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DALLE COPPIE AI POLIAMORE DI FATTO


Si danno un tono da rivoluzionari e per questo piacciono alla stampa che piace. Hanno ideologi, siti e lobby di riferimento. Sono i fan delle unioni a geometria variabile. E sfrutteranno le vittorie degli attivisti gay per reclamare i loro “diritti”.Magistrale la stoccata con cui il Servizio per la famiglia dell’arcidiocesi  di Milano ha infilzato il Registro delle unioni civili che il sindaco Pisapia e  la sua maggioranza stavano per regalare a Milano: la proposta di delibera, ha  spiegato il responsabile Alfonso Colzani, parlava di unioni fra persone e non di coppie, quindi apriva la porta al riconoscimento delle famiglie poligamiche.  Arcigay e presidente della Commissione affari istituzionali del Comune hanno  balbettato che la critica era sbagliata perché c’è una legge nazionale che  proibisce la poligamia. Ma chi avrebbe potuto impedire a un immigrato che ha  contratto matrimoni poligamici nel suo paese di origine di registrare a Milano  il suo presepe familiare come unione civile da «promuovere e tutelare» (così  recita la delibera) allo stesso titolo delle altre unioni? Anzi, il registro  milanese sarebbe stato esattamente l’escamotage che gli avrebbe permesso di  aggirare la legge italiana che riconosce solo la sua prima moglie, e di ottenere  tutele e provvidenze per tutto il gruppo. Il Consiglio comunale, nella seduta  del 27 luglio scorso, ha dovuto infine riconoscere la fondatezza dei rilievi, e  modificare il testo. Ma ad essere legittimata dall’amministrazione milanese non  sarebbe stata solo la poligamia d’importazione. Per scoprirlo bastava  collegarsi, il lunedì della settimana precendente il voto, al sito  poliamore.tumblr.com. Il primo messaggio della giornata recitava: «È di nuovo  lunedì. Sarà colpa degli anarco-insurrezionalisti. O delle unioni civili che  incitano alla poligamia gay. Stiamo diventando in quanto poli il nuovo male  assoluto?». Poco sotto, la notizia ripresa da Repubblica della posizione assunta  dalla Chiesa milanese contro il registro di Pisapia, ma solo nella parte  dell’articolo in cui viene denunciato il rischio poligamia. Non certo per caso. “Poli”, infatti, sta per poliamorosi, cioè adepti del poliamore. Cioè persone  che vivono un’intimità sessuale durevole di gruppo. Quelli italiani hanno un  sito internet ufficiale (Poliamore.org) e una pagina di Facebook (Poliamore  Italia). Non vanno confusi con gli scambisti, né identificati con le più banali  e datate “coppie aperte”. Le relazioni poliamorose sono strutturate e si  prolungano nel tempo.Cinque cuori e una capannaQuando nel luglio 2009  Newsweek dedicò un lungo e celebrato articolo al fenomeno, descrisse una  combinazione di cinque persone, tre uomini e due donne, che si era formata  nell’arco di dodici anni: dopo due anni di convivenza, Terisa e Scott avevano  lasciato entrare nella loro vita Larry, che da quel momento aveva condiviso con  Scott le grazie di Terisa; la quale poi aveva deciso di trasformare il triangolo  in un quadrilatero aggiungendo Matt, un uomo sposato; la cui moglie Vera non si  era persa d’animo e aveva intrecciato una relazione con Larry (che nel frattempo  aveva legalmente sposato Terisa); i momenti di noia del geometrico connubio  erano vivacizzati da rapporti con partner occasionali intrattenuti da tutti e  cinque i componenti del pentagono, sempre dichiarati apertamente e approvati dai  rispettivi coniugi/amanti. Non tutte le relazioni poliamorose sono così aperte:  alcune praticano la polifedeltà, cioè ammettono i rapporti sessuali solo  all’interno del gruppo. E non tutte sono eterosessuali, anzi: le relazioni  poliamorose sono molto diffuse nel mondo gay e dei bisessuali. Un articolo  intitolato “Una relazione stabile a tre? Ecco come può funzionare” su  onlinegay.it racconta: «Franco DiLuzio e Mark Lander si sono conosciuti mentre  lavoravano al G-Lounge, un locale nel quartiere Chelsea di New York. Dopo cinque  anni di relazione si sono sposati. Le cose, però, sono cambiate molto prima di  quanto ci si potesse aspettare. Appena due mesi dopo le nozze, infatti, tramite  un sito di incontri online Franco conosce Vinny Vega, un fotografo di moda  24enne, e quello che era cominciato come un diversivo si è trasformato presto in  qualcosa di serio. Tra Vinny, Franco (45 anni) e Mark (41) adesso c’è quella che  si definisce una relazione poliamorosa chiusa».La più famosa triade a maggioranza bisessuale è quella formalizzata nel  settembre 2005 in Olanda da Victor de Bruijn (46 anni all’epoca), Bianca (31) e  Mirjam (35). I primi due erano sposati da due anni e mezzo quando conobbero in  una chat Mirjam, a quel tempo coniugata. Otto settimane dopo quest’ultima lasciò  il marito e andò a vivere con la coppia. Nel triangolo le due donne facevano  sesso sia fra loro che con l’uomo. Ottenuto il divorzio, Mirjam organizzò coi  due nuovi compagni una vera e propria cerimonia nuziale, con scambio di anelli e  abiti bianchi. Victor dichiarò che la loro era la prima unione civile a tre  della storia olandese. Non era vero, ma molta stampa abboccò e presentò come un  matrimonio a tre quello che era in realtà un “samenlevingscontract”, cioè un  contratto di coabitazione: la legge olandese restringe infatti le unioni civili  riconosciute alle coppie, dello stesso o di opposto sesso. Tuttavia il caso del  signor Victor e delle sue due “mogli” costituisce un precedente storico, perché  per la prima volta i partecipanti a una relazione poliamorosa chiedevano che il  loro rapporto fosse riconosciuto legalmente come unione civile o come  matrimonio. Con loro cominciava la militanza per il riconoscimento dei “diritti  civili” poliamorosi.E la gauche dà man forteNegli ultimi mesi i poliamorosi  hanno reso esplicite le loro richieste in tutto il mondo. In Australia hanno  tentato senza successo di fare inserire nelle proposte di legge di laburisti e  Verdi per il riconoscimento dei matrimoni fra persone dello stesso sesso anche  le relazioni poliamorose, ma la loro battaglia è comunque approdata sui  principali giornali. In Francia da due anni ferve il dibattito su  polyamour.info, il sito di riferimento dei poliamorosi d’oltralpe. C’è chi  propone la creazione di PoliPacs (i Pacs sono unioni civili introdotte nella  legislazione nel 1999), chi vuole il riconoscimento del matrimonio poligamico  come parte della nuova legge sui matrimoni fra persone dello stesso sesso che il  presidente Hollande vuole introdurre, e chi teorizza una “famiglia associativa  scelta” a partire nientemeno che dalla legge sulle associazioni del 1901. C’è  chi chiede che sia possibile riconoscere la genitorialità di un figlio a più di  due persone, e chi propone come calcolare la pensione di reversibilità ai “coniugi” superstiti di una relazione poliamorosa sulla base del diverso numero  di anni trascorsi insieme. In Canada i poliamorosi sono riusciti a farsi  rappresentare legalmente in un giudizio di costituzionalità sulla legge che  proibisce la poligamia. Il presidente della Corte ha sentenziato che le unioni  poliamorose non ricadono sotto i rigori della legge, purché restino informali e  non pretendano l’ufficialità. Ha commentato John Ince, l’avvocato che ha  rappresentato i poliamorosi in giudizio: «Le leggi garantiscono privilegi a  quanti sono legalmente sposati, e molti poliamorosi vorrebbero avere gli stessi  diritti. Il problema è che la coabitazione poliamorosa è così nuova che non è  stato ancora elaborato un modo per applicare i diritti di cui godono le coppie  monogame alle coabitazioni multiple. Saranno elaborati caso per caso nel corso  del tempo. Le coppie gay hanno vinto le loro battaglie in questo modo. In un  arco di tempo pari a due decenni hanno intentato cause per custodie di figli,  diritti pensionistici, questioni fiscali, eccetera. Solo dopo che sono stati  stabiliti diritti e doveri in queste materie le coppie gay hanno infine ottenuto  il privilegio di partecipare al matrimonio istituzionale monogamo».I poliamorosi partecipano con proprie rappresentanze riconoscibili ai Gay Pride in tutto il mondo (nel giugno scorso gli italiani a quello di Roma) e  normalmente sono ospitati in strutture riferibili al movimento Lgbt, ma nei  paesi dove unioni o matrimoni fra persone dello stesso sesso non sono ancora  riconosciute non sono molto ben visti dagli attivisti gay: si teme – non certo a  torto – che le loro pretese diventino un’arma propagandistica nelle mani di chi  respinge le nuove leggi “progressiste”.Stanno invece molto simpatici, almeno in  Europa, all’estrema sinistra. Perché i loro esponenti più acculturati si  dichiarano fieramente anticapitalisti e criticano la monogamia con toni da  materialismo dialettico. È il caso di Françoise Simpère, autrice di Amare più  uomini e di Guida agli amori plurali per un’ecologia amorosa. Un altro  personaggio pubblico francese prima di lei, l’economista consigliere di  Mitterrand Jacques Attali, cinque anni fa aveva preconizzato che il XXI secolo  sarebbe stato quello «dell’amore multiplo». Ma la Simpère, autrice anche di  romanzi erotici, va oltre: «Vorrei che i valori veicolati dai poliamorosi, cioè  l’ascolto, lo scambio, la tolleranza, sostituissero quelli di questa società  capitalista dura e possessiva», ha dichiarato in un’intervista. «Il pluriamore è  libertario, anarchico e rivoluzionario. Ho incontrato qualche “poli” fra gli  Indignati, e questa è la prova che siamo accomunati dalla contestazione al mondo  attuale».Il sentimento proletario«La monogamia istituzionalizzata  come la pratica la nostra civiltà da più di duemila anni è la chiave di volta  del sistema imperialista nel quale viviamo, quello del capitalismo che è  sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo», scrive un utente del sito  Polyamour.info. «La monogamia istituzionalizzata rappresenta  l’istituzionalizzazione di una società della proprietà privata a danno della  vera solidarietà e della condivisione, a cominciare dall’aspetto proprietario  dell’amore e dei sentimenti, con il quale si sancisce una restrizione in materia  e in cambio si riceve il diritto di possesso sul proprio coniuge».E ancora vi meravigliate se il Registro delle unioni di Pisapia, ex di Democrazia  Proletaria, ha tentato di lasciare la porta aperta a questi araldi del  progresso?di Rodolfo Casadei - Tempi -  libertaepersona.org -