ASCOLTA TUA MADRE

PERSECUZION/IL RACCONTO DI DON NAMAT: LA TRAGEDIA DI NOI CRISTIANI IN PAKISTAN


Lo incontro al termine della messa, dove nell’omelia ha parlato del suo Pakistan e della persecuzione dei cristiani. Siamo a Cormano, periferia di Milano, dove per un mese ha svolto il suo ministero nella parrocchia locale. Don Shahzad Namat è un sacerdote pakistano di 32 anni della diocesi di Multan e studia a Roma Diritto Canonico all’Università Lateranense. Proviene, mi dice con orgoglio, da una famiglia cattolica da ormai sette generazioni, è diventato sacerdote nel 2004 e da un anno è nella capitale. Parla un buon italiano e mi offre una sigaretta, dicendomi che nel suo paese la gente ha difficoltà a sfamarsi, ma non per le sigarette in quanto costano dai 10 ai 20 centesimi di euro, mentre il reddito è di 30/50 euro al mese. Mi racconta che nella città di Khushpur il 99% della popolazione è cristiana e vi sono dieci famiglie musulmane. Qui sono nate 50 vocazioni sacerdotali e più di 100 vocazioni religiose femminili. La città è stata ribattezzata la Roma del Pakistan. Mi preannuncia che alle ore 12.00 deve seguire l’Angelus del Papa perché deve poi tradurlo e leggerlo in lingua urdu (lingua nazionale pakistana) per la Radio Vaticana. Gli chiedo di commentare le persecuzioni di questi giorni. «Ho sentito i miei familiari che abitano a 5 km da Gojra, dove sono avvenuti le uccisioni, che non sono sei, ma una cinquantina. Una manifestazione di fanatici musulmani ha appiccato fuoco alle case dei cristiani e li ha bruciati, rei di aver usato parole blasfeme verso il Corano. L’incendio si è propagato dalle 10.00 del mattino alle 18.00 con la polizia inerte, finché il governo non ha fatto intervenire l’esercito».Come vivono i cristiani in Pakistan?Il Pakistan ha circa 150 milioni di abitanti, il 2% è cristiano, mentre il 97% è musulmano. Ci sono leggi governative che sono direttamente contro i cristiani: la legge 295, A,B e C, decreta che se un non musulmano dice qualche cosa contro il profeta Maometto, sul libro santo del Corano o sulla moschea, potrà essere ucciso. Questo, non solo con una sentenza di un tribunale, ma anche dalla mano di qualsiasi musulmano. I musulmani stanno cercando di far approvare una legge nuova che si chiama sharia. Secondo questa legge tutti coloro che non sono musulmani devono pagar loro una tassa, detta jazia, per vivere nel paese.Che situazioni concrete vivete?La situazione per noi è difficile, e a causa di queste leggi i cristiani non sono in grado di trovare un lavoro decente, trovano solo lavori come spazzini o lavori umilianti, per questo sono definiti chura. Questo termine serve a emarginarli, tanto che nessuno mangia con loro. Se andiamo a mangiare in un ristorante dobbiamo pagare anche i piatti, perché vengono rotti in quanto i musulmani dicono che non possono essere più usati da altre persone. Anche sui mezzi di trasporto noi cristiani siamo trattati male ad ogni livello.E nel campo dell’educazione?Nel sistema di istruzione i libri di testo sono fatti solo per i musulmani e non per i cristiani. I nostri bambini sono obbligati a studiare il catechismo dell’Islam e non sono trattati bene nelle scuole dei musulmani, sono considerati studenti di seconda classe. Ora il Vescovo si sta attivando per avviare scuole di catechismo nelle diocesi.Un’intolleranza religiosa, politica, sociale e culturale che sfocia poi in persecuzione…In parlamento siedono quattro parlamentari cristiani, ma chiaramente non hanno voce. Il governo si dimentica in fretta di queste persecuzioni. Per i musulmani c’è un concetto di fratellanza detto uma: tutti i musulmani sono fratelli e tutti i cristiani sono fratelli, per cui se in un altro paese del mondo qualche cristiano fa qualcosa contro i musulmani, loro perseguitano noi cristiani del Pakistan. Il mese scorso, in un luogo chiamato Bamniwala, una chiesa cattolica è stata bruciata quando i cristiani stavano celebrando la messa della domenica. Tre persone furono uccise e molti furono feriti.Cosa chiedete ai cristiani d’Occidente?Noi continuiamo a dare testimonianza attraverso la nostra vita e le nostre opere. Noi cristiani del Pakistan chiediamo le vostre preghiere perché sostengano la nostra vita.Ci salutiamo e me ne vado a casa con i miei pensieri. Guardo i telegiornali, ma oltre alle solite notizie estive, ai cani abbandonati, e ai mondiali di nuoto niente mi parla del Pakistan. - (Daniele Boschetto) - Il sussidiario -