Nell'ultimo libro di Padre Piero Gheddo, ho tanta fiducia, edito da San Paolo, uscito a gennaio scorso; in questo libro ci sono le “domande più domandate”. Quelle domande che più spesso la gente rivolge a padre Gheddo nel corso dei suoi numerosi e affollati incontri pubblici. Il libro di Gheddo mi dà l’idea di lanciare una rubrica periodica su questo giornale online ben curato dal nostro padre Salvatore. Le domande nel libro riguardano spesso il terzo mondo, la missione, la Chiesa, la fede, la società. Don Piero con i suoi numerosi libri e migliaia di articoli è il missionario più conosciuto della Chiesa. La sua voce, non ha temuto la polemica, - scrive Roberto Beretta nella prefazione – quando in gioco ci fossero la verità delle sue testimonianze e le storture applicate dall’ideologia all’opera della Chiesa: vedi le battaglie quasi solitarie (e oggi riconosciute profetiche) condotte da Gheddo ai tempi della guerra del Vietnam, sul genocidio cambogiano, sulle molte dittature militari africane. Spesso don Piero è dipinto anche dai suoi confratelli come un mastino severo, un moralista, niente di tutto questo, è piuttosto un don “Pierino”, gentile, sorridente, non esiste alcuno schema astratto alla base del continuo lavoro documentativo di questo missionario-scrittore, nessun partito preso. Ha diretto per oltre quarant’anni la rivista del Pime (Pontificio istituto missioni estere), Mondo e Missione, ma soprattutto ha fatto numerosi viaggi per il mondo, nei luoghi più sperduti di missione dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina. Il testo di don Piero si suddivide in 8 capitoli, nel 1° ci sono le domande più frequenti che si fanno intorno alla Politica. Di una certa attualità è la 3 quella sul voto ai politici che sono regolarmente divorziati. E come non pensare alla recente querelle del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che sta rischiando di divorziare per la 2 volta da sua moglie. Bisogna votarli lo stesso questi politici? Si chiede Gheddo. Della loro vita privata risponderanno non a me cittadino, ma a Dio. A me, come cattolico che vota, interessa la loro coerenza rispetto al programma che presentano alle elezioni. Se promettono di difendere la famiglia com’è secondo la Costituzione Italiana; di aiutare le famiglie per i figli, gli asili, i buoni scuola; di sostenere le donne affinché non abortiscano; di essere contrari ai cosiddetti diritti delle coppie di fatto e al “matrimonio” fra omosessuali: io decido di fidarmi, salvo poi verifica del loro operato concreto. Il divorzio è una piaga che sta distruggendo la famiglia e il concetto stesso di matrimonio. Oggi prevale l’ideologia libertaria radicale, la “dittatura del desiderio”: si privilegia i diritti individuali che diventano un assoluto, senza alcuna considerazione per i diritti dei figli e della società. Anche la crescita sottozero demografica dell’Italia è da attribuire in parte alla diminuzione dei matrimoni.Inizieremo ora a postare alcune delle domande più frequenti che in generali vengono rivolte alla chiesa, iniziamo con:DOBBIAMO AVERE PAURA DEGLI IMMIGRATI?Nel 2° capitolo, La Società, padre Gheddo si chiede se dobbiamo avere paura degli immigrati, ovviamente no. Perché abbiamo bisogno degli immigrati e che essi saranno sempre più indispensabili finchè continuerà la tendenza dei giovani italiani a fare pochi figli. Padre Gheddo è convinto che se non avessimo circa tre milioni di terzomondiali, la società italiana letteralmente non potrebbe vivere: non avremmo più badanti per i nostri anziani, le colf nelle case, il pane fresco al mattino, i manovali nelle costruzioni e nelle riparazioni delle strade, etc. Quindi è nostro dovere accogliere gli immigrati, trattarli bene e soprattutto fare in modo che si integrano. E così porta l’esempio di santa Francesca Cabrini, che molto ha fatto per gli italiani immigrati negli Stati Uniti. Però padre Gheddo è convinto che lo Stato, i governi, le forze dell’ordine, debbano anche controllare e contingentare le entrate degli stranieri in Italia, respingere gli illegali, punire e rimandare a casa chi commette reati. Comunque sia non bisogna avere paura degli immigrati, così si crea un muro tra loro e noi. Subito dopo però padre Gheddo non si sottrae alla domanda sugli immigrati di religione islamica. Bisogna limitare le entrate di immigrati islamici? Il flusso improvviso e massiccio di immigrati islamici che