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A TORINO IL 16 OTTOBRE, IL TERZO INCONTRO MONDIALE DEI GIOVANI DELLA PACE. LA VITA DI ERNESTO OLIVIERO


A Torino, il 16 ottobre, il "All'Arsenale della Pace del Sermig - Servizio MissionarioGiovanile, ex fabbrica di armi convertita in luogo di accoglienza degli ultimi, in "università del "dialogo" tra ebrei, cristiani e musulmani, nel cuore vivo e multirazziale della città di Torino (in piazza Borgo Dora) si lavora al terzo appuntamento mondiale dei Giovani della Pace, fissato per il 16 ottobre. "Il mondo si può cambiare" è il titolo dell'evento rivolto ai giovani intenzionati ad abbandonare paura, sfiducia, degrado morale per lasciare posto alla speranza, ai sogni, all'etica. Una "proposta per un nuovo stile di vita", recita lo slogan sul sito del Sermig realizzato per informare sull'incontro mondiale (www.giovanipace.org). «Il racconto che il mondo si può cambiare è la buona notizia che la nostra credibilità ci ha messo la faccia, è raccontare con la nostra vita la bella notizia del nostro crederci a quanti sono stanchi e oppressi», ha scritto Ernesto Olivero in un messaggio indirizzato ai tremila giovani che si sono riuniti questa estate a Collemaggio, in Abruzzo, in vista dell'appuntamento mondiale nel capoluogo piemontese. Intanto, l'attività del Sermig procede anche su altri fronti: inizieranno dal 26 ottobre gli incontri internazionali presso "l'Università del Dialogo" nell'Arsenale della Pace. Il primo ospite sarà l'arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, invitato a parlare sul tema "La fede ha i suoi diritti. L'esperienza dei cristiani in Iraq". Ernesto Olivero è noto per essere il fondatore del Sermig (noto anche come Arsenale della Pace) di Torino. Autodefinitosi "un innamorato di Dio", ultimo di nove fratelli, nasce a Pandola, paese del Salernitano dove si era trasferita la sua famiglia per lavoro. Padre originario di Boves (CN), e madre avellinese, passa una carriera scolastica in salita tra la Campania e Chieri, dove si trasferisce all'età di dodici anni; lavorerà in alcune industrie della zona e poi in una filiale della Banca San Paolo fino alla pensione. A ventiquattro anni, il 24 maggio 1964 fonda il Sermig (SERvizioMissionario Giovani) insieme alla moglie Maria Cerrato, conosciuta organizzando le Giornate Missionarie Mondiali, e ad alcuni amici con i quali si incontra settimanalmente a casa propria. Questo gruppo, che raccoglie giovani, coppie di sposi, monaci e monache, inizia in sordina ad impegnarsi a fianco dei poveri e degli emarginati di Torino, sua città di adozione, seguendo l'insegnamento del Vangelo. Ha come obiettivo la realizzazione di un grande sogno: Eliminare la fame e le grandi ingiustizie nel mondo, costruire la pace, aiutare i giovani a trovare un ideale di vita, sensibilizzare l'opinione pubblica verso i problemi dei poveri del terzo mondo. Ben presto il numero di persone che si impegna in questo progetto aumenta. La sede del gruppo si trova inizialmente nell'ufficio delle Pontificie Opere Missionarie quindi, a partire dal 1969, nella chiesa di via Arcivescovado. I primi anni di vita del gruppo si svolsero durante le contestazioni del Sessantotto. Nonostante all'epoca il clima culturale spingesse molti cattolici a affiancare il Vangelo con gli scritti di Marx, i volontari del Sermig vollero sempre presentarsi come "semplici cristiani", senza alcuna etichetta politica. In quel periodo il gruppo raccolse fondi e organizzò mostre, mercatini e concerti di beneficenza con i Nomadi, Al Bano e Romina Power, Adriano Celentano e altri, con risultati a volte clamorosi in termini di risposta. In particolare, il 23 febbraio del 1969, Olivero ed i suoi riuscirono a riempire Palazzetto dello Sport di Torino per un concerto del "Molleggiato", quando all'epoca quest'ultimo non aveva mai avuto più di tremila spettatori. Il 2 agosto 1983 Olivero ottenne in gestione, dopo anni di richieste rivolte al Comune, una parte delle strutture del vecchio Arsenale militare, situato in Borgo Dora, uno dei quartieri malfamati della città. Saranno gli amici del Sermig, con l'aiuto di migliaia di giovani volontari provenienti da tutta Italia, a restaurare interamente l'edificio, allora versante in gravi condizioni di abbandono. Così nacque l'Arsenale della Pace, struttura che attualmente si estende in circa quarantamila metri quadri. Da allora l'Arsenale, definito "un monastero di laici", ha dato assistenza a immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di AIDS e senza tetto nell'ordine delle centinaia di migliaia persone. Negli anni novanta i giovani dell'Arsenale hanno dato vita al movimento Giovani della Pace. In seguito Olivero aprì l'Arsenale della Speranza a San Paolo (Brasile) nel 1996 e l'Arsenale dell'Incontro ad Amman, in Giordania, nel 2003. Nel 2006 Olivero ed i suoi si sono presi a carico, per il loro recupero sociale, quattro ragazzi protagonisti di un atto di bullismo verso un portatore di