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APPELLO AI CREDENTI: NON DORMITE, ALZATE LA VOCE


«Sa cosa penso, tutto sommato? Che noi cristiani stiamo dormendo. Questa manifestazione di secolarismo aggressivo dovrebbe essere un segnale per svegliarci e alzare un po’ la voce». Il cardinale Walter Kasper, 76 anni, presidente del pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, è una persona mite, finissimo teologo che fu assistente di Leo Scheffczyk e di Hans Küng e ha guidato le facoltà di Münster e Tubinga, insegnato a Washington, pubblicato opere tradotte in tutto il mondo come Il Dio di Gesù Cristo, un uomo di dialogo (da anni tiene per la Chiesa i rapporti con le altre confessioni cristiane e con gli ebrei) aperto al mondo laico e ai non credenti. Essere miti, però, non significa dormire, sorride: «In alcuni ambienti europei, a Strasburgo e Bruxelles, vogliono costruire una realtà che non sarebbe più Europa, perché senza cristianesimo l’Europa non è. Tale tendenza antistorica esiste, ha potere, e questo non si può tollerare: anche i politici che si dicono cristiani dovrebbero parlare…».Per dire cosa, eminenza?«Nel centro di tutte le antiche città d'Europa c'è una cattedrale, vogliono abolire anche le cattedrali? Sono costernato all'idea che un tribunale europeo abbia potuto pendere una decisione del genere. E radicalmente antieuropea. Se si viaggia dalla Spagna all'Estonia e fino a Mosca, dappertutto si trova la Croce: dice la nostra cultura, è l'eredità comune che ha unito il continente, non si possono negare così le proprie radici».La sentenza parla di «violazione della libertà religiosa»…«Togliere il crocifisso dalle aule, semmai, è una violazione del sentire della maggioranza: i cristiani sono e restano la gran parte, soprattutto in Italia, e la maggioranza non può essere orientata dalla minoranza. Ma non si tratta tanto di questo. E' chiaro che per noi cristiani è essenzialmente un simbolo religioso. Oltre a questo, però, la Croce è un simbolo culturale».A quanto pare, però, c'è chi si sente offeso…«Il crocifisso è un segno di carità e di benevolenza, non può essere offensivo, non minaccia nessuno. Dice l'amore e la misericordia di Dio, una misericordia che è per tutti, anche per i non credenti».Ma la laicità?«La laicità è legittima, viviamo in una società pluralista nella quale convivono diverse fedi e idee, dobbiamo avere tolleranza e rispetto verso gli altri. Questa decisione, tuttavia, è molto strana, non esprime laicità ma ideologia, un laicismo che si fa intollerante: voler togliere il crocifisso è intollerante».Non c'è anche una responsabilità di chi ha stravolto e usato la Croce come un segno «contro» gli altri?«E' vero, spesso nella storia è stata usata in questo modo. Ma non credo che oggi nessuno possa intenderla così. No, ciò che resta dopo aver tolto i simboli è il vuoto. Il vuoto! E questo il senso della secolarizzazione? Che non c'è più nulla? Ma che cosa vuol dire?».Il Papa, in volo verso Praga, diceva che le «minoranze creative determinano il futuro» e la Chiesa «deve comprendersi come minoranza creativa». E questo il destino dei cristiani in Europa?«La Repubblica Ceca è un caso straordinario, ma nel resto d'Europa i cristiani non sono una minoranza: restano una grande maggioranza con una grande eredità culturale. La Croce dice da dove veniamo, ha unito il continente, ci sono Stati come la Svizzera o la Svezia che l'hanno nella bandiera, un simbolo religioso divenuto simbolo nazionale! Ripeto: che cosa sarebbe l'Europa se i cristiani non ci fossero più? Non sarebbe più Europa».Diceva che i cristiani devono «svegliarsi». In che modo?«Mostrando la loro presenza. La tolleranza verso gli altri è doverosa, ma ci siamo anche noi e abbiamo i nostri diritti. Del resto siamo in democrazia, no? Abbiamo le elezioni. Io mi sono sempre lamentato che così poche persone vadano a votare per eleggere il Parlamento europeo. E i parlamentari devono rispondere a coloro che li hanno eletti».  - Gian Guido Vecchi - Corriere della Sera