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LA FONDAMENTALE IMPORTANZA DEI COMANDAMENTI NELLA NOSTRA RELAZIONE CON DIO


Secondo l’apostolo Giovanni, la comunione con Dio si realizza nell’osservanza dei comandamenti: «Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui» (1 Giovanni 3,24). Al Sinai, Dio ha fatto alleanza con « coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti» (Deuteronomio 7,9). Andando ancor più indietro verso le origini, la Bibbia racconta che avendo creato l’essere umano, Dio gli dà subito un comandamento (Genesi 2,16-17). È come se, senza comandamento, non ci fosse relazione con Dio.Si potrebbe percepire questa onnipresenza dei comandamenti come qualcosa di pesante. Ma, anche se a prima vista potrebbe sembrare paradossale, i comandamenti di Dio affermano la nostra libertà. Attraverso i comandamenti, Dio ci parla. Quelli che noi chiamiamo i «dieci comandamenti» nella Bibbia sono definiti le «dieci parole» (per esempio Esodo 34,28). Con i comandamenti, Dio ci parla e ci invita a fare una scelta (Deuteronomio 30,15-20).Agli animali, Dio dona di fare istintivamente ciò che è giusto. A noi esseri umani, ci dona i comandamenti, correndo il rischio di rispettare la nostra libertà. «La tortora, la rondinella e la gru osservano la data del loro ritorno; il mio popolo, invece, non conosce il comando del Signore» (Geremia 8,7). Dio non programma e nemmeno forza il comportamento umano. Ci parla. Geremia si lamenta della situazione che ne può derivare. Ma se Dio non vuole guidarci in altro modo se non parlandoci con i suoi comandamenti, vuol dire che preferisce la nostra libera risposta - qualunque essa sia - piuttosto che il nostro comportamento giusto.Un giorno un giovane chiede a Gesù: « Che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?». Egli risponde: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti» (Matteo 19,16-17). Perché Gesù oppone , nella sua reazione, la semplice osservanza dei comandamenti alla domanda su ciò che è bene fare? I comandamenti sono un altra cosa rispetto a ciò che è bene o male. Gesù ricorda che «Uno solo è buono». Con i comandamenti, Dio non ci comunica tanto un sapere sul bene e il male quanto un invito ad ascoltarlo e a mettere in pratica quello che ascoltiamo da lui.La reazione di Gesù fa pensare al primissimo comandamento di Dio nel giardino dell’Eden che proibiva di «mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male» (Genesi 2,17). È un curioso comandamento che ci invita, almeno all’inizio, a rinunciare alla conoscenza del bene e del male! Questo comandamento ci chiede di lasciare a Dio questo sapere. Esso mantiene, al centro dell’esistenza umana, una zona di non sapere, uno spazio aperto alla fiducia, all’ascolto di Dio. I comandamenti vivificano la nostra relazione con Dio quando vi discerniamo una eco del comandamento del paradiso, la voce di Dio che ci dice: «Lasciami essere il tuo Dio, lascia che ti mostri la strada, fidati di me!». - Lettera da Taizé -