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VIVERE L’AVVENTO: LA NOSTALGIA


L’avvento è il tempo della nostalgia. La nostalgia è il desiderio colmo di amore di quanto riempie nel profondo il nostro cuore e lo può rendere felice. Ha sempre a che fare con l’amore, con il cuore che con la nostalgia si dilata. Per Agostino la nostalgia è la condizione di fondo dell’essere umano. L’essere umano, per sua natura, ha nostalgia di Dio. Non è sempre evidente, ma in ogni desiderio terreno risuona questa nostalgia estrema di Dio. Se io cerco appassionatamente di raggiungere il successo, di avere qualcosa, di essere ricco, di essere famoso, la mia nostalgia va molto al di là di quanto posso raggiungere. Non c’è nessun riconoscimento capace di colmare fino in fondo la mia nostalgia. Non c’è nessun possesso capace di donarmi pace piena. In tutto io ho ultimamente nostalgia di Dio. Lo ha bene espresso Agostino nella formula classica: «Il mio cuore è inquieto finché non trova pace in te, mio Dio». Chi rimuove la sua nostalgia, si ammala di qualche mania. La mania è sempre una nostalgia rimossa. L’Avvento sarebbe il tempo nel quale mutare le nostre manie nuovamente in nostalgie. Ognuno di noi ha delle manie, delle dipendenze interiori. Non si tratta solamente di manie che saltano subito agli occhi come l’ alcolismo, la dipendenza dalle droghe o dalle medicine, la mania di lavorare sempre, la mania di avere relazioni o del sesso, la mania del gioco. Non appena noi diventiamo dipendenti da un comportamento o da una certa cosa, si forma in noi una struttura maniacale. Non possiamo più stare senza quel comportamento o senza quella precisa cosa. Il trucco starebbe tutto nell’ osservare esattamente le nostre manie e scoprire in esse la nostalgia che ci mostra che il nostro desiderio rimanda al di là del quotidiano e del banale. In ultimo vi si trova la nostalgia di una patria e di sicurezza, la nostalgia di un paradiso perduto. Questo, però, non è uno sviluppo erroneo o insano, non è espressione di immaturità o una regressione. Indica piuttosto qualcos’ altro, cioè l’intuizione che noi possiamo metterci sul campo di battaglia della vita solamente se stiamo bene con noi stessi e se percepiamo Dio come il mistero che abita in noi. Se durante il tempo d’Avvento entro in contatto con la mia nostalgia, posso riconciliarmi con la mediocrità della mia vita. Posso prendere distacco dalle illusioni che io mi sono fatto della mia vita, per esempio dall’illusione di poter corrispondere fino in fondo alla mia vocazione, o che la mia famiglia possa vivere sempre in completa armonia, oppure che io abbia sempre successo e sia amato da tutti. Molti si attengo- no ostinatamente a queste illusioni. Se la vita non le porta a compimento, le rimuovono per poter figurare la propria vita con colori rosei. Se raccontano qualcosa ad altri, spesso esagerano. Descrivono la realtà in modo più coinvolgente di come essa realmente è. Tutto in loro è qualcosa di particolare. Quando parlano di sé, raccontano sempre quanto sia straordinario il processo che avviene in loro. Vogliono nascondere così il fatto di trovarsi in una profonda crisi. Serrano gli occhi di fronte alla banalità della loro vita e sostengono l’illusione della propria particolarità con una descrizione esagerata della propria situazione. La mia nostalgia ha effetti positivi. Mi impedisce di avere aspettative esagerate dalla mia vita e di schiacciare gli altri con le mie voglie. Posso riconciliarmi con il mio quotidiano così come è. Posso accogliere le persone così come esse sono…. La nostalgia mi porta al di là di questo mondo. Vi è in me un qualcosa al di là del mondo, un qualcosa sul quale il mondo non ha potere. La nostalgia mi libera, quindi, dalla prigionia di questo mondo. Accetto che nessuno possa colmare la mia nostalgia più profonda. A partire da un simile atteggiamento posso andare incontro alle persone in piena libertà, senza fissarle in una immagine statica con eccessive attese. La nostalgia mi rende possibile un’apertura senza pregiudizi di fronte agli altri. In tal mo- do posso godere dell’incontro e della relazione, senza voler sempre avere qualcosa di più. L’altro mi rimanda a Dio, senza dover essere Dio per me. È di Saint-Exupéry la frase: «Se tu vuoi costruire una nave, insegna agli uomini la nostalgia del mare aperto». Nella nostalgia si trova, quindi, una forza che ci rende capaci di affrontare in modo concreto le utopie. La nostalgia ha spronato le persone del medioevo a costruire cattedrali altissime. Quest’arte di costruire è nata dalla nostalgia. La musica vive di nostalgia. Apre una finestra sul cielo. Ogni arte è, alla fin fine, il venire alla luce dell’eterno, di quanto non è mai stato, espressione della nostalgia del totalmente Altro. La nostalgia ha la forza di frantumare il cemento, di scassinare i carri armati che noi ci siamo costruiti a nostra difesa per essere insensibili di fronte all’altro mondo. La nostalgia apre il nostro piccolo mondo. Mantiene aperto l’orizzonte che sta al di sopra di noi. La nostalgia non si chiude ai fatti spaventosi della vita. Ci pone sulla traccia della speranza, che ci fa guardare in faccia la realtà, senza dubitarne. Domandati sempre, durante il tempo d’Avvento, quale sia veramente la tua più profonda nostalgia. Se entri in contatto con la tua nostalgia, il tuo cuore si allargherà. Ti sentirai libero, anche se tutto intorno a te ti sta stretto. Credi alla tua nostalgia di patria e di sicurezza, di vera vita e di amore autentico. Quando canti i canti di Avvento o ascolti i testi del profeta Isaia, lascia che le parole penetrino profondamente in te, in modo che siano esse a stimolare la tua nostalgia. La tua nostalgia amplierà la tua vita e ti condurrà alla fonte della vita che in te sgorga e non si lascerà limitare alla ristrettezza delle pietre che si trovano intorno a te. - A. Grun - donboscoland -