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LA VERITA' SULL'INQUISIZIONE DAGLI ATTI DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE VOLUTO DA GIOVANNI PAOLO II


La cultura è ciò che ci viene insegnato, l’insieme di nozioni che negli anni costituiscono, appunto, il bagaglio culturale di ognuno di noi. C’è da dire che solitamente si tende ad accomunare etica e cultura e, seppur la nostra morale si fonda su quanto di intrinseco ed innato plasma la nostra coscienza, diversamente la cultura è “voluta dagli uomini”, si persevera in questo errore. Oggi ho deciso di parlarvi degli Atti del Simposio che, sconosciuti ai più, rappresentano la più grande ed ufficiale raccolta delle sentenze emanate dalla Santa Inquisizione, nonché il più autorevole testo storico che analizza l’argomento. Dedicherò altri articoli a questa leggenda nera e popolare, principalmente perché tutti i cattoprogressisti, comunisti, atei, massoni e gnostici, fanno di questo argomento oggetto di discredito nei confronti della Santa Chiesa di Roma. Non scenderò eccessivamente nei particolari, ma vi riporterò l’ufficialità dei documenti storici in merito al Tribunale della Santa Inquisizione e, in futuro, pubblicherò altri articoli che sto preparando con estrema cautela, dovizie di particolari e notevoli riferimenti storico/sociali. Sui libri di storia, parliamoci chiaramente, se ne leggono di “tutti i colori” e, dato che si vive ahimé solo per lavorare e “tirare la carretta”, non si ha tempo per approfondire, scendere nei particolari e verificare la veridicità di quanto i governi ci insegnano “mendacemente”. In merito alla Santa Inquisizione si legge spesso “causò centinaia di migliaia di vittime, condannandole al rogo” … questo è falso, storicamente infondato, è frutto delle visioni di qualche storico (ovvero il 90%) progressista e controllato dalla stampa massonica; l’Inquisizione uccise meno di cento persone, condannandole al rogo e per queste vittime la Chiesa chiede perdono; dunque analizziamo la realtà (e non le Favolette di Cappuccetto Rosso) ed i documenti del Simposio Internazionale. Tempo fa, ed ovviamente le trasmissioni di regime non ne hanno parlato, “nella Sala Stampa Vaticana è stato presentato il volume "L'Inquisizione", Atti del Simposio Internazionale, promosso dalla Commissione teologico-storica del Comitato Centrale del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Nell'occasione, il prof. Agostino Borromeo, curatore del libro, ha tracciato una breve storia dell'Inquisizione. "Con il termine Inquisizione, - ha spiegato Borromeo - si suole designare un complesso di tribunali ecclesiastici, il cui titolare, in base ad espressa delega papale, era investito della giurisdizione riguardante uno specifico delitto, il delitto di eresia". "Durante il pontificato di Gregorio XI (1227-1241) cominciano ad agire speciali commissari (inquisitores) delegati dalla Sede Apostolica con il compito di combattere l'eresia in determinate regioni. Progressivamente, con il trascorrere del tempo, il papato dotò questa istituzione di una propria organizzazione, una propria burocrazia e una propria normativa (specialmente in materia di procedure processuali)". L'Inquisizione, particolarmente attiva nei secoli XIII e XIV nel combattere i movimenti ereticali medievali (soprattutto catari e valdesi), conobbe una fase di declino nel secolo XV, registrando una rilevante ripresa della sua attività nel XVI e nel XVII secolo con la fondazione dei nuovi tribunali della penisola iberica (la cui azione fu principalmente rivolta contro i falsi convertiti dal giudaismo e dall'islamismo) e la creazione del Sant'Ufficio romano, concepito inizialmente come strumento per la lotta contro la diffusione del protestantesimo. I tribunali finiranno con l'essere soppressi tra la seconda metà del XVIII secolo e i primi decenni del XIX secolo sotto la spinta delle idee illuministiche e con l'affermarsi dell'ideologia liberale, mentre continuerà a sopravvivere la Congregazione romana del Sant'Ufficio fino alla radicale riforma operata da Paolo VI nel 1965, che ne muterà il nome in quello odierno di Congregazione per la Dottrina della Fede. Su 100.000 processi effettuati da tribunali civili ed ecclesiastici secondo la procedura dell'Inquisizione, "le condanne al rogo comminate da tribunali ecclesiastici sono state 4 in Portogallo, 59 in Spagna, 36 in Italia, in tutto, quindi, meno di 100 casi", ha precisato il prof. Borromeo. Ciò sfata la leggenda nera sull'Inquisizione, creata ad arte dalla propaganda anticattolica. Prendendo spunto da quanto affermato dal prof. Borromeo, il Card. Georges Cottier, Pro-Teologo della Casa Pontificia, ha detto che "una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato, non