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IL CODICE RATZINGER


Adesso anche gli intellettuali di razza (?!?) ne sparano di grosse. Sarà che l’effetto pedofilia, come tutte le varie deviazioni sessuali, mangia il cervello. Lo si è visto con il povero e grande Nietzsche, e la tradizione continua. Anche Galli della Loggia, nell’articolo sul Corriere della Sera del 26 aprile 2010, si cimenta in acrobazie di grande portata, immaginando un «Codice Ratzinger», e quindi una sua svolta «laica». Credo che altri osservatori, più acuti e competenti, potranno rispondere con avvedutezza e profondità. Reagisco con queste brevi osservazioni. 1. Dove si trova questo grande mutamento nella società nei confronti dei pedofili? Guardiamo all’atteggiamento nei confronti di Elton John o di Michael Jackson, o alla benevolenza libertaria nei confronti del partito dei pedofili. Il mutamento è solo nei confronti dei preti pedofili, ma solo e perché sono preti. Questo fa scandalo. La gogna mediatica è solo per questa ragione. E basta. Non è disgusto per quel male che la Chiesa ha sempre e comunque condannato, con tutte le altre mancanze nell’uso della sessualità.2. Ho davanti ai miei occhi la vicenda del povero Enzo Tortora. Morì di crepacuore per il “servizio” fattogli da tanti giornalisti, calati come avvoltoi sulle accuse. E senza il grande coraggio del mea culpa poi. E sì che parlano delle «lacrime di coccodrillo» del Papa. Viene proprio da dire «Da che pulpito (laico) viene la predica» che, comunque, di lacrime non ne versa.3. Si è aperta la stagione della «scuola del Papa»: tutti vogliono insegnargli il mestiere, addirittura si dice che (finalmente) «mentre su ogni altro uso della sessualità o pratiche connesse essa (la Chiesa) ha adottato, e tuttora adotta, un suo proprio metro di giudizio, più o meno diverso rispetto a quello comunemente accettato, in questo caso (la pedofilia – ndr) vediamo invece che si conforma al punto di vista della società». Grazie dei consigli, ma, con tutta franchezza, non ne abbiamo bisogno. Non ci interessa questo abbraccio mortale e soffocante che vorrebbe solo una Chiesa silenziosa e custode del museo della religiosità o crocerossina della società. Facciamo nostro quanto il Papa ha detto recentemente: «la Chiesa ha, in quanto istituzione, il diritto di esprimersi pubblicamente. (...) Essa rispetta la libertà di tutti di pensarla diversamente e desidera anche che venga rispettato il suo diritto di libertà d’espressione. La Chiesa è depositaria dell’insegnamento, del messaggio religioso ricevuto da Gesù Cristo. (...) Avendo per obiettivo il bene comune, la Chiesa non reclama altro che la libertà di poter proporre tale messaggio, senza imporlo, nel rispetto della libertà delle coscienze». Non abbiamo bisogno del permesso o del consenso di nessuno per dire la verità e le verità che ci premono. Tanto meno di tutti quei maestri (e non sono pochi, purtroppo) che, dopo avere sposato idee assassine, si fanno miti agnelli senza alcuna ombra di rimorso. - Mangiarotti Don Gabriele - CulturaCattolica -