ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2009

"LA VITA E' UN DONO" LO CANTA PURE ARISA

Post n°1730 pubblicato il 31 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Antonio, Rosalba, Isabella, Sabrina, Assunta sono una famiglia come tante di quella Basilicata, silenziosa regione italiana, dimenticata dai concorrenti dei reality che a volte ne ignorano anche l’esistenza. Come in un giochino della settimana enigmistica, però, ricongiungendo le iniziali dei componenti di questa famiglia “normale”, quello che viene fuori è il nome dell’ultima pop star, dal fascino surreale, che ha conquistato il Belpaese: Arisa.

In tanti hanno puntato i riflettori sul suo goffo portamento nello scendere la scalinata sanremese, su quell’aria di chi non capisce bene il motivo per cui le luci della ribalta siano puntate proprio su di lei. Lei che si nasconde dietro le lenti di quegli occhialoni che l’hanno portata a farsi ribattezzare come la “chicken little italiana”. Ad occhio e soprattutto ad orecchio più attento non sfugge, invece, che tutta quella osannata stranezza non è la rivelazione di un “alieno” catapultato in un mondo dello spettacolo pieno di artisti pari a macchine umane costruite con la presunzione di vendersi come persone “normali”, anzi, è l’esatto contrario. L’album Sincerità, opera prima di Arisa rivela, infatti, tutto l’opposto di ciò che ha innescato il ciclone festivaliero. La normalità sconcertante che sgorga dalle sue belle “canzonette” non è altro che il ritratto di una giovane Italia di cui non ci si era accorti o di cui ci si era totalmente dimenticati di parlare, forse perché non conveniva farlo. Una generazione che a detta di Arisa “aspetta la pensione può darsi non arrivi mai, col mutuo resti sotto, allora c'è l'affitto per una vita pagherai”. Per tutti quelli che ancora si stessero chiedendo se la nuova promessa della musica italiana ci faccia o ci sia, nel testo della canzone “Io Sono” la stessa Rosalba si svela e spiega esattamente che tipo di donna è: “Io sono una donna che crede all'amore che vuole il suo uomo soltanto per sé. Voglio essere mamma perché la mia mamma è la cosa più bella che c'è. Mi piace il Natale, domenica al mare, poi alzarsi da tavola verso le tre. Perché la famiglia a me mi meraviglia, mi piglia, vorrei farne una da me”. Coraggioso ritratto di un genere antropologico di donna che si pensava non esistesse più. E invece proprio negli angoli meno noti del Paese e tra le maglie di una generazione che studiosi e opinionisti cercano di incasellare in canoni socio-televisivi ben poco reali, si nascondono giovani italiani che non disdegnano la semplicità di una vita fatta di famiglia e digestione lenta. Arisa, classe 1982, cresciuta probabilmente come tutti i suoi coetanei sulle note di Cristina D’Avena (la cui sigla tv “Arriva Cristina” ricorda in qualche modo la traccia sopra citata) parla col cuore in mano a chi condivide con lei lo sfortunato tempismo di affacciarsi sul mondo, con i sogni e le aspettative della sua età, proprio quando la realtà sembra aver poco da offrire. Il suo, però, è un inno alla resistenza davanti alle difficoltà, perché “la vita è un dono” come lei stessa sottolinea prima di esortare i suoi “amici” a non arrendersi: “E quindi amici non si può mollare, io continuerò a sognare una casa che… che abbia un balconcino con le piante e un angolo cottura bello grande”. Ritratto di un “Italian dream” col retrogusto di quella cultura pop vintage dello “scavolinismo” e degli scenari da “mulino bianco”. Ma ora che è lei la più amata dagli italiani, le sue parole non saranno cantate al vento, ma saranno prese al volo da quella fascia di “adulti da poco” che ha trovato qualcuno in grado di raccontarli. E il successo di Arisa non è la dimostrazione di quanto sia forse meglio che si lasci a loro stessi il compito di capirsi, raccontarsi, definirsi? “Pensa così” dice Arisa nella proto-favola di Esopo al centro della canzone che porta quell’imperativo come titolo, solo che a lei non sfugge il buon senso di non prendersi troppo sul serio, soprattutto quando dà un semplice consiglio a chi non è nulla di diverso da lei stessa: “Ognuno ha qualcosa dentro di sé e basta cercarla, vedere di trovarla, capire dov'è. Ognuno ha un talento e ce l'hai anche tu, anche se per ora le tue insicurezze sfamano e accrescono le tristezze di questa vita, che non ti vuole tanto domani c'è sempre il sole, pensa così. Fai solamente quello che credi non ascoltare se non ti fidi, nemmeno a me, che non sono certo niente di diverso rispetto anche a te”. Nella canzone “Piccola Rosa”, inno all’amore e alla vita, la giovane cantante intona una poesia al femminile in musica: “Piccola rosa diverrai sposa e quando il tempo lo vorrà, dalla mia rosa dolce e odorosa un altro fiore nascerà”. In conclusione quello che Arisa racconta nel suo album non è altro che la sua “strana verità”, che tanto strana non è, perché quello che diverso appare in un mondo noiosamente omologato non è strano, è semplicemente vero, come la sensibilità di chi concepisce “la felicità solo come eternità”. E quando sul palco, persino di Sanremo, fa il suo ingresso incerto una verità, seppure strana, finisce per conquistare tutti. - www.scienzaevita.org -

