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24 MARZO: 18MA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNO IN MEMORIA DEI MISSIONARI MARTIRI


Ricorre oggi la 18ma Giornata di preghiera e digiuno a ricordo dei missionari martiri. Voluta dal Movimento giovanile missionario delle Pontificie opere, essa si celebra ogni anno il 24 marzo, giorno in cui mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador è stato ucciso durante la celebrazione della messa. La memoria dei martiri è uno degli elementi cardine per approfondire la fede: Giovanni Paolo II ne ha rilanciato il valore quando ha voluto preparare la Chiesa ad entrare nel terzo millennio. Ora, sulla sua scia, molte comunità cristiane, associazioni, semplici fedeli organizzano marce, digiuni, rosari per onorare fratelli e sorelle che nel mondo muoiono a causa della fede. Ma perché il culto dei martiri divenga una base per il rinnovamento della nostra fede, sono necessarie alcune puntualizzazioni. Occorre anzitutto ricordare tutti i martiri, senza scremare, nascondere o dimenticare quelli che non sono assimilabili alla nostra mentalità. In passato, si preferiva parlare soprattutto di martiri "progressisti", uccisi da regimi di destra – soprattutto in America Latina – o da regimi succubi del neocolonialismo occidentale (come in Africa). Lo stesso mons. Romero è stato usato per molto tempo come una bandiera per criticare la supremazia Usa in America Centrale. È stato Giovanni Paolo II a strappare dalle viscide strumentalizzazioni politiche la figura di questo martire, mettendo in luce il suo cuore appassionato a Cristo e la prontezza nel suo donare la vita per il bene del suo popolo. Oggi sembra si preferisca parlare soprattutto dei martiri nel mondo islamico, forse perché si vede in questo un loro possibile uso nella lotta mondiale al terrorismo e per esaltare la necessità di sicurezza nelle proprie frontiere. C’è anche il pericolo opposto: che per paura di strumentalizzazioni politiche, i cristiani tacciano sui loro eroi della fede. Ricordare i martiri è onorare la loro fede e il dono fatto della vita a causa del Vangelo, per imparare a divenirne imitatori, non un mezzo per fare campagne politiche. A questo proposito vale la pena ricordare che vi sono martiri cinesi, fra i più dimenticati dalla Chiesa e dalla società. Pochi cristiani – nemmeno vescovi – si ricordano che nelle prigioni cinesi ci sono tre prelati della Chiesa cattolica scomparsi da anni (qualcuno da decenni) nelle mani della polizia. Poche volte ho visto pregare per loro, implorare la loro liberazione alle autorità di Pechino. Un simile destino capita ai cristiani vietnamiti (e all’arcivescovo di Hanoi, mons. Kiet), da anni sotto le percosse, i soprusi, il bombardamento mediatico del governo. Eppure la loro testimonianza è fra le più feconde in Asia, e la loro persecuzione è molto vicina a quella che potrebbe capitare a noi, da parte di un governo statolatrico che pretende occupare tutti gli spazi sociali e morali della vita della gente: un po’ come fanno i governi occidentali con l’aborto, la pillola, il preservativo e altri fantomatici "diritti". Il ricordo dei martiri deve spingere anche al pellegrinaggio. Anzitutto alle loro tombe, ma poi alle case e alle chiese delle comunità del Salvador, del Messico, del Medio Oriente, della Cina. Questi viaggi devono servire a condividere la sofferenza, ma soprattutto la fede di questi nostri fratelli, "portando le loro catene" (Ebrei 13, 3), perché nasca una maggiore decisione missionaria in ognuno, in particolare nei giovani. Il culto dei martiri ha un valore anche per la società civile: in un mondo relativista, che rischia il suicidio per mancanza di valori, la loro preziosa testimonianza afferma che vi sono valori per cui vivere e morire, che vi è una Vita più potente della morte. Non per nulla i vescovi del Giappone hanno voluto mettere sotto la protezione dei martiri giapponesi la vita di tanti loro giovani tentati dal suicidio. Per gli Stati e i governi, il culto dei martiri deve muovere a garantire ovunque la libertà religiosa. Il loro sacrificio è il segno di disordine e violenza nella società, due elementi che non aiutano né la crescita, né la pace. La loro morte per amore a Cristo è un pegno di riconciliazione. - AsiaNews -IL VOCABOLARIO DEL TESTIMONE MARTIRELeggendo la vita di tanti testimoni nella fede, di tanti uomini e donne che hanno dato la loro vita per Dio e la missione da Lui affidata, rimaniamo affascinati e meravigliati, più che dalla morte tragica e drammatica, dalle loro scelte di vita, dai loro atteggiamenti, dal loro modo di pensare e di accettare la volontà di Dio. Sono solo 15 le parole che abbiamo scelto tra le tante, parole che ci permettono di parlare dei martiri e ci ricordano che ancora oggi è urgente la testimonianza di vita. Un cammino che inizia con il perdono, la virtù più difficile da assumere, perché ci porta a morire a noi stessi e alle nostre ragioni; il desiderio di giustizia per l’umanità; un amore gratuito, incondizionato e senza misura; uno spirito di comunione che ci fa sentire parte della stessa famiglia di Dio; un impegno di condivisione con i fratelli e le sorelle che il Signore ci mette accanto. Queste sono le prime cinque parole che fanno di un cristiano un testimone autentico. Accanto a queste altre cinque parole, altrettanto importanti. Di fronte alle difficoltà è necessaria una grande dose di coraggio che ci viene da Cristo; la fede in Colui che è sempre fedele e che ci invita ad imitarlo; un atteggiamento di gentilezza che ci viene dalla serenità in Cristo; la speranza che ci porta a guardare sempre avanti; la coerenza che ci permette di lottare sempre, di non fermarci. A rendere ancora più incisiva la testimonianza, le ultime cinque parole del vocabolario del martire. Una vita di fede e coerenza implica anche l’accettazione del sacrificio; ogni giorno il testimone è chiamato all’abbandono alla volontà di Dio; uno spirito di accoglienza dell’altro e dell’Altro è quotidiano; il nascondimento, atteggiamento fondamentale che ci ricorda che protagonista della nostra vita è Cristo; e ciò che Cristo desidera da noi è di vederci nella gioia, nella pace e nella serenità. Vi invitiamo a soffermarvi su alcuni dei tanti martire che conoscerete attraverso queste pagine e vi chiediamo di aggiungere accanto a queste 15 parole, accanto a questo piccolo vocabolario del martire, tante altre parole che ci avvicinano a Cristo e alla sua missione.PREGHIERA Grazie, Signore, per i tanti fratelli e sorelleche ora illuminano il nostro cammino,sostengono la nostra faticosa fede,danno coraggio alle nostre scelte e decisioni.Grazie perché in loro noi scopriamoquanto la testimonianza di vita sia efficace,vera e forte se vissuta nel tuo nomee quanto la morte, anche se tragica, violenta come la tua, sia feconda di grazia e di speranza per tutti.Grazie, Signore, per l’esempio dei nostri martiriche si sono abbandonati totalmente nelle tue mani,perdonando e amando.A cui la vita non è stata tolta, perché già da sempre donataed ora continuano a vivere, ad amare a fecondare la terra, perché con Te e in Te, continuano ad attirare tutti al tuo Cuore.Donaci il tuo Spirito Santo per illuminare i nostri passie colmaci delle tue benedizioni,perché, sull’esempio di chi ci ha preceduto nel cammino,possiamo essere benedizioneper ogni uomo e donna sulla terra.Amen- operemissionarie -