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SACRA SINDONE: E' STATO ACCERTATO CHE NON E' UN FALSO MEDIOEVALE


Dal 10 aprile a Torino il più importante reperto o reliquia – che vuol dire “resto” – della cristianità è in ostensione, ossia è visibile, in tutta la sua completezza. Il termine ostensione è un termine del linguaggio liturgico: sta ad indicare che quanto viene mostrato è qualcosa di sacro. Di fatto almeno due milioni di persone si sono prenotate e hanno iniziato a sfilare per vederla. Abbiamo posto alcune domande a Don Nicola Bux, Professore di Liturgia Orientale, che da poco ha pubblicato un libro proprio su Gesù con le edizioni Cantagalli di Siena.Don Nicola ma non era stato accertato che la Sindone è un “falso” medievale?Si riferisce certamente all’esame radiocarbonio cui furono sottoposti dei campioni prelevati dal celebre lenzuolo che nel 1988 sentenziarono che la forbice di datazione andava dal 1260 al 1330 o giù di li. All’epoca i risultati, condotti in tre laboratori diversi nei quali i campioni erano stati esaminati. Ma ben presto ci si accorse che il risultato era in contrasto con tutti gli altri dati scientifici che invece datano la Sindone alla prima metà del primo secolo dell’era cristiana.Può per favore indicare uno di questi dati?Come ha fatto un falsario del tredicesimo secolo a inventare la differente colatura di sangue venoso e sangue arterioso che è stata scoperta nel 1598? Come ha fatto a studiare la caduta del sangue se la legge di gravità è stata scoperta solo nel 1666? Per non parlare di una messe di dati che scienziati di ogni parte e di ogni fede hanno raccolto al punto da configurare una vera e propria branca scientifica che va sotto il nome di Sindonologia. Possiamo aggiungere un altro fenomeno evidente sulla Sindone, la formazione dell’immagine ultravioletta direzionale. Mi spiego. Se si avvolge un cadavere insanguinato o impregnato di aromi in un lenzuolo e poi lo si apre, ci si trova di fronte ad una immagine, per dir così, deformata. Invece, nella Sindone non solo le macchie di sangue sono nitide nei loro contorni, ma l’impronta del corpo risulta esattamente perpendicolare al lenzuolo sia nella parte frontale che in quella retrostante.Facciamo un passo indietro. Dove è stata trovata la Sindone? Come è finita a Torino?In occidente appare nella prima metà del XIV secolo nella Savoia, in possesso di un discendente dei crociati. Ma la ricostruzione del suo percorso all’indietro la vede presente a Costantinopoli e ancor prima a Edessa. Qui le ipotesi si diversificano, ma la più verosimile è quella che fosse rimasta nelle mani degli apostoli, inizialmente Pietro che la nascose perché, secondo i precetti giudaici si trattava di qualcosa di impuro in quanto era stata a contatto con un cadavere. Dunque sarà rimasta nascosta a Gerusalemme. Probabilmente, ripiegata in otto parti – il lenzuolo è lungo circa quattro metri e largo poco più di uno – al punto che si vedeva solamente il volto, cominciò il suo viaggio che la poneva sempre più al centro della venerazione dei Cristiani prima in oriente e poi in occidente, molto probabilmente dopo la quarta crociata del 1204: si ritiene infatti che possa essere stata trafugata in quell’occasione da Costantinopoli. Certo è che nel XIV secolo, come ho già detto, viene in possesso dei Savoia che la custodiscono a Chambery e poi a Torino. Oggi è ancora lì, sebbene non più custodita ripiegata nel reliquiario argenteo scampato miracolosamente, è il caso di dire, all’incendio della Cappella del Guarini nel 1997.Perché mai tanta venerazione e tanto dibattito sulla Sindone?Ecco qui dobbiamo fare un’altra annotazione: che è riscontrata dagli scienziati. Sotto le macchie di sangue, vero sangue del gruppo AB, non c’è l’impronta del corpo, il che significa che questa si è formata successivamente. Tale impronta poi, interessa solo la parte superficiale del tessuto, non è passata dall’altra parte. Dunque, da tutto quanto abbiamo detto, sebbene sinteticamente, le macchie di sangue attestano che l’Uomo della Sindone, come gli scienziati dicono, è stato torturato e percosso in specie con il supplizio della flagellazione e della crocifissione; ma l’impronta attesta un fenomeno singolare: una irradiazione, un lampo di millesimo di secondo. Per i credenti l’Uomo della Sindone è Gesù Cristo, tanto è impressionante la corrispondenza con la descrizione della passione che ci hanno lasciato i Vangeli. Concentrandoci particolarmente sul volto maestoso, questo si presenta con capelli lunghi e bipartiti e in alcuni punti impastati di sangue, due o tre ciocche sulla fronte, palpebre chiuse, arcate sopracciliari pronunciate, naso lungo e diritto, zigomi pronunciati, baffi oltre le labbra piccole, con piccole zone senza barba sotto il labbro inferiore, bipartita un po’ spostata su un lato.Ma l’impronta a cosa è dovuta?Si può supporre secondo alcuni che sia il segno lasciato da Cristo con la risurrezione. Possiamo immaginarci che questa abbia come svuotato il lenzuolo – Sindone è il termine greco corrispondente – senza aprirlo ma afflosciandolo su se stesso e lasciando ancora rigonfia la parte della testa. Tale fu la visione che si presentò a Giovanni e Pietro il mattino del primo giorno dopo il sabato, cioè l’odierna domenica, quando andarono al sepolcro("Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette").  La descrizione è reperibile nel Vangelo di San Giovanni.Allora la Sindone è un enigma o un mistero?Malgrado da talune parti si insista col definirla enigmatica, in realtà i numerosissimi riscontri della Sindonologia non lasciano margini di dubbio. Basta immergersi in essa e non si finirà di rimanerne affascinati e catturati. Piuttosto la Sindone è il mistero di una presenza irriducibile perché è il segno di un Uomo e nello stesso tempo di un Dio. Dunque il termine mistero, con il suo significato trascendente e l’unico adatto per definirla. Questa è la ragione vera per cui continua ad attrarre tantissimi come stiamo osservando in questi giorni. Chi riteneva che la datazione tardo medievale avrebbe fatto scemare l’interesse è rimasto deluso. - Salvatore Gentile - loccidentale -