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MEDJUGORJE, DOVE LA FEDE DIVENTA TANGIBILE


Sono in coda ad un semaforo. Vedo automobilisti con gli occhi stanchi dopo una giornata di lavoro, stressati e molto nervosi. Anche il mio sguardo è spento: le immagini della distruzione di Haiti, quei corpi senza vita lasciati a se stessi mi tormentano. Sono le 17.40. Penso che i nostri occhi siano molto diversi da quelli delle sei persone di Bijakovici, frazione di Medjugorie, comune di Citluk in Erzegovina che, dal 24 giugno 1981, appaiono radiosi al comparire della Gospa, la Madonna. Sei veggenti, in possesso di segreti sul futuro prossimo dell’umanità, che vedono chi periodicamente, chi quotidianamente, le apparizioni mariane. Dopo Fatima, Lourdes, Medjugorie è l’unico posto dove ancora la Vergine, pare si presenti con assiduità, verosimilmente intorno alle 17.45 per lasciare dei messaggi al mondo. Penso ai mille commenti lasciati su facebook rispetto al dramma di Haiti e mi ritorna in mente il messaggio di Pietro, che scrive preghiamo che trovino e salvino quelle povere persone. Ha scelto preghiamo non speriamo. Abbiamo chiuso il 2009 con discussioni sul crocefisso nelle scuole e sul diktat di non far costruire nuovi minareti: operazioni di sottrazioni, rancori vecchi e mai sopiti tra le varie religioni. Mi domando: ha senso ancora pregare? Ho cercato risposte a questo amletico quesito, unendomi ad un pellegrinaggio di fedeli verso Medjugorie, dal 29 dicembre 2009 al 3 gennaio 2010. Mi sono mescolata sul pullman di 50 pellegrini partiti da Pordenone e Trieste. Sono salita senza vangelo/rosario, conoscendo solo le principali preghiere. Ero incuriosita, desideravo guardare quella cittadina bosniaca senza pregiudizi, come un bambino che osserva ingenuamente il nuovo che avanza. Arrivata a Medjugorie, ho trovato persone di ogni nazionalità: una babele di lingue in una piccola località, le cui apparizioni mariane si addentrano su pendii impervi, terre rosse e colline sassose con alberi di quercia, corniolo, frassino, alberi di melograno, nonché la tipica bassa vegetazione mediterranea (rovi, spineti, salvia). Ho visitato i luoghi dove si verificherebbero le apparizioni di una giovane donna bellissima, spesso coperta da un semplice vestito grigio ed un velo bianco. Le sembianze di quella donna dagli occhi azzurri ed i capelli neri, descritte dai veggenti, ora si scorgono su una statua e nei molti depliant di preghiere disseminati ovunque, non solo a Medjugorie. La notte di Capodanno ero insieme ad un numero incalcolabile di persone, all'omelia del cardinale Schönborn, arcivescovo di Vienna. La chiesa di San Giacomo era gremita di persone, impossibile entrarvici. Ho quindi scelto di seguire la messa davanti ad un maxischermo, all'aperto. Pioveva, avevo freddo e non riuscivo a smettere di guardare contemporaneamente lo schermo e le persone stipate accanto a me. Occhi inumiditi, molta commozione che ha prodotto anche singolari paragoni: c'è stato un momento nel quale il volto di quel cardinale austriaco è sembrato a molti ricordare quello di papa Wojtyla. Si intenda, non una mancanza di rispetto verso il pontefice attuale, bensì forse il desiderio di rivedere vicino un volto amato. E le curiose situazioni createsi a Medjugorie non furono solo queste. La notte del 1 gennaio 2010 salimmo sul monte Podbordo con piccole torce, arrampicandoci sul sentiero sassoso, incuranti del diluvio che si abbatteva lungo il nostro cammino. La veggente Marija ci aveva parlato di un'apparizione straordinaria della Vergine, chiamata anche Regina della Pace. Non un red carpet, un tappetto rosso, ad attenderla, bensì rivoli di fango e pellegrini bagnati fradici. Per seguire il momento, come altri, ho cercato un sasso dove sedermi. In quei frangenti, ho realizzato che i sassi intorno a me erano pieni di fessure contenenti foglietti vergati a mano con la richiesta di grazie. Ho visto un uomo lasciare là il proprio cartellino aziendale, che ho scoperto poi non avrebbe utilizzato più in quanto licenziato su due piedi per il fallimento della sua azienda.Terminata l'apparizione, siamo scesi con facilità, sebbene i nostri abiti fossero un concentrato di fango e acqua, incollati al corpo come una seconda pelle! Ho visto sorrisi e persone tristi perché avrebbero voluto un segno speciale ad hoc. Oltre al Podbordo, ho percorso la via Crucis sul monte Krizevac , sulla cui cima, a 448 m di altezza, è collocata una croce di cemento armato che riporta la dicitura: 33-1933, in ricordo del 1900° anniversario della resurrezione di Cristo. Lungo questo monte, situato a 2,5 km dalla chiesa di Medjugorie, c'è un ripido sentiero di pietra e 14 rilievi in bronzo che rappresentano le tappe della passione, della morte e della resurrezione di Gesù. Anche qui, vi salgono fedeli, molti dei quali scalzi o in calzini e per nulla preoccupati di scivolare. Medjugorie è cambiata rispetto al 1981. Ora ci sono pensioni, alberghi, negozi di souvenir, persino pizzerie. Per i detrattori questo è business allo stato puro, onestamente posso riferire che la decisione di digiunare a pane ed acqua per un'intera giornata è stata accolta con un sorriso da parte dei proprietari della pensione dove alloggiava il mio gruppo. Con il digiuno, a detta della Gospa, si fermerebbero le guerre. Il nostro piccolo sacrificio, di un giorno, ha alleggerito i guadagni della pensione ospitante ma aiutato i bambini di un orfanotrofio locale: quasi 500 euro! Non sono tornata con verità in tasca da dispensare, anzi a dirla tutta, neanche sapevo che questo mio viaggio sarebbe diventato un reportage! Ho riferito ciò che ho visto, senza edulcorare la realtà. Sono una piccola persona e, francamente, da giornalista, ho cercato di raccontarvi questa mia parentesi spirituale nel pieno rispetto anche di chi è ateo o scettico. I miracoli, le grazie, le conversioni le lascio raccontare ad altri, non ultimo a Paolo Brosio che ho incrociato lassù - di Sonia Bianco - Affaritaliani -