 
 
 

L’ANNUNCIO DI UNA GRANDE INIZIATIVA POPOLARE: LIBERI PER VIVERE, AMARE LA VITA FINO ALLA FINE

Post n°1729 pubblicato il 31 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Liberi per Vivere”: è questo il titolo del Manifesto presentato questa mattina a Roma dall’Associazione Scienza & Vita, dal Forum delle Associazioni familiari e da Retinopera. Il contenuto del Manifesto, mediante il quale viene lanciata una grande opera di coscientizzazione popolare sul tema della fine della vita, è stato illustrato da Maria Luisa Di Pietro (copresidente di Scienza & Vita) e ha ottenuto il sostegno convinto e immediato dei presidenti delle altre due “reti”: Giovanni Giacobbe (Forum) e Franco Pasquali (Retinopera). L’obiettivo di questa operazione culturale è quello di raggiungere tutto il mondo cattolico italiano, innanzitutto attraverso le parrocchie e i gruppi ecclesiali, in vista della costruzione di un giudizio comune attorno alle grandi domande che accompagnano la fine della vita. Ma per fare questo è necessario il coinvolgimento di tutte le espressioni del laicato cattolico. A tal fine, è stata già raccolta l’adesione convinta e consapevole di tutto il mondo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali italiane. Il Manifesto, infatti, è già stato sottoscritto da oltre trenta presidenti, anche in rappresentanza di categorie che sono già in prima linea nella difesa della vita. Oltre alle tre reti promotrici, sino ad ora hanno già aderito: Azione cattolica, Cl, Acli, Mcl, Mpv, RnS, Cammino Neocatecumenale, Comunità di Sant’Egidio, Coldiretti, Famiglie nuove, Ugci, Acos, Amci, Aris, Cnal, Cif, Conf. Naz. Consultori d’ispirazione cristiana, Copercom, Fuci, Meic, Unitalsi, Age, Agesc, Csi, Ucfi, Icra, Confed. Naz. Misericordie, Vivere In, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Ucid, e altri si stanno aggiungendo. Dunque un grande momento unitario, di popolo, che prelude all’esplosione di migliaia di iniziative su tutto il territorio italiano. Si tratterà innanzitutto di momenti di catechesi sulla vita, ovvero di profondo discernimento cristiano, ma anche incontri, eventi e confronti pubblici. Anche in questa occasione la fantasia e la partecipazione del popolo cristiano farà la differenza. In ogni caso - è stato ribadito nel corso della conferenza stampa – non mancherà il confronto e il dialogo con i non credenti che condividono il rispetto per la vita in ogni sua fase, dal concepimento alla morte naturale. Ecco il testo integrale del Manifesto:

