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SI RISCHIA IL CIELO E NON E' POCO


E' possibile che i vescovi siano motivo di grande preoccupazione per il Papa? Sembra di sì. Non tutti, ovviamente, ma almeno tanti quanto basta per angustiare l'animo di Benedetto XVI. Il quale, alla Messa per la consacrazione di cinque nuovi prelati, celebrata in San Pietro il 12 settembre scorso, si è lamentato apertamente del fatto che nella Chiesa «molti di coloro ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità, per il bene comune». Se ho capito bene, secondo il Papa ci sono nella Chiesa dei pastori, e sono «molti», che mirano più al proprio tornaconto, alla propria immagine, al proprio potere che non alla cura del gregge loro affidato. Questa è una affermazione letteralmente drammatica. Non possiamo certo dubitare della sua fondatezza, visto che l'ha pronunciata il Santo Padre. D'altra parte, non è la prima volta che Benedetto XVI si rivolge ai vescovi della Chiesa con accento severo e animo turbato. Nella lettera loro indirizzata pochi mesi orsono, per "giustificare" (sic!) la decisione di revocare la scomunica ai vescovi ordinati da monsignor Lefebvre, il Papa denunciava schiettamente e coraggiosamente l'esistenza di una situazione per lui dolorosissima: quella d'esser fatto oggetto, da parte di certi presuli, di «ostilità pronta all'attacco», di sentirsi «trattato con odio», di venire «colpito» anche da pastori che, in aggiunta, si mordono e divorano a vicenda, con grave pericolo di distruggersi gli uni gli altri. Perché tanta preoccupazione nel cuore del Pontefice? Impossibile dare qui una risposta esaustiva, ma una delle ragioni che potrebbe spiegare la sua angustia mi pare emerga dalle seguenti, sommarie, considerazioni. Come è noto, la vita del cattolico è milizia, è combattimento: contro il demonio e le sue tentazioni, contro le debolezze della carne, contro il mondo. A capo dell'esercito di Dio, almeno della parte di esso che combatte su questa terra, cioè della Chiesa militante, vi è il Papa, che è vicario di Cristo. I vescovi sono i suoi comandanti, generali e colonnelli. La loro missione, ha detto il Papa in San Pietro, è quella di condurre «gli uomini verso Gesù Cristo e così verso il Dio vivente». Ora, se i "generali" sbandano, tradiscono, complottano, s'azzuffano o pensano a tutt'altro che a guidare in battaglia le anime loro affidate, a farne le spese è la "truppa", il popolo di Dio, il gregge, quindi ciascuno di noi. La drammaticità del problema sta nel fatto che le suddette "spese" hanno direttamente a che fare con la vita eterna, con il Paradiso e con l'Inferno. Se per "colpa" dei generali, per loro infedeltà, incuria, distrazione, ignavia, l'esercito dovesse andare incontro alla sconfitta, i soldati disperdersi, abbandonare le postazioni e ritirarsi, ci si troverà di fronte ad un esito drammatico e, per molti, difficilmente rimediabile. Si rischia il Cielo, e non è poco! lo spiego così una delle ragioni, probabilmente la principale, della reiterata preoccupazione del Papa. La metafora militare potrà sembrare a qualcuno esagerata. La si potrà sostituire con un'altra, volendolo, ma quel che conta è chiedersi se sia fondata o meno. Per me lo è. - Gianpaolo Barra - iltimone -