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GESU' CRISTO VINCE LA MORTE


Con la morte, allora, la vita non è tolta ma è trasformata. Cristo è veramente risorto! È questa la fede gridata coraggiosamente dai primi cristiani, per la quale i martiri hanno dato la loro vita...In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell ultimo giorno».«Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato» (Gv 6,39). La storia dell’uomo è prigioniera del limite: la morte, la nemica invincibile, che Francesco d’Assisi chiama "sorella". La sua verità provoca percorsi non sempre facili: "Perché?" è la domanda che sconvolge chiunque perda una persona cara. Solo il Vangelo, a chi lo accoglie, dà la risposta: Cristo ha vinto la morte e in questa vittoria c’è la promessa della nostra risurrezione. Il fondamento del nostro credo si struttura su questa verità, perché «se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede» (1Cor 15,17). Con la morte, allora, la vita non è tolta ma è trasformata. Cristo è veramente risorto! È questa la fede gridata coraggiosamente dai primi cristiani, per la quale i martiri hanno dato la loro vita. Follia per i pagani, scandalo per gli ebrei, è l’unica verità che muta gli orizzonti della nostra storia. Credere in Gesù non significa illudersi che tutto andrà bene, non significa avere una vita più lunga, o essere risparmiati dalle prove. Certo, è umano chiedere al cielo la soluzione ai propri problemi e Dio, come un buon Padre, è pronto ad ascoltare i propri figli. Tuttavia, non si può nascondere la verità: anche chi guarisce miracolosamente da un male un giorno morirà. Cenere siamo e cenere diventeremo, ma credere in Dio è credere che la morte non è l’ultimo traguardo. È essere coscienti che fa parte del nostro patrimonio, ma è credere che la morte non è per sempre. Una volta si moriva in casa e perfino i ragazzini erano là, presenti, a imparare un percorso doloroso che un tempo faceva parte del vocabolario della vita, perché l’unico modo per difendersi da un nemico è conoscerlo. Oggi, invece, non parliamo della morte perché non crediamo nella vita oltre la vita e pensiamo di sfuggirla nascondendola a noi stessi. I nostri ragazzi non sono attrezzati alla verità, non conoscono la morte e proprio perché non la conoscono la sfidano quotidianamente, la provocano, la mettono in condizione di agire negli sballi del sabato sera. Abbiamo smontato la morte dal nostro vissuto come se fosse un fatto che non ci riguarda, l’abbiamo anestetizzata pensando che la scienza sia sempre capace di dare le risposte che ci servono per detronizzarla. La cosa più drammatica è che a volte per nascondere la paura della nostra morte, cancelliamo perfino il ricordo di chi ci ha preceduto. Spargiamo al vento, e non solo metaforicamente, le ceneri del caro estinto e con esse la speranza di un incontro futuro, ma nascondere la morte non servirà per evitarle di fare il suo ingresso nella nostra storia. Nessuno sarà risparmiato dalla morte. La commemorazione dei fedeli defunti, per chi crede nella risurrezione della carne, è allora il luogo in cui si guarda in faccia la verità: è il giorno in cui non il nostro dolore, le nostre difficoltà, la nostra paura della morte, ma i nostri cari andati sono protagonisti della vita. I nostri cari non sono morti ma vivi altrove e, benché considerati da molti assenti, ritornano a essere presenti: è la festa loro. Cristo è davvero risorto e con lui tutti i nostri defunti. La morte fa paura, è vero, ma ignorarla non serve e forse se ci rendessimo conto che solo la verità ci rende liberi, capiremmo che non potendo evitare la morte è preferibile vivere da vivi piuttosto che far vincere la morte ogni giorno. Sarebbe bello se tutti riuscissero a dire: «La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1Cor 15,54). - don Gennaro Matino - donboscoland -