può riguardare che fatti veri e obbiettivamente riconosciuti. Non si chiede cioè perdono per alcune immagini diffuse all'opinione pubblica, che hanno più del mito che della realtà". "La Chiesa" ha continuato il Card. Cottier "non vuole domandare perdono in maniera disordinata, ma con la conoscenza effettiva di ciò che è successo, anche perché la verità non può far paura". Inquisizione: Santa Sede, i "luoghi comuni" su "caccia alle streghe" e pena di morte (Sir, 16.06.04) [...] "Ormai gli storici - ha affermato il relatore [Agostino Borromeo, curatore del volume su "L'inquisizione", presentato in Vaticano] - non usano più il tema dell'Inquisizione come strumento per difendere o attaccare la Chiesa", perché a differenza di quanto in passato "il dibattito si è spostato sul piano storico, con statistiche serie", anche grazie al "grosso passo avanti" rappresentato dall'apertura degli archivi segreti dell'ex Congregazione del Sant'Uffizio, voluta dal Papa nel 1998. "Oggi è possibile fare la storia dell'Inquisizione prescindendo dai luoghi comuni perpetrati fino all'Ottocento", ha puntualizzato lo studioso. Interrogato dai giornalisti sulla "caccia alle streghe", Borromeo ha citato, in particolare, l'attività dell'Inquisizione spagnola, che su 125.000 processi ha mandato al rogo 59 "streghe"; 36 ne sono state bruciate in Italia, 4 in Portogallo."Se si sommano questi dati - ha commentato - non arriviamo neanche ad un centinaio di casi, contro i 50.000 di persone condannate al rogo, in prevalenza dai tribunali civili, su un totale di 100.000 processi (civili ed ecclesiastici) celebrati in tutta Europa nell'età moderna".Analogo discorso per la pena di morte: sui 44.674 processi celebrati dall'Inquisizione spagnola tra il 1540 e il 1700, si legge nel volume, i condannati a rogo ammontano all'1,8%, cui va aggiunto un altro 1,7% di condannati a morte in contumacia (veniva bruciato un manichino con il nome e cognome della persona che si era data alla fuga). Per quanto riguarda, invece l'Italia, il tribunale dell'Inquisizione di Aquileia-Concordia (nella diocesi di Udine), tra i primi 1.000 processi istruiti, i condannati a morte sono stati solo 5 (lo 0,5%). Numeri più "alti", invece, per l'Inquisizione portoghese: tra il 1540 e il 1629 su 13.255 processi, le condanne a morte costituirono il 5,7%, anche se negli anni successivi l'attività repressiva è calata progressivamente”. [Inquisizione: sfatata la leggenda nera. La grandezza della Chiesa viene a galla (Corrispondenza romana 861/03 del 19.06.04)]. “Lo scopo del Simposio tenutosi dal 29 al 31 ottobre 1998” ha detto il Card. Georges Cottier, Pro-Teologo della Casa Pontificia, “fu di carattere scientifico. Perché una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato, non può riguardare che fatti veri e obbiettivamente riconosciuti. Non si chiede cioè perdono per alcune immagini diffuse all’opinione pubblica, che hanno più del mito che della realtà. Non per niente la Commissione è stata dichiarata Storico-teologica. Il contributo di storici era di fatto indispensabile”. Riconoscendo le verità storiche circa l’Inquisizione, dice, dunque il Card. Cottier che “la Chiesa non vuole domandare perdono in maniera disordinata, ma con la conoscenza effettiva di ciò che è successo anche perché la verità non può far paura. Inoltre la Chiesa vuole domandare perdono a Dio e agli uomini per il peccato dei propri fratelli che possono, influenzati dalla mentalità dei tempi, aver usato violenza in nome della verità e, chiedendo perdono, riconosce che il peccato dei propri fratelli e anche il proprio”. “Fu Giovanni Paolo II a chiedere chiarezza sull’Inquisizione” ha ricordato il Card. Roger Etchegaray, già Presidente del Comitato per il Grande Giubileo dell’Anno 2000, “ricordando la Tertio millennio adveniente che evoca l’inquisizione come un capitolo doloroso sul quale i Figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento (n.35)”. È ancora Giovanni Paolo II a ricordare, in una lettera scritta al Card. Etchegaray proprio in occasione della pubblicazione degli Atti che “È giusto che la Chiesa si faccia carico con più viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in cui, nell’arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di antitestimonianza e di scandalo. Nell’opinione pubblica l’immagine dell’Inquisizione rappresenta quasi il simbolo di tale antitestimonianza e di scandalo. In quel misura questa immagine è fedele alla realtà? Prima di chiedere perdono, è necessario avere una conoscenza esatta dei fatti e collocare le mancanze rispetto alle esigenze evangeliche là dove esse effettivamente si trovano”. [Agenzia Fides]. - Carlo Maria di Pietro - Pontifex -