Difende il divieto di abortire della Costituzione irlandeseIl Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha deciso che non c'è un "diritto umano all'aborto" in un caso relativo a una sfida alla Costituzione irlandese. La Grande Sala del Tribunale europeo ha emesso questo giovedì una sentenza sul caso A, B e C versus Irlanda, sottolineando che il divieto costituzionale irlandese di abortire non viola la Convenzione Europea dei Diritti Umani. La sfida alla norma irlandese è stata portata in Tribunale nel dicembre scorso da tre donne che affermavano di essere state "costrette" a recarsi all'estero per abortire, sostenendo che in questo modo mettevano in pericolo la propria salute. Il Tribunale ha deciso che le leggi del Paese non violano la Convenzione Europea dei Diritti Umani, che sottolinea il "diritto al rispetto della vita privata e familiare". Il Centro Europeo di Diritto e Giustizia, terza parte in questo caso, ha lodato il riconoscimento da parte Tribunale del "diritto alla vita del non nato". Il direttore del Centro, Grégor Puppinck, ha spiegato a ZENIT la preoccupazione che il Tribunale "riconoscesse il diritto all'aborto" come un "nuovo diritto derivato dall'interpretazione sempre più ampia dell'articolo 8". Ad ogni modo, ha aggiunto, "il Tribunale non ha riconosciuto questo diritto", ma ha "riconosciuto il diritto alla vita del non nato come diritto legittimo". Puppinck ha spiegato che "il Tribunale non riconosce il diritto alla vita del non nato come un diritto assoluto, ma come un diritto che deve essere valutato con altri interessi in conflitto, come la salute della madre o altri interessi sociali".Equilibrio di interessiGli Stati, ha proseguito, "hanno un ampio margine di apprezzamento nel ponderare questi interessi in conflitto, anche se c'è un vasto consenso pro-aborto nella legisazione europea". "Questo è importante – ha riconosciuto –: l'ampio consenso pro-aborto nella legislazione europea non crea alcun nuovo obbligo, come in altri temi dibattuti a livello sociale e morale". "In questo modo, uno Stato è libero di fornire un grado molto elevato di protezione del diritto alla vita del bambino non nato", diritto che "può superare legittimamente altri diritti in conflitto garantiti". Secondo Puppinck, "in quanto tale, non esiste un diritto autonomo a sottoporsi a un aborto basato sulla Convenzione". Il direttore del Centro Europeo di Diritto e Giustizia ha affermato di non ricordare "alcun caso precedente che riconosca chiaramente un diritto autonomo alla vita del bambino non nato". Un comunicato del Centro Europeo di Diritto e Giustizia sottolinea che "l'obiettivo naturale e il dovere dello Stato è quello di difendere la vita della sua popolazione; le persone, quindi, mantengono il diritto di vedere la propria vita difesa dallo Stato". "La reciprocità tra i diritti delle persone e il dovere dello Stato nel settore della vita e della sicurezza è tradizionalmente considerata la basa della società pubblica; è inoltre il fondamento dell'autorità e della legittimità statale", indica. "L'autorità per prescrivere la difesa del diritto alla vita spetta originariamente allo Stato e si esercita nel contesto della sua sovranità", conclude. - Zenit -
TRIBUNALE EUROPEO: NON ESISTE IL DIRITTO ALL'ABORTO
Difende il divieto di abortire della Costituzione irlandeseIl Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha deciso che non c'è un "diritto umano all'aborto" in un caso relativo a una sfida alla Costituzione irlandese. La Grande Sala del Tribunale europeo ha emesso questo giovedì una sentenza sul caso A, B e C versus Irlanda, sottolineando che il divieto costituzionale irlandese di abortire non viola la Convenzione Europea dei Diritti Umani. La sfida alla norma irlandese è stata portata in Tribunale nel dicembre scorso da tre donne che affermavano di essere state "costrette" a recarsi all'estero per abortire, sostenendo che in questo modo mettevano in pericolo la propria salute. Il Tribunale ha deciso che le leggi del Paese non violano la Convenzione Europea dei Diritti Umani, che sottolinea il "diritto al rispetto della vita privata e familiare". Il Centro Europeo di Diritto e Giustizia, terza parte in questo caso, ha lodato il riconoscimento da parte Tribunale del "diritto alla vita del non nato". Il direttore del Centro, Grégor Puppinck, ha spiegato a ZENIT la preoccupazione che il Tribunale "riconoscesse il diritto all'aborto" come un "nuovo diritto derivato dall'interpretazione sempre più ampia dell'articolo 8". Ad ogni modo, ha aggiunto, "il Tribunale non ha riconosciuto questo diritto", ma ha "riconosciuto il diritto alla vita del non nato come diritto legittimo". Puppinck ha spiegato che "il Tribunale non riconosce il diritto alla vita del non nato come un diritto assoluto, ma come un diritto che deve essere valutato con altri interessi in conflitto, come la salute della madre o altri interessi sociali".Equilibrio di interessiGli Stati, ha proseguito, "hanno un ampio margine di apprezzamento nel ponderare questi interessi in conflitto, anche se c'è un vasto consenso pro-aborto nella legisazione europea". "Questo è importante – ha riconosciuto –: l'ampio consenso pro-aborto nella legislazione europea non crea alcun nuovo obbligo, come in altri temi dibattuti a livello sociale e morale". "In questo modo, uno Stato è libero di fornire un grado molto elevato di protezione del diritto alla vita del bambino non nato", diritto che "può superare legittimamente altri diritti in conflitto garantiti". Secondo Puppinck, "in quanto tale, non esiste un diritto autonomo a sottoporsi a un aborto basato sulla Convenzione". Il direttore del Centro Europeo di Diritto e Giustizia ha affermato di non ricordare "alcun caso precedente che riconosca chiaramente un diritto autonomo alla vita del bambino non nato". Un comunicato del Centro Europeo di Diritto e Giustizia sottolinea che "l'obiettivo naturale e il dovere dello Stato è quello di difendere la vita della sua popolazione; le persone, quindi, mantengono il diritto di vedere la propria vita difesa dallo Stato". "La reciprocità tra i diritti delle persone e il dovere dello Stato nel settore della vita e della sicurezza è tradizionalmente considerata la basa della società pubblica; è inoltre il fondamento dell'autorità e della legittimità statale", indica. "L'autorità per prescrivere la difesa del diritto alla vita spetta originariamente allo Stato e si esercita nel contesto della sua sovranità", conclude. - Zenit -