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LACRIME ROSSE E MIRACOLI. IL CULTO SILENZIOSO CHE PROSPERA DA 15 ANNI


«Ho tra le mani le cartelle cliniche di una donna, guarita istantaneamente da un cancro ai polmoni e mi ha sempre colpito anche il caso di un importante sceicco musulmano, che ha portato in dono un gioiello dopo che la moglie aveva ricevuto una grazia… Ma a quindici anni di distanza dalle lacrimazioni della Madonnina - dice il vescovo emerito Girolamo Grillo - ciò che davvero mi commuove sono i veri miracoli, i frutti spirituali, evidenti anche a me nelle ore che passo qui a confessare». Sono passati esattamente quindici anni da quando a Pantano, una frazione alla periferia di Civitavecchia, una Madonnina di gesso proveniente da Medjugorje versò lacrime di sangue. Per alcuni giorni migliaia di persone passarono per il giardino di Fabio Gregori, l’operaio dell’Enel proprietario della statuina. Tanti, tantissimi i testimoni delle lacrimazioni: tra di loro anche il comandante dei vigili urbani, dichiaratamente agnostico. Alla Madonnina venne fatta una Tac e non fu trovato alcun trucco al suo interno. Senza esito l’inchiesta della magistratura, sgonfiate le denunce per abuso della credulità popolare, nessuna truffa emersa dalle indagini. Oggi, archiviato il clamore, mentre la Chiesa ufficialmente si mantiene prudente e sospende il giudizio - ma è noto e documentato con tanto di firma autografa papale che Giovanni Paolo II credeva alle lacrimazioni e volle venerare personalmente la Madonnina facendosela portare in Vaticano - a non fermarsi è il flusso di pellegrini. Provengono da tutto il mondo, ma cresce il numero dei polacchi. Monsignor Girolamo Grillo, vescovo emerito, è stato direttamente coinvolto negli eventi accaduti tra febbraio e marzo 1995. Inizialmente incredulo, richiesto di cambiare atteggiamento da una telefonata del principale collaboratore di Papa Wojtyla, l’allora Segretario di Stato Angelo Sodano, si è ritrovato ad essere personalmente testimone dell’ultima lacrimazione, la quattordicesima, avvenuta sotto i suoi occhi, in casa sua. «Ho rischiato l’infarto» dice oggi con un sorriso di gratitudine sulle labbra. «Spesso - confida al Giornale - mi viene rivolta la seguente domanda: perché non parla più della Madonnina, come faceva un tempo? Io rispondo: ora non sono più io il responsabile della diocesi di Civitavecchia, ma non avrei parlato egualmente, perché mi sono accorto che, in seguito al mio silenzio, l’iniziativa di proporsi alle anime è stata presa direttamente dalla stessa Madonna. È lei a chiamare, è lei a bussare al cuore di tante anime». Grillo ogni domenica trascorre due ore e mezza nel confessionale della chiesa di Sant’Agostino, a Pantano. «La soprannaturalità di un fenomeno religioso non la si potrà mai dimostrare - spiega - con la sola ragione. In questo campo, infatti, di enorme rilevanza sono i frutti: un albero è buono soltanto quando i frutti sono buoni. Ecco perché la Chiesa, quando si tratta di questi fenomeni, non ha mai alcuna fretta di pronunciarsi». Il vescovo snocciola l’elenco di questi «frutti»: «Innanzitutto le continue grandi conversioni, da parte di persone che, ad esempio, ignoravano il sacramento della confessione anche da quaranta o cinquant’anni. Padre Everardo, che ha confessato qui per cinque anni, mi ha confidato di aver contato, durante tutto quel periodo, una grande conversione al giorno». Monsignor Grillo ricorda che c’è poi tanta gente che riscopre la preghiera e l’adorazione eucaristica. Ma la Madonnina di Civitavecchia appare «specializzata» nell’aiutare i giovani a uscire dal tunnel della droga, nel ricomporre i matrimoni in crisi, nell’aiutare le coppie senza figli ad averne uno. «Tra gli ex voto - confida - ci sono le siringhe degli ormai ex tossicodipendenti, ci sono molti anelli, segno delle unioni che si ricompongono. E sono davvero tanti i bambini concepiti dopo che i genitori, senza figli da molti anni, sono venuti qui a pregare». Il vescovo emerito accenna al collier regalato alla Madonnina da un facoltoso sceicco musulmano, un petroliere. «Ha chiesto una grazia per la moglie gravemente ammalata, e lei è guarita». Ma ciò che più conta è che «i fedeli che accorrono a Civitavecchia da tutte le parti del mondo sono convinti di trovarsi di fronte a un fatto soprannaturale». Entrando nella chiesetta c’è un registro, che viene cambiato mediamente due volte al mese: «Commoventi sono le preghiere dei piccoli: credo sia questo, in effetti, il linguaggio che la Madonna preferisce. Non per nulla, del resto, la prima testimone del pianto della Madonnina è stata la piccola Jessica Gregori, che all’epoca aveva appena cinque anni e mezzo». - Andrea Tornielli -