si é verificato negli ultimi quindici anni, non poteva avere che conseguenze nefaste, per noi e per loro: crea divisioni, sospetti, opposizioni, rancori di popolo. Troppo distanti le due culture e religioni, troppo opposte le mentalità di fondo. A questo punto il missionario del Pime cita il cardinale Giacomo Biffi, che tanto scalpore avevano suscitato le sue parole di alcuni anni fa. Che cosa aveva detto Biffi: gli islamici vengono da noi decisi a restare estranei alla nostra umanità…ben decisi a rimanere sostanzialmente diversi, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro. Quindi consigliava agli uomini di governo di preferire immigrati cattolici o almeno cristiani, alle quali l’inserimento risulta enormemente agevolato. Naturalmente il discorso non riguarda gli uomini di Chiesa, ma i governi occidentali che devono fare bene i conti con questa specie di invasione. Per don Piero mettere un limite numerico all’immigrazione islamica e accettare liberamente quella cristiana, non deve essere considerato un fattore discriminante. Io parlerei piuttosto di doverosa difesa del popolo italiano e dell’identità italiana. Inoltre padre Gheddo sottolinea la diversità delle popolazioni islamiche, gli unici che in questi anni hanno dimostrato di obbedire a leggi diverse da quelli vigenti da noi (basta ricordare la poligamia e l’identificazione tra politica e religione)…E’ provato che molto spesso nelle moschee e scuole coraniche, non solo nei Paesi islamici ma anche in Europa, si predica l’odio verso l’Occidente cristiano, ritenuto responsabile della decadenza dell’Islam, e di conseguenza si esorta ad onorare i ‘martiri’ dell’Islam che muoiono compiendo atti di terrorismo. In conclusione don Piero auspica un’evoluzione positiva dell’Islam, com’è avvenuto per il Cristianesimo e la Chiesa. Ma ci vuole tempo; i cambi culturali avvengono nei secoli. Per il momento siamo costretti a difenderci dal pericolo islamico che mira a conquistare l’Occidente attraverso la pressione demografica e l’unità dei popoli islamici contro il nemico comune che è l’Occidente cristiano (il “grande satana”, come diceva Khomeini, sono gli Stati Uniti). - Domenico Bonvegna -
LE DOMANDE PIU’ FREQUENTI SULLA CHIESA E DINTORNI.
Nell'ultimo libro di Padre Piero Gheddo, ho tanta fiducia, edito da San Paolo, uscito a gennaio scorso; in questo libro ci sono le “domande più domandate”. Quelle domande che più spesso la gente rivolge a padre Gheddo nel corso dei suoi numerosi e affollati incontri pubblici. Il libro di Gheddo mi dà l’idea di lanciare una rubrica periodica su questo giornale online ben curato dal nostro padre Salvatore. Le domande nel libro riguardano spesso il terzo mondo, la missione, la Chiesa, la fede, la società. Don Piero con i suoi numerosi libri e migliaia di articoli è il missionario più conosciuto della Chiesa. La sua voce, non ha temuto la polemica, - scrive Roberto Beretta nella prefazione – quando in gioco ci fossero la verità delle sue testimonianze e le storture applicate dall’ideologia all’opera della Chiesa: vedi le battaglie quasi solitarie (e oggi riconosciute profetiche) condotte da Gheddo ai tempi della guerra del Vietnam, sul genocidio cambogiano, sulle molte dittature militari africane. Spesso don Piero è dipinto anche dai suoi confratelli come un mastino severo, un moralista, niente di tutto questo, è piuttosto un don “Pierino”, gentile, sorridente, non esiste alcuno schema astratto alla base del continuo lavoro documentativo di questo missionario-scrittore, nessun partito preso. Ha diretto per oltre quarant’anni la rivista del Pime (Pontificio istituto missioni estere), Mondo e Missione, ma soprattutto ha fatto numerosi viaggi per il mondo, nei luoghi più sperduti di missione dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina. Il testo di don Piero si suddivide in 8 capitoli, nel 1° ci sono le domande più frequenti che si fanno intorno alla Politica. Di una certa attualità è la 3 quella sul voto ai politici che sono regolarmente divorziati. E come non pensare alla recente querelle del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che sta rischiando di divorziare per la 2 volta da sua moglie. Bisogna votarli lo stesso questi politici? Si chiede Gheddo. Della loro vita privata risponderanno non a me cittadino, ma a Dio. A me, come cattolico che vota, interessa la loro coerenza rispetto al programma che presentano alle elezioni. Se