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LE DUE LEZIONI DEL TRADIMENTO DI GIUDA ISCARIOTA, SECONDO IL PAPA


Il tradimento di Gesù da parte di Giuda Iscariota offre due lezioni, secondo Benedetto XVI: Cristo rispetta la libertà dell’essere umano e aspetta il pentimento del peccatore, perché è misericordioso. Il Papa ha esposto queste conclusioni presentando la figura dell’apostolo che per trenta monete d’argento consegnò il suo Maestro ai membri del Sinedrio. Per il Vescovo di Roma, capire la vita di Giuda significa comprendere anche aspetti decisivi del mistero del rapporto dell’uomo con Dio. Anche dopo la sua morte, non è possibile offrire un giudizio definitivo, ha riconosciuto: “benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi, non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto”. Ripercorrendo le pagine dei quattro Vangeli, il Pontefice ha sottolineato in primo luogo che Giuda faceva parte dei dodici apostoli, come Pietro, Giovanni, Giacomo…“Perché egli tradì Gesù?”, ha chiesto parlando dell’apostolo che svolgeva il compito di economo.“Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese”, ha risposto. Il Papa ha constatato che nei Vangeli “Giovanni dice espressamente che ‘il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo’”. Il Nuovo Testamento, ha riconosciuto, “va oltre le motivazioni storiche” e “spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno”. “Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico, però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana”. Quando una persona pecca – come Giuda –, il Papa ha esortato, citando il capitolo V della “Regola” di San Benedetto da Norcia (480–547), a “non disperare mai della misericordia divina”, perché, come dice la prima lettera di San Giovanni, Dio “è più grande del nostro cuore”. Benedetto XVI ha quindi tratto due lezioni. “La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono”. “Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio”, ha indicato. Il suo tradimento, ha aggiunto, “ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre”. “Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo”. Al termine del suo intervento, il Pontefice ha fatto anche riferimento a Mattia, che sostituì Giuda Iscariota per decisione degli undici apostoli, dopo aver dimostrato fedeltà a Cristo durante la sua vita pubblica. “Ricaviamo da qui un’ultima lezione – ha osservato –: anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”. - 18 ottobre 2006 - Zenit -