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SANTISSIMO NOME DI MARIA 12 SETTEMBRE


ORIGINE DELLA FESTALa devozione popolare al nome di Maria risale alla metà del XII secolo, anche se la festa riferita a tale nome venne propriamente istituita solo a partire dal 1513 da Papa Giulio II che, da principio, la concesse unicamente alla diocesi spagnola di Cuenca: celebrata dapprima il 15 settembre e spostata poi al 17 dello stesso mese, venne estesa all’intera Spagna nel 1671 e poi definitivamente a tutta la Chiesa a partire dal 1685, ad opera di Papa Innocenzo XI.La festa in questione voleva essere un ren­dimento di grazie a Maria per la liberazione di Vienna dall’assedio dei Turchi, che ebbe luogo il 17 settembre 1683. Il Santo Padre Innocenzo XI, infatti, voleva ringraziare la Vergine Santissima per la grande vittoria cristiana dinanzi a Vienna, la città capitale dell’impero, che rischiava di es­sere travolta dalle truppe musulmane. Come un terrore per i loro nemici piombarono i cavalieri di Cristo sui Turchi esclamando: “Gesù!” “Maria!”, e con il nome di Gesù e di Maria sul­le labbra vinsero i nemici del cristianesimo.Il Santo Papa Pio X portò infine la memoria del Santissimo Nome di Maria al 12 settembre, giorno in cui liturgicamente è tutt’oggi festeg­giata come memoria facoltativa. SIGNIFICATO DEL NOME Il nome di “Maria” è forse il più comune al mondo: tradotto nelle varie lingue, viene dato al­le bambine e a volte, come secondo nome, anche ai bambini. Moltissimi santi, perché la loro vita fosse ancora più intimamente unita a Maria o semplicemente in ossequio a Lei, hanno scelto il nome di Maria o lo hanno ricevuto dalle loro stes­se madri il giorno del battesimo: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, San Massimiliano Maria Kolbe, Santa Margherita Maria Alacoque, S. Giovanni Maria Vianney, San Luigi Maria (Grignion) da Montfort, Sant’Annibale Maria Di Francia, ecc.Qual è dunque il significato di un sì sublime nome? Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria nella storia, se­condo che fu considerato di origine egiziana, si­riaca, ebraica o ancora nome semplice o compo­sto. Di tutte queste ipotesi non si può con certez­za affermare quale sia quella giusta: sembra qua­si che la Provvidenza ci abbia volutamente la­sciati nel dubbio perché nel nome di Maria pos­siamo trovare nel contempo tutti i significati che l’analogia della fede ci suggerisce. La teoria più accreditata fa derivare Maria dall’ebraico Miryàm, come composto della parola egiziana mry (che vuol dire “amata”) e della parola iam (che indica “Dio”), da cui nacque Myriàm, cioè “amata da Dio”. Le quattro principali interpretazioni ripor­tate dagli scrittori antichi sono invece, a detta di S. Alberto Magno, le seguenti: “Illuminatrice”, “Stella del mare”, “Mare amaro”, “Signora” o “Padrona” (Commento su San Luca, I,27):a) “Illuminatrice”: perché Vergine Imma­colata che l’ombra del peccato mai offuscò, la “Donna vestita di sole” (Ap 12,1) che ha dato al mondo La Vera Luce;b) “Stella del mare”: perché stella polare, la stella più brillante che aiuta gli uomini come naviganti a raggiungere la Meta;c) “Mare amaro”: nel senso di madre dal-l’amore incommensurabile come le acque del mare che, per aver sofferto dolori indicibili sot­to la Croce del Figlio, pur di salvarci rende ama­ri per noi i piaceri della terra che tentano di in­gannarci e farci dimenticare il vero e unico Bene. Le gocce d’acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell’anima bene­detta di Maria, dal momento dell’Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in Cielo (S. Luigi Maria da Monfort, Vera Devozione,  “Dio Padre ha radunato tutte le acque e le hachiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria”);d) “Signora” o “Padrona”: in quanto a pie­no titolo Regina e Sovrana del Cielo e della ter­ra, mediatrice e dispensiera di tutte le grazie per­ché Corredentrice dell’umanità, associata al Figlio in tutti i suoi misteri.Il nome presso i Giudei aveva un’impor-tanza grandissima e si soleva imporre con so­lennità. Sappiamo dalla Parola che Dio stesso in­terviene qualche volta nella designazione del nome. L’angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni (Lc 1,13) e sem­pre lui, spiegando l’Incarnazione del Verbo, dirà in momenti diversi a Maria e a Giuseppe: “Lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31; Mt 1,21). In verità tutta la Scrittura è  intrisa di espressioni che la­sciano facilmente intuire quanto importante e degno di nota sia il nome davanti a Dio: “Renderò grande il tuo nome” (Gen 12,2); “non sarai più chiamato Abram, ma il tuo nome sarà Abramo… quanto a Sarai tua moglie, non la chiamare più Sarai; il suo nome sarà, invece, Sara” (Gen 17,5.15); “non nominare il nome di Dio invano” (Es 20,7); “ti ho chiamato per no­me: tu sei mio!” (Is 43,1); “come il tuo nome, o Dio, così la tua lode giunge fino alle estremità della terra” (Sl 48,11); “rallegratevi perché i vo­stri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20); “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18); ecc. Si può quindi verosimilmente pensare, pur non avendone la certezza che ci viene dalla Scrittura, che Dio in qualche modo sia interve­nuto anche su Gioacchino e Anna perché alla Santissima Vergine fosse dato il nome di “Maria” richiesto dalla sua grandezza e dignità. Quando Egli le si presenta nella persona dell’Arcangelo Gabriele, non si accontenta, però, di rivolgerle il saluto con il suo nome proprio, vuole trovare un’espressione plastica che l’accarezzi in modo così sublime da farle figurare fino a che punto di lei si fosse compiaciuta la Santissima Trinità. Per questo le dice: “Rallegrati, piena di grazia!”