ASCOLTA TUA MADRE

LA MADONNA E' PROPRIO UNA DONNA IN CARNE E OSSA


«… Dopo di te, donna bellissima, ancella danzante, / ogni donna sia Maria, ogni donna sia bellezza adorante. / In Te, Maria di Nazareth, / sia unica la Piccola Maria del mio cuore di uomo» (Paul)Io ce l’ho, una donna da seguire. No, non è “un modello di donna”, è proprio una donna in carne ed ossa.Ho quasi cinquant’anni e ne ho conosciute tante. Ne ho incontrate tante anche nei film, nei dipinti e nelle sculture, nei libri di storia, nella letteratura che insegno: eroine del passato e del presente. In tante mi hanno colpito per determinati aspetti del carattere, per le azioni che hanno compiuto, per la vita che hanno vissuto. Alcune mi sono state da modello, per tempi più o meno lunghi. Nessuna, però, mi ha soddisfatta totalmente. Dopo qualche tempo mi stufavo, e ricominciavo a cercare.Da un po’ c’è una donna – ed è l’unica – che incarna compiutamente ciò che vorrei essere: figlia che meglio di così non si può. E poi sposa, madre, amica… Una che capisci che il centuplo, quaggiù, l’ha ricevuto veramente, anche se nella vita non le è stato risparmiato nulla. Una donna-donna, che all’ennesima potenza ha valorizzato tutto ciò che di meglio aveva. Ciò che di meglio abbiamo e che contraddistingue la nostra femminilità.E’ da lei che voglio imparare, perché non ho incontrato nessun’altra donna felice così, nessun’altra donna libera così. Ed è questo che voglio per me: la felicità e la libertà. Quella vera.Ci pensavo ieri che l’abbiamo festeggiata.Ieri che la Chiesa ha ricordato il suo Cuore Immacolato, ho provato a pensarlo, il suo cuore “senza macchia”. Provo un po’ di invidia, dico la verità, perché il mio, senza macchia, dura pochissimo. Però lo so cosa si prova quand’è pulito. Lo so quando esco dal confessionale, dopo aver ricevuto il perdono: è una sensazione bellissima. E così, ogni volta che penso che – come Lei – potrei provarla sempre, quella sensazione, mi viene desiderio di imitarla.Se immagino il suo cuore, penso, però, anche a quanto è ferito. Sotto la croce, Cristo suo Figlio le ha affidato Giovanni, il prediletto e, in lui, tutti noi. Quante generazioni di figli, in quel cuore amorevole di Madre! Quanta apprensione, quanto dolore, in quel cuore; già solo per me: per causa mia. E per le persone che ogni giorno le affido.Penso al mio, di cuore: a quanto ama e soffre per tutti coloro a cui voglio bene; figuriamoci cosa deve sentire Lei, che è Madre di tutti! Figli bambini, che devono ancora imparare a vivere (bene) la vita. Figli adolescenti e ribelli. Figli che si credono adulti e Le voltano le spalle. Eppure Lei c’è. Li ama, ci ama lo stesso, è in apprensione lo stesso.Questo, della Madonna, è ciò che mi colpisce: il Suo amore gratuito. Il desiderio che tutti ci salviamo, nessuno escluso. Ci vuole bene e vuole il nostro bene.E poi, dicano quel che vogliono, i teorici del gender & le femministe. La natura non l’ho fatta io – neanche loro, se è per questo! – ed è alla natura che guardo. La donna nasce ed è “fatta per” accogliere. Possiamo ospitare una vita, nel nostro grembo. “Accogliamo”, in noi, l’uomo che amiamo. Questo nostro corpo racconta che l’amore è dono, ed è fecondo. E ci educa ad essere materne con i figli, ma anche con i più piccoli, con i più deboli. E io voglio imparare da Maria a volere bene… bene, e cioè nel modo giusto: ad accogliere nel modo giusto chi la vita mi affida.Gli amici di suo Figlio erano suoi amici; sono diventati figli suoi. Ma non li ha mai tenuti “per sé”: per compensare il vuoto dell’assenza di Gesù, carne della sua carne. La Madonna, “figlia di suo Figlio”, ci indica Cristo: la strada per arrivare a Lui. Questo, voglio per me. Che i miei occhi raccontino la mia letizia di figlia, chiamata per nome sin dalla notte dei tempi. E che la mia vita indichi qual è la sorgente di questa mia felicità.Perché di una cosa sono certa: è una grande menzogna, quella che mi hanno ripetuto fino alla nausea tante delle donne che ho incontrato nella mia strada: “io sono mia”. No. Siamo innanzitutto figlie. Qualcuna anche moglie, e madre.Non sono affatto “mia”: “appartengo a…”; vuol dire che “sono parte (in-sostituibile) di…”. Significa che la vita è relazione e vocazione: “sì”, libero, alla chiamata del Padre.Me l’ha insegnato la Madonna, “umile e alta più che creatura”. Ed è solo lei che voglio seguire.In dono: Ave Maria, di Danuta Conti – Monache della Adorazione Eucaristica - Saro Luisella - culturacattolica.it -