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I RAGAZZI SI RIFUGIANO SEMPRE DI PIU' SUL WEB PER FUGGIRE DAI PROBLEMI REALI


L’indagine annuale della società italiana di pediatria svela un fenomeno che merita attenzione. Il 16% dei ragazzi di terza media passa sul web quasi 4 ore al giorno. Se si aggiungono anche le ore passate davanti alla tv, si arriva quasi alle 6 ore al giorno. Proviamo con questi dati ad immaginare una giornata “tipo” di un 13enne. In media sta a scuola 6 ore, va a casa, mangia, quasi sempre da solo. Nei casi più fortunati c’è una “tata”; pochi fortunatissimi incontrano un nonno o un genitore. In queste situazioni un dialogo un rapporto può essere assicurato, ma nella maggior parte dei casi si è a casa da soli. Se si passano le 6 ore di cui parlavamo alla tv e al computer, ecco che siamo arrivati all’ora di cena! Credo che questo sia il ritmo di molto ragazzi di oggi. Solo pochi fortunati fanno uno sport, magari due volte a settimana. Ma anche se consideriamo lo sport e i compiti è sconcertante quanto poco tempo questi ragazzi parlano con qualcuno e sono ascoltati da un adulto, una persona che possa essere per loro un riferimento. Questo tempo così impiegato fa sicuramente molti danni. Intanto non facilita le relazioni tra pari, che in questo modo divengono sempre più virtuali e finte. E’ molto più facile infatti confrontarsi dietro uno schermo, nascondersi tra le parole. Non essere visti, non guardarsi, non correre rischi. Scorgere uno sguardo ironico, affrontare delle spalle che si girano, tenere testa a degli insulti e sudare per la vergogna è difficile sopportarlo dal vivo: è molto più semplice sparire con un clic! Anche sperimentare emozioni positive può essere molto complicato. A volte l’affetto e l’amore fanno paura poiché si teme di soffrire e di non essere all’altezza. Incontrare l’altro, soprattutto per alcuni ragazzi è complicatissimo a questa età. Al contrario quando si scrive ci si sente forti, si può dire tutto, si può fingere tutto. La situazione è semplificata. Si può fingere di essere un’altra persona. Potersi nascondere, essere chi non si è davvero, immaginare un’identità diversa può divenire per i ragazzi un’abitudine molto nociva. Se si bleffa spesso, la paura di affrontare il mondo cresce insieme al timore di non sapere più chi si è. Si inizia così a ricercare espedienti che fanno sentire più forti, atteggiamenti aggressivi e “aiutini” di alcol e droghe diventano utili per affrontare la realtà esterna vissuta con sempre maggiore diffidenza e difficoltà. Poter essere altro, momentaneamente, sperimentare la perdita d’identità per uscire da schemi rigidi ed etichette può essere un gioco di ruoli che fa crescere un adulto che lo utilizza con consapevolezza. Cercare nel cambio di identità momentaneo una chance in più per scoprire parti di sé nascoste, stimola la creatività, ma non può albergare nelle menti dei ragazzi. Tutto ciò non può riguardare ancora un adolescente, né tantomeno un preadolescente. Sicuramente navigare troppo peggiora anche la percezione dei rischi. Si diviene più superficiali. Con leggerezza si diffondono foto e dati personali presi dal brivido del protagonismo. Se si viaggia senza controllo si viene a contatto con immagini e informazioni che non si sanno gestire emotivamente e che possono essere utilizzate nel modo sbagliato. Tra i ragazzi che navigano più di 3 ore al giorno il 18% ha detto di aver messo in rete una propria foto provocante e il 37% dichiara di aver dato il proprio numero ad uno sconosciuto, come risulta dalla ricerca effettuata dalla società italiana di pediatria. Sicuramente da questi dati è facile notare come gli adolescenti andrebbero maggiormente monitorati rispetto all’uso di Internet. Sono lasciati troppo da soli e soprattutto sono lasciati a dirigersi nelle loro scelte, come se avessero la maturità di decidere cosa è giusto per loro. La famiglia e la scuola dovrebbero affiancare i ragazzi sia rispetto alle spiegazioni per una navigazione corretta, sia rispetto all’uso del tempo libero. Esso andrebbe rivisto come tempo per sé, per gli affetti familiari e per la relazione con gli amici che a questa età insieme allo studio e allo sport andrebbe sicuramente incentivata piuttosto che navigare nella solitudine del web. Tutti gli adulti che sono attorno ad un ragazzo, familiari, insegnanti, allenatori, pediatri, dovrebbero farsi carico di spiegare i danni di una navigazione esasperata. I drogati della rete aumentano, essi presentano gravi problemi nelle relazioni affettive e importanti problematiche psicofisiche che compromettono la loro vita lavorativa e di studio. Spesso hanno allucinazioni e stati confusionali, come spiega lo psichiatra Federico Tonioni che ha inaugurato l’ambulatorio di Internet addiction all’interno del policlinico Gemelli di Roma. Le strategie di cura usano diversi approcci, giochi per risvegliare la manualità, lavoro sulle emozioni. I rischi di Internet inoltre sono indagati anche rispetto alla concentrazione e alla memoria. Nicholas Carr studioso americano che si occupa delle implicazioni sociali e culturali della tecnologia, mette in guardia con una forte provocazione circa gli eventuali danni legati all’ alterazione della memoria di lungo periodo che comporterebbe la navigazione esagerata. - Giulia Rossi - loccidentale -