Papa Francesco ha incontrato sei vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, che hanno partecipato alla Messa da lui celebrata a Santa Marta. Successivamente, il direttore della Sala Stampa vaticana padre Lombardi ha riferito ai giornalisti sui lavori della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. La Messa a Santa Marta ha avuto momenti di grande intensità quando il Papa ha affermato nell'omelia che «il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù» che vede nelle vittime degli abusi e «vuole piangere, chiede la grazia di piangere» per i preti «che hanno tradito la loro missione». Non basta dire che sono «atti deprecabili», ha affermato Francesco: si tratta di qualcosa di terribile e misterioso. «È come un culto sacrilego, perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale, per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza». I colpevoli hanno «profanato la stessa immagine di Dio alla cui immagine siamo stati creati». C'è poi una tragedia nella tragedia, le «cicatrici per tutta la vita» che rimangono nelle vittime, e che «sono una fonte di profonda e spesso implacabile pena emotiva e spirituale, e anche di disperazione», così che non sono mancati casi terribili di suicidi. Per chi li ha patiti, e non solo, gli abusi hanno avuto «un effetto dirompente sulla fede e sulla speranza in Dio». Tra le vittime, alcuni «si sono aggrappati alla fede, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio». «Davanti a Dio e al suo popolo - ha detto il Papa - sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti. E umilmente chiedo perdono», anche «per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso».Papa Francesco continua dunque con vigore sulla strada tracciata da Benedetto XVI: franco riconoscimento, contro ogni forma di «negazionismo», della tragedia dei preti pedofili, accompagnato da un'indagine, anche teologica, sul suo oscuro significato e da una diligente ricerca delle sue cause. Lo aveva detto tante volte Benedetto XVI: gli abusi ci sono stati davvero, e ha reso un cattivo servizio alla Chiesa chi ha cercato di coprirli o negarli come se fossero una semplice invenzione delle lobby anticattoliche. Tuttavia, queste lobby esistono - anche alle Nazioni Unite, come si è visto di recente -: la loro azione non consiste nell'inventare gli abusi, che purtroppo ci sono stati, ma nel moltiplicarne il numero tramite statistiche fasulle, nel trarne argomento per chiedere alla Chiesa di rivedere il suo insegnamento morale - mentre al contrario è stato il fatto di averlo trascurato e criticato a favorire la pedofilia - e soprattutto nel nascondere che la Chiesa Cattolica oggi al mondo è l'istituzione che fa di più, e che ottiene i risultati migliori, per difendere i minori affidati alle sue cure. Senza polemiche, Papa Francesco ha affermato che le vittime e tutti coloro che sono colpiti dalla tragedia dei preti pedofili devono sapere che «non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali»; che, sulla scia delle indicazioni di Benedetto XVI, si continua «a vigilare sulla preparazione al sacerdozio», che la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori è impegnata a mettere in atto «le migliori politiche e procedimenti nella Chiesa universale per la protezione dei minori e per la formazione di personale della Chiesa», per «non permettere che alcun lupo entri nel gregge». E Padre Lombardi ha ricordato l'imponente apparato di misure che la Chiesa ha messo in atto per prevenire i casi di pedofilia, prima con il cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, poi con Benedetto XVI e ora con Papa Francesco. Non è da ieri che si è cominciato a vigilare e a intervenire. E i risultati dei migliori studi sociologici e criminologici dimostrano che si è intervenuti con successo. Il terzo rapporto sui preti pedofili del John Jay College della City University of New York, il maggiore istituto di criminologia del mondo, pubblicato nel 2011, rileva la tragica realtà della pedofilia nella Chiesa, ma afferma pure che oggi le parrocchie e le scuole cattoliche sono sedici volte più sicure quanto al rischio di abusi sessuali per chi le frequenta rispetto alla media delle altre istituzioni che ospitano minori: scuole pubbliche, società sportive, istituzioni religiose non cattoliche. Non si tratta dunque di nascondere gli abusi - se anche ce ne fosse uno solo, sarebbe uno di troppo - ma di indagarne con serietà le cause - le quali rimandano non alla dottrina morale cattolica, ma al suo tradimento e alla sua contestazione - e di riconoscere che la Chiesa si è mossa, da molti anni, per rispondere a questa crisi con serietà ed efficacia che possono essere di esempio per altri.di Massimo Introvigne - La Nuova Bussola Quotidiana -
IL DOLORE DI DUE PAPI PER I PRETI PEDOFILI
