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LA NOTTE DI SAN LORENZO OVVERO DELLE STELLE CADENTI


Il diacono san Lorenzo venne consegnato ai suoi aguzzini pagani nella notte tra il nove ed il dieci agosto e venne bruciato vivo! Si racconta che mentre stava bruciando adagiato su una graticola posta sopra una coltre di carboni ardenti avrebbe avuto la forza di dire sarcasticamente al suo boia: "Da questa parte sono arrostito, girami dall’altra e poi mangia!". Sulla cripta, a fianco della via Tiburtina, in Campo Verano, dov’era stato deposto il corpo del martire, l’imperatore Costantino fece costruire, spostata un poco verso sud, una basilica più volte ristrutturata fino all’attuale basilica di san Lorenzo fuori le Mura che è divenuta una delle sette grandi basiliche romane un tempo tappa obbligatoria delle sette chiese per ottenere l’indulgenza giubilare. Essa come è attualmente risale al secolo XIII ma è stata ricostruita in gran parte nell’ultimo dopoguerra a causa del bombardamento del 19 luglio 1943 quando anche il papa Pio XII accorse a confortare i romani del quartiere san Lorenzo. Il supplizio di Lorenzo ha ispirato molto i pittori dove viene sempre ritratto con la graticola, talvolta anche con il cestino dell’elemosina oppure un borsellino o dei pani, con riferimento al suo compito di diacono che comportava sia l’aiutare i sacerdoti nelle opere di apostolato, di distribuire l’Eucarestia, sia soprattutto di gestire le elemosine che i cristiani offrivano per assistere le vedove, gli orfani e i più poveri della comunità ecclesiale. Un tempo in molte zone esisteva anche l’usanza del pane di san Lorenzo: i contadini portavano i pani in chiesa per farli benedire poi venivano distribuiti ai bisognosi. Un pezzettino dello stesso pane si dava anche agli animali affinché fossero anch’essi partecipi alla benedizione. Nella notte che da secoli è consacrata alla memoria del suo martirio, la tradizione vuole che si vedano le stelle cadenti che non sarebbero altro che le scintille della graticola trasformata in orribile strumento di morte. Più poeticamente il Pascoli nella poesia "Dieci Agosto" ha immaginato che le stelle cadenti della notte di san Lorenzo fossero lacrime del cielo, un pianto per inondare la Terra. Nella notte di San Lorenzo quando si vede cadere una stella, fenomeno abbastanza comune nella prima metà del mese di agosto, vi è l’usanza popolare di esprimere un desiderio perché secondo la leggenda, se buono, esso sarà esaudito dagli angeli di Dio. Per questo anche i più diffidenti nella notte di san Lorenzo non possono fare almeno di sollevare lo sguardo in alto verso il cielo, almeno per un attimo ed affidare i loro desideri e le loro attese ad una fugace stella che lasci intravedere la sua scia. Le stelle cadenti in realtà sono delle minuscole meteore che bruciano al contatto con l’atmosfera terrestre e brillano per pochi istanti prima di scomparire nella profondità della notte. Nel Medioevo le stelle che lasciavano una scia luminosa in cielo erano considerate anime del purgatorio non ancora totalmente purificate per entrare in paradiso e la loro scia visibile era segno che imploravano una preghiera da parte dei buoni cristiani. La letteratura e l’arte sono sempre rimaste affascinate dal fenomeno delle stelle cadenti e le hanno definite come rivoli d’argento o zampilli delle fontane del cielo. Al di là delle spiegazioni descrittive solo scientifiche del fenomeno è certo che alzare il proprio sguardo al cielo stellato è in realtà un segno di quel legame profondo che gli uomini di ogni epoca e di ogni cultura da sempre hanno cercato di stabilire con il divino. - don Marcello Stanzione - Pontifex -