. Sembra quasi che a Dio piaccia “giocare con i no­mi” e che a questo “gioco” la Vergine ci stia: Ella non risponde alla Sua elezione né con il nome che le hanno dato i suoi genitori (Maria), né con quel­lo con cui l’ha appellata Dio stesso (Piena di gra­zia) ma con l’unico nome che per la sua grande umiltà sentiva più confacente al Mistero che sta­va compiendosi: “Ecco la serva del Signore; av­venga per me secondo la tua parola” (Lc 1,26)*.INVOCARE IL NOME DI MARIAIl nome che Dio pronuncia è talmente lega­to all’essere, che Dio chiamando le cose con il loro nome, le chiama dal loro nulla all’esistenza («Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu» Gen 1,3; «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagi­ne e a nostra somiglianza…”. Dio creò l’uomo a sua immagine…» Gen 1,26 a-27; ecc.). L’uomo, ovviamente, non ha la medesima capacità di Dio di ‘produrre’ con il solo pensiero o con la sola parola le cose, però ha la capacità di evocare Dio e la realtà stessa di Maria e dei Santi. L’uomo, cioè, quando invoca il nome di Maria, il nome di Gesù, il nome dei Santi del Signore, deve farlo sempre con la massima serietà, ricor­dandosi che il nome non è mai isolato, che par­lando si evoca la stessa realtà a cui ci si riferisce con le parole. Con quali nomi sulle labbra i mar­tiri affrontavano la morte e con quali nomi sulle labbra i campioni della cristianità affrontavano le schiere degli infedeli? Nel nome di Gesù, perché in questo nome c’è la nostra salvezza (Fil 2,10: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra”). E nella sua provvidenza Dio ha voluto che risuonasse sulla bocca dei fedeli anche il nome di Maria perché Maria – come amava dire il no­stro Fondatore – non attira mai a sé ma “dà sem­pre Gesù, come un ramo che sempre lo porta e lo offre agli uomini”. Dice San Luigi Maria Grignion de’ Monfort, il grande innamorato del­la Madonna: «Maria è la meravigliosa eco di Dio. Quando si grida: “Maria!”, lei risponde: “Dio!”». Dante Alighieri mette in bocca a Buonconte di Montefeltro, valoroso e impavido combattente in pericolo di dannazione eterna, il motivo della salvezza insperata della sua anima e cioè l’aver invocato, un attimo prima di mori­re, il nome di Maria: “Perdei la vista, e la paro­la; / nel nome di Maria finii, e quivi / caddi, e ri­mase la mia carne sola” (= più non vidi, più non potei parlare; spirai invocando il nome di Maria, e qui caddi e rimase il mio corpo privo di vita) (La Divina Commedia, Purgatorio V, 100-102). San Bonaventura sostiene che tutti i fiumi di grazie che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono “confluiti” in Maria, il mare di grazie. E Santa Brigida ag­giunge: “Ecco perché il nome di Maria è soave per gli angeli e terribile per i demoni”. San Bernardo invita ogni uomo, qualunque sia la situazione dell’anima e del corpo in cui imperversa, a in­vocare senza timore il nome di Maria per trova­re rifugio sicuro: «Chiunque tu sia che nel flus­so e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo al­la tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall’astro splendido, se non vuoi essere inghiot­tito dall’uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribola­zioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell’ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive del­la carne, scuotono la nave dell’anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l’enormità del delit­to, vergognoso di te stesso, tremante all’avvici-narsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l’abisso del­la disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nel-l’angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria. Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assi­curarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, pro­tetto da lei non avrai paura, guidato da lei  non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva si­curo alla meta. Sperimenta così in te stesso il be­ne stabilito in questa parola: “il nome della Vergine era Maria”» (Lc 1,26).“Annunziatine”: il più bel nome "ANNUNZIATINE": IL PIU' BEL NOMEParticolare brivido dovrebbe attraversare noi Annunziatine il giorno della festa del Nome di Maria o tutte le volte che semplicemente lo sentiamo pronunciare e lo pronunciamo noi stes­se, noi che per una delicatezza tutta particolare di Maria, riceviamo con la professione religiosa il suo stesso nome per essere prolungamento del suo “Sì” nell’oggi della Chiesa. Dice don Alberione: «Perché chiamarsi Annunziatine? Ha una ragione questo nome? Non è a caso. Il fatto dell’Annunciazione e, quindi, dell’Incarnazione del Figlio di Dio quando Maria disse: “Fiat mihi secundum Verbum tuum”, è il più grande fatto della storia, perché allora comincia la nostra re­denzione. Perciò Annunziatine vuol dire stare nel centro della storia e nell’inizio della reden­zione. È il più bel nome». Possa ciascuna di noi, nel giorno dell’Incontro, leggere sul volto di Maria la soddisfazione di una Madre che trova corrispondenza tra il suo soavissimo nome e la vita da noi condotta. - annunziatine di Don Alberione -