handicap che all'epoca fece un certo scalpore. Ernesto Olivero, per la sua fama di mediatore e di persona al di sopra delle parti, ha potuto essere uno dei pochi civili fatti entrare in Libano per una missione di pace nel 1988 dopo molti anni, in piena guerra civile, inviato dal Pariarca maronita Nasrallah Pierre Sfeir. Fu anche ufficialmente mandato dall'allora Ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli a fare da mediatore durante la rivolta del carcere di Porto Azzurro, nell'Isola d'Elba, nel 1987. Amico personale di Madre Teresa di Calcutta e di Giovanni Paolo II, ha potuto contare nel corso degli anni sull'aiuto di un alto numero di persone: gente comune, sacerdoti, imprenditori, politici e Presidenti della Repubblica italiani e stranieri, associazioni, istituzioni. Da anni porta avanti le sue cause davanti ai potenti del mondo, anche ad importanti appuntamenti come il G8 di Genova del 2001. Tra tanti giovani che dedicano la propria vita a questa causa, molti optano per il celibato, scegliendo l'Arsenale come propria dimora: questi oggi costituiscono un ordine religioso riconosciuto ufficialmente dall'Arcidiocesi di Torino ed in attesa di riconoscimento da parte della Chiesa cattolica. Olivero è stato insignito della Medaglia d'Oro al Merito Civile per il suo servizio verso gli ultimi. Re Hussein di Giordania lo ha insignito del titolo di Al Kawkab di prima classe. L'organizzazione israeliana Keren Kayemeth Leisrael, in segno di riconoscenza gli ha dedicato la piantagione di 18 alberi sulle colline di Gerusalemme. La Path to Peace Foundation delle Nazioni Unite lo ha nominato Servitor pacis nel 1997. Nel 2002, per aver contribuito a risolvere l'assedio alla basilica della Natività di Betlemme, è stato insignito del titolo di Uomo di pace di Betlemme e Gerusalemme. Papa Wojtyla gli ha affidato l'incarico di essere "amico fedele di tutti i bambini abbandonati nel mondo". Nel 1999 ha ricevuto dall'Università di Torino la laurea honoris causa in Sociologia. Madre Teresa, Giovanni Paolo II, ed altre note personalità italiane (come Norberto Bobbio e Giovanni Agnelli) e straniere, religiose e laiche, lo hanno ripetutamente proposto per la candidatura al Premio Nobel per la Pace. Creatore di una particolare Bandiera della pace, riconosciuta da tutti gli ambasciatori e le confessioni religiose mondiali, in collaborazione con l'agenzia Armando Testa, ha affermato come al giorno d'oggi sia necessario superare il pacifismo, che rischia di diventare fine a se stesso, per diventare "pacificatori", "costruttori di pace". A partire dal 1976 Olivero ha pubblicato diversi libri, i cui proventi vengono interamente messi a disposizione dei bisognosi che ogni giorno varcano la grande porta dell'Arsenale. Ecco alcuni aforismi famosi di Olivero: "Pregare molte ore al giorno per restare umili, non prendere decisioni importanti senza il sì o il no di un uomo di Dio, farsi dominare dal pensiero dei giovani, non saltare mai sul carro di nessun vincitore, essere sempre idealmente all'opposizione"; "Dio è vivo, anche quando tutti dicessero che è morto"; "I giovani sono i più feriti oggi, non possono essere futuro se non sono il presente e vivono di cattivi esempi. Bisogna farli parlare liberamente. Io li amo, per questo gliene dico tante"; "Basterebbe un pugno di giovani buoni per rivoluzionare la chiesa e il mondo"; "Le croci si portano, la verità alla fine viene a galla, anche senza conferenze stampa"; "Non c'è pace senza difesa della vita. Ci sarà pace quando la vita dell'uomo sarà rispettata, accolta, amata sempre, dal concepimento alla morte, sempre con il medesimo amore, e in ogni parte del mondo"; "Se avessimo a cuore le donne, se le amassimo veramente, le aiuteremmo a capire che l'aborto crea una ferita che non si rimargina più; le aiuteremmo a non arrivare ad un atto di così grande crudezza". Curioso questo aneddoto raccontato da Ernesto Olivero nel suo libro Dio non guarda l'orologio, Mondadori, pag. 80-81: "Mi telefona don Tony, un mio amico sacerdote di Alba, e mi dice: «Ernesto, se ci fai trovare i mattoni noi sabato e domenica veniamo con dieci muratori e tiriamo su tutti i muri che vuoi». Io non avevo un solo mattone, ma dico: «I mattoni li ho: venite pure!». [...] Al martedì sera lancio un appello nella preghiera: «Amici miei: abbiamo bisogno di 50.000 mattoni. Qualcuno di voi può aiutarci?». Durante la notte sogno mattoni dappertutto. Quando mi sveglio, vado a lavorare al San Paolo di via Monte di Pietà e alle prime cinque persone che incontro dico: «Guardi, avrei bisogno di 10.000 mattoni. Può farmeli avere in Piazza Borgo Dora 61?». Nel giro di poche ore arrivano 50.000 mattoni. [...] Un sabato e una domenica: 10 muratori, 120 ragazzi, 50.000 mattoni e i muri dell'Arsenale che crescono rapidamente, sotto gli occhi incuriositi di una piccola folla che si è radunata per assistere a quello spettacolo inconsueto". Quando si dice la Divina Provvidenza...- Matteo Orlando - italia-news -