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L'UNIVERSITA' CATTOLICA DI MILANO E' GRAVEMENTE SUCCUBE DEL PENSIERO DOMINANTE!!!


L'Univeristà Cattolica di Milano pubblica il "Lessico sui diritti umani". Ma il diritto alla vita non c'è. Come mai?"Vita e Pensiero", l'editrice dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, pubblica il Lessico sui diritti umani, a cura di Susan Marks e Andrew Clapham (Milano 2009, pp. 528) realizzando così un'operazione culturale che desta molte perplessità. Non esiste nel Lessico nessuna voce riferita al diritto alla vita, né al diritto alla famiglia o al diritto della famiglia, né al diritto alla libertà di educazione inteso come diritto dei genitori e quindi della famiglia. Non solo non esistono queste voci, ma nemmeno nella trattazione di ambiti contigui, come per esempio la voce "Bambini", oppure "Donna", "Salute", "Sessualità", si notano minimi riferimenti al diritto alla vita e mai si può leggere la parola famiglia. Quale sia il senso di una simile operazione  culturale da parte dell'Università cattolica di Milano mi sfugge. Questa mancanza suscita in Francesco Bestagno, nella Introduzione, solo la fuggevole annotazione che il metodo degli autori «porta a risultati che possono non essere unanimemente condivisi» (p. 5). Ciononostante egli afferma che il Lessico «tende a individuare i valori sostanziali alla base delle norme internazionali analizzate» e sostiene che l'idea di fondo del libro è che «l'effettivo godimento dei diritti fondamentali della persona consistono nella diffusione nell'intera società di una cultura dei diritti umani, e il suo radicamento nella società civile» (p. 8). Mi chiedo come sia possibile "individuare i valori sostanziali" e "diffondere una cultura  dei diritti" umani senza parlare di vita e famiglia.La mia osservazione critica riguarda sì la coerenza di questa pubblicazione con le finalità della  Cattolica e con l'insegnamento della Chiesa, ma soprattutto la scientificità dell'operazione. Si potrebbe infatti sostenere che l'editrice dell'Università cattolica deve pubblicare qualsiasi libro, a patto che sia scientificamente fondato. Ma una trattazione sui diritti umani che dimentichi il diritto alla vita e alla famiglia può considerarsi scientificamente fondata, oppure risulta essere viziata di riduzionismo ideologico? Una delle principali caratteristiche dei diritti umani è la loro indivisibilità: non li si può separare, stanno insieme tutti oppure cadono tutti. L'eliminazione dalla trattazione del diritto alla vita e alla famiglia priva della adeguata luce anche la trattazione di altri diritti, come per esempio quelli relativi alla sessualità. La voce "Sessualità" (pp. 395-414) infatti è completamente dipendente dall'ideologia del genere, intende la sessualità come "orientamento sessuale" culturalmente e storicamente orientato e fa propria unicamente  la prospettiva di Foucault. Nella voce "Salute" (381-394) si parla ovviamente del «diritto alla salute riproduttiva». L'impianto antropologico è individualista. Come si vede non si tratta solo della mancanza di uno o due tasselli. Questa mancanza stravolge anche la trattazione degli altri diritti e rivela una scelta ideologica di fondo di amputazione o riduzionismo  antropologico. Non solo quindi una simile pubblicazione cozza contro centinaia di pronunciamenti del magistero della Chiesa, ma non assolve nemmeno ai propri doveri di scientificità. Non si capisce come mai l'Università cattolica non pubblichi un proprio "Lessico sui diritti umani"  decentemente impostato sia sul piano antropologico che scientifico.Se poi si osserva la realtà del panorama internazionale, l'esistenza di violazioni macroscopiche del diritto alla vita, alla famiglia, alla dignità della sessualità, alla dignità della donna sono sotto gli occhi di tutti. Le violente politiche del figlio unico che violano tanti altri diritti per violare quello alla vita; le violenze perpetrate a tante donne dei paesi poveri per imporre il mito ideologico della "salute riproduttiva"; l'aborto di massa sono massicci spaccati di realtà. Che credito dare ad un Lessico sui diritti umani che non se ne cura? La prima regola deontologica di chi esercita ricerca scientifica è di non fingere che la realtà non esista. - *Stefano Fontana è Direttore dell'Osservatorio Internazionale "Cardinale Van Thuan" sulla Dottrina Sociale della Chiesa - dueminutiperlavita -