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L'OSSERVATORE ROMANO CONTRO I GATES E LA MALIZIA DELLA NESTLE' VERSO LE DONNE AFRICANE


L’«Osservatore Romano» dice basta agli «stereotipi» sulla Chiesa retrograda in materia di controllo delle nascite e attacca i coniugi Bill e Melinda Gates con un editoriale in prima pagina intitolato «I rischi della filantropia». Il commento, a firma di Giulia Galeotti, definisce «un po’ fuori tiro e obnubilata» dalla «cattiva informazione» la moglie del fondatore di Microsoft, che alla «Cnn» ha appena annunciato di voler spendere nei prossimi otto mesi 450 milioni di euro «per ricercare nuove tecniche di controllo delle nascite, migliorare l’informazione sulla contraccezione e rendere disponibili servizi e strumenti nei Paesi più poveri». Melinda Gates ha «confidato» all’emittente «il suo travaglio come credente», consapevole che la sua iniziativa rappresenti una sfida alla gerarchia ecclesiastica.Il giornale del Papa vuole contrastare l’idea di una Chiesa cattolica «contraria al preservativo», che «lascia morire donne e bambini per misogina intransigenza», lettura definita «infondata e dozzinale». Ricorda invece che la Chiesa «è favorevole alla regolamentazione naturale della fertilità, a quei metodi cioè fondati sull’ascolto delle indicazioni e dei messaggi forniti dal corpo», vale a dire al metodo Billings, «considerato sicuro al 98 per cento». «L’Osservatore» fa notare come questo metodo «agli occhi di una certa parte del mondo» abbia «un duplice inconveniente», perché «è gestibile in autonomia e consapevolezza dalle donne stesse, anche da quelleanalfabete». E poi perché «il suo peccato originale e imperdonabile sta nell’essere un rimedio completamente gratuito». Aspetto che «lo rende fortemente inviso alle industrie farmaceutiche, che con la contraccezione chimica ottengono invece guadagni enormi. Come del resto avverrà grazie alla filantropia della signora Gates».Ma il giornale della Santa Sede riserva un finale al curaro anche alla Nestlè. «La multinazionale ha fornito in modo furbesco e scorretto alle donne africane - conclude l’articolo – latte in polvere per i loro neonati, mediante confezioni omaggio che durano il tempo necessario per far andare via alla neo mamma il latte naturale. A quel punto, la madre è obbligata all’acquisto: attraverso campagne pubblicitarie che presentano l’allattamento al seno come barbaro e quello artificiale come moderno e civile; grazie anche a pressioni psicologiche di vario tipo a opera di fantomatici medici e infermieri. Creando così un bisogno, in nome della beneficenza e in vista del guadagno».-da Sacri palazzi di  andreatornielli -