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L'INTERPRETAZIONE ERRATA DEL CONCILIO VATICANO II, HA CREATO UNA "EPOCA MARIANA GLACIALE"


Ha sbagliato chi dopo il Vaticano II (1962-65), riferendosi alla pietà mariana, ripeteva: «Lutero (+1546) sarà finalmente soddisfatto nella tomba». È vero che Lutero dichiarò: «Io vorrei sopprimere la Vergine a causa degli abusi», ma è pure vero, sostiene l’eminente mariologo R. Laurentin, che Lutero fu «molto moderato nella sua critica» alla Vergine e «Calvino (+1564) si tiene più indietro, ma mantiene quasi tutto l’essenziale». E poi – fa notare l’evangelico Gottfried Hammann – il Montfort nel 1700 fa proprio il noto aforisma: «De Maria numquam satis» (Vera devozione, 10), ma «prima di lui si avvicina alla formula Lutero che afferma: "Creatura Maria non potest satis laudari"». Pertanto – continua Hammann – il vuoto mariano dei luterani è un’«inescusabile mancanza, anzi un errore della teologia e della prassi protestanti posteriori alla Riforma». Dopo quattro secoli, conclude Hammann, la Riforma fa «una critica alla propria critica della mariologia». Questa critica intanto ha lambito anche i terreni cultuali e pastorali della Chiesa cattolica. Il dogmatico G. Söll nel 1971 scriveva: «Il culto mariano, tipico della fede e della pietà cattolica, si trova oggi nella Chiesa, come altre cose, in crisi... Purtroppo le aspettative dei Padri conciliari non si sono adempiute ovunque, così che qualche fedele o pastore pensa di poter o dover parlare oggi di una "epoca mariana glaciale"».3. Il volto mariano della liturgia. S. Marsili nel 1972 rilevava: le devozioni, pur essendo utili, non sono necessarie, anzi tendono a sostituirsi alla liturgia che è necessaria. L’affermazione è vera, ma la matrice del culto mariano è proprio la liturgia: Maria sta nella prima comunità dei credenti che celebra il Signore (cf At 1,13-14; 2,42). La liturgia «è il luogo naturale e più appropriato del culto mariano».Non invano Paolo VI rilevava: lo sviluppo del culto mariano deve avvenire «nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano – perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione» (MC, Introduzione). In questo senso il culto mariano è «elemento qualificante» (MC, Introduzione), «elemento intrinseco» (MC 56) e «parte integrante del culto cristiano» (MC 58).A. Tessuto mariano della liturgia. La celebrazione del Figlio e il culto della Madre si intrecciano tra loro. La Chiesa bizantina prega: «Mentre celebriamo il Figlio, veneriamo la Madre» (inno Akathistos, stanza XXIII). In modo complementare la Chiesa latina prega: «Celebriamo la festa di Maria, inneggiamo al Signore» (antifona all’invitatorio del Comune BVM e memoria di Santa Maria in sabato, in Liturgia delle Ore 3,1545 e 1571). Se per l’Oriente «non è comprensibile una celebrazione del Signore senza la memoria costante della Theotokos, per invocarne la potente e materna intercessione», l’Occidente parla del «volto mariano della liturgia»: riscontra in essa una precisa atmosfera mariana.B. Continuità tra storia salvifica e azione liturgica. La tradizione patristica e liturgica sostiene: quanto fu compiuto da Gesù nella sua vita storica con la collaborazione della Madre, continua nei riti della Chiesa. Lo attesta un aforisma dell’antica liturgia ispanica: «È concesso alla Chiesa quanto fu concesso alla Madre».Vari eventi storici di Cristo con accanto la Madre continuano nell’azione rituale della Chiesa. Alcuni esempi: l’Annunciazione è vera Liturgia della Parola; la Presentazione di Gesù al Tempio è autentica prefigurazione della Liturgia eucaristica; la missione mariana nella Visitazione continua nella missione della Chiesa dopo la Messa; la prima comunione eucaristica avviene all’Annunciazione tra Maria e il Verbo di Dio; la prima processione eucaristica ha luogo alla Visitazione: la Vergine, primo tabernacolo eucaristico della storia, reca con sé il Signore verso la Giudea dalla famiglia di Zaccaria.C. La maternità divina di Maria e il Corpo sacramentale di Cristo. Sant’Ambrogio di Milano (+397), illustrando il miracolo dell’Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava: «Quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine». Testo ripreso ad litteram da san Tommaso d’Aquino (+ 1274): «Ciò che noi consacriamo è il corpo nato dalla Vergine».Leone XIII nella Mirae caritatis (1902) presentava l’Eucaristia come il prolungamento sacramentale dell’incarnazione storica del Signore. Il beato I. Schuster (+1954) scriveva: l’Eucaristia ci "imparenta" con Maria; in essa la Madre del Signore «riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartiene». Alla Madre va reso onore nell’Eucaristia, poiché Cristo sacerdote è figlio del Fiat del Padre celeste e del Fiat della Madre terrena.D. Tonalità mariana dell’anno liturgico. Considerato quale «spazio sacramentale» per la memoria della Madre del Signore, l’Avvento è celebrato dalla Chiesa di Roma, dai copti alessandrini (mese di Kiahk), caldei (siri orientali), antiocheni (siri occidentali) e maroniti, quale tempo del Subbara o Annunciazione.La Chiesa latina celebra maggio come mese mariano. La liturgia bizantina il mese di agosto. Ma sia in Occidente che in Oriente l’intero arco dell’anno liturgico rivela una duplice tonalità mariana: la Vergine venerata nelle azioni propriamente liturgiche e nelle forme devozionali inserite armonicamente nel tessuto celebrativo delle rispettive Chiese. - Da un articolo di Sergio Gaspari - Madre di Dio -