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PIER PAOLO PASOLINI, ABORTO E POTERE DEI CONSUMI


Da almeno trent'anni il tema dell'aborto è al centro del dibattito politico-culturale italiano. La legge n.194/1978, che ha legalizzato l'interruzione di gravidanza, è tuttora una legge che fa discutere e fa litigare. E non è solo la Chiesa Cattolica a sostenere, da sempre, la gravità di questo grave gesto. Letterati, artisti, cantanti, con i mezzi loro più consoni, mandano avanti questa battaglia. Parlavo di letterati e artisti... pochi hanno avuto lo stesso spessore di Pierpaolo Pasolini, autore fondamentale della nostra letteratura e del nostro cinema recenti. Sorprende che Pasolini, comunista convinto e omosessuale, prenda nettamente posizione contro l'aborto in un articolo del 1975, cioè nel pieno della diatriba che porterà alla nascita della legge 194.Gli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970 furono, come ben sappiamo, anni di forte cambiamento: la contestazione degli studenti fu accompagnata da una più generica contestazione della società di allora e dei suoi mores. Pasolini, lungi dall'essere conformista, in più occasioni si schierò apertamente in contrasto con le opinioni più diffuse nella cultura sessantottina e denunciò, come in questo caso, i rischi di una degenerazione radicale dei costumi. Seppure possa risultare paradossale, dal momento che Pasolini diede più volte scandalo per le sue condotte discutibili, la sua è davvero una grande testimonianza di pensiero critico e autonomo. Ecco qualche tratto saliente del suo articolo, pubblicato su Il Corriere della Sera, e poi apparso tra gli Scritti Corsari:"Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell'aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo. (...)L'aborto legalizzato è - su questo non c'è dubbio - una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito, a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della "coppia" così com'è concepita dalla maggioranza - questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi - da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione del benessere ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti, primo risultato di una libertà sessuale "regalata" dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l'ossessione; perché è una facilità "indotta" e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l'esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza. Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): e la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com'era nelle speranze democratiche)".Si tratta di parole forti, pesanti, ma particolarmente efficaci nel mettere in luce gli evidenti rapporti tra aborto e libertà sessuale sregolata, senza principi di riferimento, permeata da istinti animaleschi. Dedicato a chi crede che l'aborto sia una grande conquista di civiltà...-Fabrizio Margiotta  - cogitoetvolo -