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LE DOMANDE PIU' FREQUENTI SULLA CHIESA


Concludendo il capitolo sulla Chiesa il libro di padre Gheddo, tratta il ruolo delle donne all'interno della Chiesa.Da tempo si discute di ordinare donne-sacerdote, non è ora di cambiare? Padre Gheddo risponde con un fatto: il Vangelo non ne parla e - se fosse stato nei suoi piani - Gesù avrebbe potuto invitare anche Maria all'ultima Cena e ordinarla sacerdote, come qualcuna delle ottime pie donne che lo seguivano. Il Signore aveva fattotanti gesti rivoluzionari nella sua vita, dimostrando stima, affetto, considerazione per la donna: poteva fare benissimo anche questo. Non l'ha fatto e ciò, per chi ha fede, è decisivo. Ma Padre Gheddo è convinto che occorre dare più importanza alle donne nella Chiesa, sottolinea la diversità e la complementarietà dell'uomo e della donna con pari dignità umana e cristiana. Anche se le mode culturali di oggi spingono verso una società "bisex", non solo per i vestiti e gli ornamenti, ma anche per i ruoli, interscambiabili fra uomo e donna, la Chiesa, "esperta di umanità"è contro queste tendenze. Guai se nella Chiesa non ci fossero le donne, e non solo per spolverare i banchi, conclude don Piero. La donna infatti, come custode del mistero della vita e perno attorno a cui ruota la famiglia, ha un ruolo fondamentale nella formazione cristiana delle nuove generazioni. Comunque, l'umanità, ma anche la Chiesa, se dessero più spazio alle donne, il mondo (e la Chiesa) andrebbero meglio, sarebbero più umane, più rispettose dell'uomo e dei suoi diritti, più orientati alla comprensione del diverso, più volti all'amore dei piccoli e degli ultimi, più accoglienti e materni. Del resto scrive don Piero i grandi santi hanno sempre avuto a fianco grandi donne. I cristiani per padre Gheddo dovrebbe essere come le suore di clausura e i missionari, si tratta di due punti estremi che indicano la profondità e l'universalità, la cattolicità della vita cristiana. Tutti dovremmo essere un po' come le suore di clausura(cioè amanti del silenzio, della preghiera, della riflessione) e aperti a tutto il mondo come i missionari, non chiuderci mai nel nostro piccolo buco: tutto quel che succede ai miei fratelli e sorelle in tutto il mondo mi deve interessare e deve provocarmi. Uno dei problemi grossi della Chiesa è comunicare, don Piero fa parlare, il suo amico giornalista Giorgio Torelli: il prete dovrebbe sostanzialmente incarnare il Vangelo nella vita di oggi, comunicare la sua esperienza della fede e della vita cristiana, raccontare come si è innamorato di Gesù Cristo, com'è felice una vita vissuta con fede, invece le omelie dei preti oggi sono astruse, rimangono campati in aria. In quei dieci minuti, di omelia la domenica il prete parla a persone che vengono per sentire una parola di esortazione, di consolazione, d'incoraggiamento per vivere la loro fede in un mondo che certo non favorisce la vita e la famiglia cristiana. Tutti parlano bene del Vangelo, ma poi lo addomesticano ai loro comodi. Solo i santi prendono sul serio le parole di Gesù. Per quanta buona volontà ci mettiamo per imitare Gesù Cristo, rimaniamo sempre spiazzati dai nostri limiti, difetti, peccati. Ci pentiamo, proponiamo, poi magari, ricadiamo nello stesso peccato o sbaglio. La vita cristiana è un continuo ricominciare da capo con buona volontà, umiltà, preghiera. Questa è la 'giovinezza' del cristiano: non sentirsi mai arrivato, ma ogni giorno riprendere il cammino con rinnovato entusiasmo, speranza e fiducia nella potenza di Dio. Ma don Piero precisa, non immaginate che i santi sono persone perfettissime, quasi impeccabili. E' un'immagine errata. Oggi la Chiesa vuole presentare i santi nella loro dimensione umana, di uomini peccatori come tutti, che hanno però vissuto il Vangelo in modo eroico, quindi hanno saputo, con l'aiuto di Dio, dominare le loro passioni e istinti cattivi, ma rimanendo con i loro limiti e difetti umani. A tal proposito anche Giovanni Cantoni, reggente nazionale dell'agenzia cattolica Alleanza Cattolica, sostiene questa tesi, in passato la Chiesa ha sbagliato a presentare i santi come se fossero nati con l'aureola, invece occorre presentarli in tutta la loro umanità, soprattutto evidenziando come hanno fatto a superare tutte le bassezze, egoismi, passioni per poi diventare santi. - Domenico Bonvegna -ilmascellaro -