promettono di difendere la famiglia com’è secondo la Costituzione Italiana; di aiutare le famiglie per i figli, gli asili, i buoni scuola; di sostenere le donne affinché non abortiscano; di essere contrari ai cosiddetti diritti delle coppie di fatto e al “matrimonio” fra omosessuali: io decido di fidarmi, salvo poi verifica del loro operato concreto. Il divorzio è una piaga che sta distruggendo la famiglia e il concetto stesso di matrimonio. Oggi prevale l’ideologia libertaria radicale, la “dittatura del desiderio”: si privilegia i diritti individuali che diventano un assoluto, senza alcuna considerazione per i diritti dei figli e della società. Anche la crescita sottozero demografica dell’Italia è da attribuire in parte alla diminuzione dei matrimoni.Inizieremo ora a postare alcune delle domande più frequenti che in generali vengono rivolte alla chiesa, iniziamo con:DOBBIAMO AVERE PAURA DEGLI IMMIGRATI?Nel 2° capitolo, La Società, padre Gheddo si chiede se dobbiamo avere paura degli immigrati, ovviamente no. Perché abbiamo bisogno degli immigrati e che essi saranno sempre più indispensabili finchè continuerà la tendenza dei giovani italiani a fare pochi figli. Padre Gheddo è convinto che se non avessimo circa tre milioni di terzomondiali, la società italiana letteralmente non potrebbe vivere: non avremmo più badanti per i nostri anziani, le colf nelle case, il pane fresco al mattino, i manovali nelle costruzioni e nelle riparazioni delle strade, etc. Quindi è nostro dovere accogliere gli immigrati, trattarli bene e soprattutto fare in modo che si integrano. E così porta l’esempio di santa Francesca Cabrini, che molto ha fatto per gli italiani immigrati negli Stati Uniti. Però padre Gheddo è convinto che lo Stato, i governi, le forze dell’ordine, debbano anche controllare e contingentare le entrate degli stranieri in Italia, respingere gli illegali, punire e rimandare a casa chi commette reati. Comunque sia non bisogna avere paura degli immigrati, così si crea un muro tra loro e noi. Subito dopo però padre Gheddo non si sottrae alla domanda sugli immigrati di religione islamica. Bisogna limitare le entrate di immigrati islamici? Il flusso improvviso e massiccio di immigrati islamici che si é verificato negli ultimi quindici anni, non poteva avere che conseguenze nefaste, per noi e per loro: crea divisioni, sospetti, opposizioni, rancori di popolo. Troppo distanti le due culture e religioni, troppo opposte le mentalità di fondo. A questo punto il missionario del Pime cita il cardinale Giacomo Biffi, che tanto scalpore avevano suscitato le sue parole di alcuni anni fa. Che cosa aveva detto Biffi: gli islamici vengono da noi decisi a restare estranei alla nostra umanità…ben decisi a rimanere sostanzialmente diversi, in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro. Quindi consigliava agli uomini di governo di preferire immigrati cattolici o almeno cristiani, alle quali l’inserimento risulta enormemente agevolato. Naturalmente il discorso non riguarda gli uomini di Chiesa, ma i governi occidentali che devono fare bene i conti con questa specie di invasione. Per don Piero mettere un limite numerico all’immigrazione islamica e accettare liberamente quella cristiana, non deve essere considerato un fattore discriminante. Io parlerei piuttosto di doverosa difesa del popolo italiano e dell’identità italiana. Inoltre padre Gheddo sottolinea la diversità delle popolazioni islamiche, gli unici che in questi anni hanno dimostrato di obbedire a leggi diverse da quelli vigenti da noi (basta ricordare la poligamia e l’identificazione tra politica e religione)…E’ provato che molto spesso nelle moschee e scuole coraniche, non solo nei Paesi islamici ma anche in Europa, si predica l’odio verso l’Occidente cristiano, ritenuto responsabile della decadenza dell’Islam, e di conseguenza si esorta ad onorare i ‘martiri’ dell’Islam che muoiono compiendo atti di terrorismo. In conclusione don Piero auspica un’evoluzione positiva dell’Islam, com’è avvenuto per il Cristianesimo e la Chiesa. Ma ci vuole tempo; i cambi culturali avvengono nei secoli. Per il momento siamo costretti a difenderci dal pericolo islamico che mira a conquistare l’Occidente attraverso la pressione demografica e l’unità dei popoli islamici contro il nemico comune che è l’Occidente cristiano (il “grande satana”, come diceva Khomeini, sono gli Stati Uniti). - Domenico Bonvegna -