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BUONA NOTIZIA: STOP DALL'OLANDA ALLA NAVE ABORTISTA


Riflusso olandese. Così si può spiegare la clamorosa svolta nella vicenda della "Abortusboot Aurora". Tutto ha origine una decina di anni fa quando Rebecca Gomperts, la carismatica "pasionaria" degli abortisti olandesi, ha un’illuminazione: creare una clinica galleggiante con cui girare il mondo per aiutare le donne ad abortire. Rebecca, già avvezza alle prodezze del mare in quanto ex medico di bordo del vascello di Greenpeace, Rainbow Warrior II, si improvvisa, quindi, capitana coraggiosa di Aurora, la celebre nave abortista simbolo dell’Olanda liberal, e fonda l’associazione "Women on Waves" (WoW), donne sulle onde.Il piano ha una sua indubbia ingegnosità. Approfittando delle convenzioni internazionali per cui sulle navi vige la normativa dello Stato di appartenenza, la dottoressa Gomperts è riuscita ad esportare per anni la permissiva legislazione olandese in tema di aborto anche nei Paesi ove l’interruzione volontaria della gravidanza era ed è tuttora vietata. Bastava ancorare fuori dalle acque territoriali dei Paesi pro-life e distribuire pillole abortive alle donne "oppresse" da legislazioni antiabortiste. In realtà, nonostante l’intenzione iniziale fosse quella di praticare chirurgicamente aborti off-shore a bordo della nave, l’attività del singolare equipaggio si è poi risolta nella somministrazione di farmaci abortivi. Attività che, dopo quasi dieci anni, si è però dovuta interrompere improvvisamente a causa del nuovo vento politico che ora soffia in Olanda.Il nuovo vento politico che ora soffia in Olanda, ove al governo siede una coalizione di centrodestra composta anche dai Cristiano Democratici e dal partito Christen Unie, non spira più in favore delle vele di Aurora. Le recenti modifiche in senso restrittivo della normativa in tema di aborto hanno di fatto fermato l’inconsueta attività marinara della dottoressa Gomperts e della sua organizzazione WoW. Secondo la legge in vigore prima delle modifiche, infatti, le donne olandesi potevano ottenere pillole abortive dai propri medici ed abortire a domicilio entro le due settimane di gravidanza. Ciò, del resto, è possibile anche in altri Paesi europei, come la Francia ad esempio. Ma dopo i cambiamenti legislativi avvenuti lo scorso maggio, oggi, secondo l’ordinamento giuridico olandese, la prescrizione e l’uso dei farmaci abortivi deve avvenire esclusivamente in apposite cliniche autorizzate. Tale circostanza ha reso automaticamente illecita l’attività a bordo di Aurora, e come immediata conseguenza ha implicato l’annullamento dei viaggi già pianificati da WoW per quest’anno lungo le coste di Nicaragua, Cile, Brasile e Argentina. Nonostante sia stato colpito al cuore un simbolo mondiale dei "pro-choice", l’indomita capitana non si è comunque arresa ed ha deciso di ingaggiare una battaglia legale contro il governo olandese. Si è dichiarata certa, infatti, di avere dalla sua parte il popolo e il favore dell’opinione pubblica, ed ha imputato il cambiamento semplicemente alle esiziali pressioni politiche dei fanatici ed intolleranti cristiani. Per tutta risposta, l’Ispettorato della Salute olandese (IGZ) ha cominciato ad indagare sull’attività svolta precedentemente da WoW a bordo della nave abortista, inviando rapporti all’autorità giudiziaria. La prima denuncia al Procureur des Konings è relativa ad un episodio risalente all’ottobre 2008 quando, al largo delle coste spagnole, furono distribuite pillole abortive su uno yacht preso a noleggio e non a bordo Aurora, ove tale attività era autorizzata da un provvedimento dell’allora Ministro della Salute Els Borst. Il prossimo 4 settembre ricorre il decimo anniversario di vita di WoW, ma la festa che le marinare della morte hanno in programma di celebrare avrà un sapore amaro. Aurora si è infatti arenata nelle secche del nuovo governo olandese. - di Gianfranco Amato* - Fattisentire -