Papa Francesco ha incontrato sei vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, che hanno partecipato alla Messa da lui celebrata a Santa Marta. Successivamente, il direttore della Sala Stampa vaticana padre Lombardi ha riferito ai giornalisti sui lavori della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. La Messa a Santa Marta ha avuto momenti di grande intensità quando il Papa ha affermato nell'omelia che «il cuore della Chiesa guarda gli occhi di Gesù» che vede nelle vittime degli abusi e «vuole piangere, chiede la grazia di piangere» per i preti «che hanno tradito la loro missione». Non basta dire che sono «atti deprecabili», ha affermato Francesco: si tratta di qualcosa di terribile e misterioso. «È come un culto sacrilego, perché questi bambini e bambine erano stati affidati al carisma sacerdotale, per condurli a Dio ed essi li hanno sacrificati all’idolo della loro concupiscenza». I colpevoli hanno «profanato la stessa immagine di Dio alla cui immagine siamo stati creati». C'è poi una tragedia nella tragedia, le «cicatrici per tutta la vita» che rimangono nelle vittime, e che «sono una fonte di profonda e spesso implacabile pena emotiva e spirituale, e anche di disperazione», così che non sono mancati casi terribili di suicidi. Per chi li ha patiti, e non solo, gli abusi hanno avuto «un effetto dirompente sulla fede e sulla speranza in Dio». Tra le vittime, alcuni «si sono aggrappati alla fede, mentre per altri il tradimento e l’abbandono hanno eroso la loro fede in Dio». «Davanti a Dio e al suo popolo - ha detto il Papa - sono profondamente addolorato per i peccati e i gravi crimini di abuso sessuale commessi da membri del clero nei vostri confronti. E umilmente chiedo perdono», anche «per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso presentate da familiari e da coloro che sono stati vittime di abuso».Papa Francesco continua dunque con vigore sulla strada tracciata da Benedetto XVI: franco riconoscimento, contro ogni forma di «negazionismo», della tragedia dei preti pedofili, accompagnato da un'indagine, anche teologica, sul suo oscuro significato e da una diligente ricerca delle sue cause. Lo aveva detto tante volte Benedetto XVI: gli abusi ci sono stati davvero, e ha reso un cattivo servizio alla Chiesa chi ha cercato di coprirli o negarli come se fossero una semplice invenzione delle lobby anticattoliche. Tuttavia, queste lobby esistono - anche alle Nazioni Unite, come si è visto di recente -: la loro azione non consiste nell'inventare gli abusi, che purtroppo ci sono stati, ma nel moltiplicarne il numero tramite statistiche fasulle, nel trarne argomento per chiedere alla Chiesa di rivedere il suo insegnamento morale - mentre al contrario è stato il fatto di averlo trascurato e criticato a favorire la pedofilia - e soprattutto nel nascondere che la Chiesa Cattolica oggi al mondo è l'istituzione che fa di più, e che ottiene i risultati migliori, per difendere i minori affidati alle sue cure. Senza polemiche, Papa Francesco ha affermato che le vittime e tutti coloro che sono colpiti dalla tragedia dei preti pedofili devono sapere che «non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali»; che, sulla scia delle indicazioni di Benedetto XVI, si continua «a vigilare sulla preparazione al sacerdozio», che la Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori è impegnata a mettere in atto «le migliori politiche e procedimenti nella Chiesa universale per la protezione dei minori e per la formazione di personale della Chiesa», per «non permettere che alcun lupo entri nel gregge». E Padre Lombardi ha ricordato l'imponente apparato di misure che la Chiesa ha messo in atto per prevenire i casi di pedofilia, prima con il cardinale Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, poi con Benedetto XVI e ora con Papa Francesco. Non è da ieri che si è cominciato a vigilare e a intervenire. E i risultati dei migliori studi sociologici e criminologici dimostrano che si è intervenuti con successo. Il terzo rapporto sui preti pedofili del John Jay College della City University of New York, il maggiore istituto di criminologia del mondo, pubblicato nel 2011, rileva la tragica realtà della pedofilia nella Chiesa, ma afferma pure che oggi le parrocchie e le scuole cattoliche sono sedici volte più sicure quanto al rischio di abusi sessuali per chi le frequenta rispetto alla media delle altre istituzioni che ospitano minori: scuole pubbliche, società sportive, istituzioni religiose non cattoliche. Non si tratta dunque di nascondere gli abusi - se anche ce ne fosse uno solo, sarebbe uno di troppo - ma di indagarne con serietà le cause - le quali rimandano non alla dottrina morale cattolica, ma al suo tradimento e alla sua contestazione - e di riconoscere che la Chiesa si è mossa, da molti anni, per rispondere a questa crisi con serietà ed efficacia che possono essere di esempio per altri.di Massimo Introvigne - La Nuova Bussola Quotidiana -