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SPAGNA: MAREA UMANA CONTRO LA RIFORMA SULL'ABORTO. PIU' DI UN MILIONE IN PIAZZA A MADRID


Una marea umana di circa due milioni di persone, secondo gli organizzatori, ha invaso ieri sera il cuore storico di Madrid per protestare contro la riforma dell'aborto messa in cantiere dal governo socialista del premier José Luis Zapatero e chiederne il ritiro. I 42 movimenti pro vita all'origine della marcia, da Puerta del Sol a Puerta d'Alcalà, hanno parlato prima, mano a mano che la folla si gonfiava, di "oltre un milione", poi di "un milione e mezzo" e alla fine il presidente del movimento capofila il Foro Espanol de la familia (Fef), Benigno Blanco, ha stimato la moltitudine in "due milioni" di persone. La regione di Madrid, presieduta dalla ‘dama di ferro' del Partido Popular Esperanza Aguirre, che ha aderito alla marcia, ha valutato i manifestanti in "oltre 1,2 milioni". Secondo il giornalista cattolico Javi Nieves quella di ieri è stata "la più grande manifestazione della storia in Spagna". Il popolo antiabortista è giunto da tutta la Spagna a Madrid, proclamata dagli organizzatori "capitale mondiale della vita", a bordo di aerei, treni e di oltre 700 autobus. Da Alicante, dall'Andalusia o dalla Catalogna la Spagna cattolica ha occupato il centro di Madrid rispondendo anche agli appelli della Conferenza Episcopale e del Partido Popular, il principale movimento di opposizione al governo Zapatero. Tantissime le famiglie, con una moltitudine di bambini, molti gli anziani, gli adolescenti: un'ora prima dell'inizio della marcia, alle 17, i due chilometri di percorso da Puerta del Sol a Alcalà e Cibeles erano già neri di gente, in mezzo ad una giungla di cartelli e striscioni prevalentemente rossi, il colore dei pro vita in Spagna, molti con il motto della marcia ‘Cada vida importa' (Ogni vita conta). Le associazioni all'origine della manifestazione - fra le principali il Fef, HatzeOir (Fatevi sentire), Derecho a Vivir, Medicos por la Vida - hanno chiesto il ritiro del disegno di legge di depenalizzazione presentato dal governo al parlamento di Madrid. La riforma varata dall' esecutivo Zapatero prevede di concedere a tutte le donne un diritto di libera scelta, se abortire o meno, fino alla 14/a settimana di gravidanza. Questa facoltà è estesa - e questo è uno dei punti più controversi della normativa - alle minorenni fra i 16 ed i 18 anni senza che i genitori debbano essere informati e tanto meno consultati. All'interno dello stesso Psoe di Zapatero questo punto ha suscitato riserve. E fino alla 22/a settimana l'aborto rimane possibile dietro parere medico se la salute psicofisica della madre o il feto sono a rischio. Secondo un recente sondaggio del quotidiano La Vanguardia, una maggioranza di spagnoli è contro la riforma, e la ritiene non necessaria. L'attuale legge - del 1985 - sancisce che l'aborto è consentito in Spagna dietro parere medico solo in tre casi: stupro (fino alla 12/a settimana), malformazione del feto (fino alle 22/a settimana) e pericolo per la salute psicofisica della donna (senza limite di tempo). In pratica quest'ultima disposizione è invocata in più del 90% degli aborti. In alcune cliniche private si sono verificati abusi, con aborti fino al settimo-ottavo mese. Nonostante i sondaggi, le resistenze interne socialiste, le proteste dei vescovi e dell'opposizione, che ha preannunciato un ricorso alla Corte costituzionale, ed ha partecipato alla marcia con l'ex-premier José Maria Aznar, il governo Zapatero non ha ammesso per ora alcun ritocco al progetto. Per diversi analisti il disegno di legge sull'aborto è un chiaro segnale verso i piccoli partiti della sinistra: Zapatero, ora senza maggioranza in parlamento, ha bisogno della loro manciata di voti alla Camera per fare passare la legge finanziaria 2010 nelle prossime settimane. Se sarà bocciata si farà serio il rischio di una caduta del governo socialista.