagni “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”!». Questo è il mondo che vogliamo e che, insieme, abbiamo il compito di ri-costruire: un mondo in cui sia ripristinata la gerarchia. Un mondo non di bestie o di esseri umani considerati inferiori alle bestie, ma un mondo in cui nessuno dimentichi più il valore, infinito, della persona. Un mondo dell’uomo e per l’uomo.Saro Luisella - CulturaCattolica.it