"Certo, ha ragione il Papa, i politici devono essere credenti,ma soprattutto credibili": lo ribadisce il cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, porporato quanto mai attendo e scrupoloso alla dottrina sociale della Chiesa. Eminenza, nel suo recente viaggio, il Papa ha richiamato, specie i politici cristiani alla credibilità, che cosa intendeva dire, a suo giudizio?: " penso che in sè stesso il concetto sia molto semplice e comprensibile. Dai politici si chiede innanzitutto senso di razionalità, ovvero misura e che evitino stravaganze. La credibilità nasce e si rafforza proprio nel fare bene la ordinarietà, poi viene tutto il resto". Credibilità può anche essere intesa come coerenza tra quanto si afferma a parole e quello che poi si pratica nella vita reale di ogni giorno: " vero. Ma questo mi sembra un problema generale che non coinvolge solo i politici. Siamo nel tema della doppia morale, non esiste una divaricazione, un divorzio tra pubblico e privato, specie poi per chi comanda, che deve dare il buon esempio con le azioni e i modelli di vita, gli stili di vita". Poi aggiunge: " ricordo con molto piacere una bella frase di quel grande papa che fu Paolo VI". Che cosa diceva?: " ora non la saprei recitare a memoria. Ma nella sostanza egli affermava, credo con assoluta ragione, che un buon esempio, un retto vivere, trascina e coinvolge, fa molto più rumore che una bella omelia, perfetta e corretta. Insomma, un invito all'esempio nel vivere quotidiano. E noi oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi puri e veri, non di simulacri". Questo discorso vale anche per l'economia che deve ispirarsi,come ha ribadito il papa nella sua Enciclica a criteri di trasparenza e di etica: " non è pensabile, tanto meno credibile una economia che non tenga conto dell'etica, della morale, del bene comune. Bene ha fatto il Papa ha ricordarlo, ma queste cose sono state già varie volte e con vigore affermate dalla dottrina sociale della Chiesa e nessuno pensi che i Vescovi e i preti questi testi debbano tenerli chiusi nella sacrestie". Lei rivendica dunque il diritto e il dovere dei Vescovi a dire la loro in cose di interesse comune e sociale: " certo,altrimenti che ci staremmo a fare? La Chiesa non deve fare e non fa politica attiva, non è questo il suo compito e tanto meno cercare posizioni di potere. Ma i Vescovi hanno il dovere pastorale di illuminare le coscienze dei fedeli su temi eticamente sensibili che talvolta possono entrare in rotta di collisione con la politica. Ripeto, senza fare politica attiva. Rivendichiamo con fermezza il diritto ad apparire sulla vita pubblica, nessuno pensi di lasciare Dio in un cantuccio". Tema immigrazione, che cosa ne pensa?: " si sta esagerando troppo sia in Italia che in Spagna. Domina un senso di paura e forse di fastidio per lo straniero e il diverso. Lo ho detto varie volte: non è cristiano lasciar morire gente in mezzo al mare rifiutandosi di soccorrerle, e quindi disprezzando la dignità della vita umana. Il soccorso ha sempre fatto parte delle regole di civiltà e della marineria, oltre che della morale". - Bruno Volpe - Pontifex -
I BUONI ESEMPI FANNO MOLTO PIU' RUMORE DELLE PERFETTE OMELIE. I POLITICI CRISTIANI SIANO COERENTI E CREDIBILI
"Certo, ha ragione il Papa, i politici devono essere credenti,ma soprattutto credibili": lo ribadisce il cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, porporato quanto mai attendo e scrupoloso alla dottrina sociale della Chiesa. Eminenza, nel suo recente viaggio, il Papa ha richiamato, specie i politici cristiani alla credibilità, che cosa intendeva dire, a suo giudizio?: " penso che in sè stesso il concetto sia molto semplice e comprensibile. Dai politici si chiede innanzitutto senso di razionalità, ovvero misura e che evitino stravaganze. La credibilità nasce e si rafforza proprio nel fare bene la ordinarietà, poi viene tutto il resto". Credibilità può anche essere intesa come coerenza tra quanto si afferma a parole e quello che poi si pratica nella vita reale di ogni giorno: " vero. Ma questo mi sembra un problema generale che non coinvolge solo i politici. Siamo nel tema della doppia morale, non esiste una divaricazione, un divorzio tra pubblico e privato, specie poi per chi comanda, che deve dare il buon esempio con le azioni e i modelli di vita, gli stili di vita". Poi aggiunge: " ricordo con molto piacere una bella frase di quel grande papa che fu Paolo VI". Che cosa diceva?: " ora non la saprei recitare a memoria. Ma nella sostanza egli affermava, credo con assoluta ragione, che un buon esempio, un retto vivere, trascina e coinvolge, fa molto più rumore che una bella omelia, perfetta e corretta. Insomma, un invito all'esempio nel vivere quotidiano. E noi oggi più che mai abbiamo bisogno di esempi puri e veri, non di simulacri". Questo discorso vale anche per l'economia che deve ispirarsi,come ha ribadito il papa nella sua Enciclica a criteri di trasparenza e di etica: " non è pensabile, tanto meno credibile una economia che non tenga conto dell'etica, della morale, del bene comune. Bene ha fatto il Papa ha ricordarlo, ma queste cose sono state già varie volte e con vigore affermate dalla dottrina sociale della Chiesa e nessuno pensi che i Vescovi e i preti questi testi debbano tenerli chiusi nella sacrestie". Lei rivendica dunque il diritto e il dovere dei Vescovi a dire la loro in cose di interesse comune e sociale: " certo,altrimenti che ci staremmo a fare? La Chiesa non deve fare e non fa politica attiva, non è questo il suo compito e tanto meno cercare posizioni di potere. Ma i Vescovi hanno il dovere pastorale di illuminare le coscienze dei fedeli su temi eticamente sensibili che talvolta possono entrare in rotta di collisione con la politica. Ripeto, senza fare politica attiva. Rivendichiamo con fermezza il diritto ad apparire sulla vita pubblica, nessuno pensi di lasciare Dio in un cantuccio". Tema immigrazione, che cosa ne pensa?: " si sta esagerando troppo sia in Italia che in Spagna. Domina un senso di paura e forse di fastidio per lo straniero e il diverso. Lo ho detto varie volte: non è cristiano lasciar morire gente in mezzo al mare rifiutandosi di soccorrerle, e quindi disprezzando la dignità della vita umana. Il soccorso ha sempre fatto parte delle regole di civiltà e della marineria, oltre che della morale". - Bruno Volpe - Pontifex -