L’uomo è per la vita. Tutto in noi spinge verso la vita, condizione indispensabile per amare, sperare e godere della libertà. Il dramma della sofferenza e la paura della morte non possono oscurare questa evidenza. Chi sta male, infatti, chiede soprattutto di non essere lasciato solo, di essere curato e accudito con benevolenza, di essere amato fino alla fine. Anche in situazioni drammatiche, chiedere la morte è sempre l’espressione di un bisogno estremo d’amore; solo uno sguardo parziale può interpretare il disagio dei malati e dei disabili come un rifiuto della vita. Persino nelle condizioni più gravi ciò che la persona trasmette in termini affettivi, simbolici, spirituali ha una straordinaria importanza e tocca le corde più profonde del cuore umano. Certo, la possibilità di levar la mano contro di sé, di rinunciare intenzionalmente a vivere, c’è sempre stata nella storia dell’umanità; ma in nessun popolo è esistita la pretesa che questa tragica possibilità fosse elevata al rango di diritto, di un “diritto di morire”, che il singolo potesse rivendicare come proprio nei confronti della società. La persona umana, del resto, si sviluppa in una fitta rete di relazioni personali che contribuiscono a costruire la sua identità unica e la sua irripetibile biografia. Troncare tale rete è un’ingiustizia verso tutti e un danno per tutti. Teorizzare la morte come “diritto di libertà” finisce inevitabilmente per ferire la libertà degli altri e ancor più il senso della comunità umana. Per chi crede, poi, la vita è un dono di Dio che precede ogni altro suo dono e supera l’esistenza umana; come tale non è disponibile, e va custodito fino alla fine. Esistono malattie inguaribili, ma non esistono malattie incurabili: la condivisione della fragilità restituisce a chi soffre la fiducia e il coraggio a chi si prende cura dei sofferenti. La vera libertà per tutti, credenti e non credenti, è quella di scegliere a favore della vita, perché solo così è possibile costruire il vero bene delle persone e della società. Per questo sentiamo di dover dire con chiarezza tre grandi SÌ:

Sì alla vita
Sì alla medicina palliativa
Sì ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli anziani

e tre grandi NO

No all’eutanasia
No all’accanimento terapeutico
No all’abbandono di chi è più fragile

Come cittadini sappiamo che la nostra Costituzione difende i diritti umani non già come principi astratti, ma come il presupposto concreto della nostra vita che è nello stesso tempo fisica e psichica, privata e pubblica. Mai come oggi la civiltà si misura dalla cura che, senza differenze tra persone, viene riservata a quanti sono anziani, malati o non autosufficienti. Occorre in ogni modo evitare di aggiungere pena a pena, ma anche insicurezza ad insicurezza.
Chiediamo che le persone più deboli siano efficacemente aiutate a vivere e non a morire, a vivere con dignità, non a morire per falsa pietà. Solo amando la vita di ciascuno fino alla fine c’è speranza di futuro per tutti. - www.scienzaevita.org -

 
 
 

PALASHARP DI MILANO:IL DONO DI UN INCONTRO!!!

Post n°1728 pubblicato il 31 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il 29 marzo 2009, si è svolto a Milano, al Palasharp, il consueto incontro annuale nello spirito di Medjugorje organizzato dall’associazione "Mir I Dobro" (Pace e bene) con i due veggenti Maria Pavlovic-Lunetti e Ivan Dragicevic (arrivato dall’America dove vive con la sua famiglia e i suoi 4 bambini) considerato l’incontro mariano più grande d’Europa arrivato oramai alla decima edizione. Assente giustificato Padre Jozo Zovko. Il tema di quest’anno era" La bibbia nella famiglia" svolto da padre Ljubo Kurtovic. E’ stata una giornata intensa, piena di preghiere, catechesi, testimonianze e grazie. Nel palasharp pur stipato in ogni ordine di posti, un’immensa folla, si respirava la pace e si avvertiva l’emozione di tutti. Si riviveva a Milano quello che la Madonna opera a Medjugorje. Durante la Santa Messa emozionante è stato il momento del Sacramento della Comunione. Più di cento fra sacerdoti, religiose e diaconi preceduti da un volontario con in mano una bandierina azzurra di riconoscimento si sono posizionati, quattro per ogni settore, lungo tutto il tendone e ordinatamente hanno distribuito la Comunione ai fedeli. Verso le ore 18 la Gospa (Madonna) attraverso i veggenti Marjia e Ivan ci ha visitato con la materna apparizione. I fedeli dall’inizio del rosario in attesa della Madonna si erano calati in un devoto raccoglimento che si è trasformato in ascetica devozione per tutta la durata dell’apparizione. Il silenzio era totale, il momento molto speciale. E’ rimasta circa 10 minuti a pregare con i presenti. Questi incontri sono sempre esperienze di fede straordinaria. Al Palasharp, erano presenti più di seimila anime a pregare, per l'intera umanità.  La giornata è stata scandita, dalla recita del Santo Rosario, 4 in tutto come li chiede la Mamma! Testimonianze, di cui quella di Paolo Brosio, che ha commossa tantissimo, ma anche quella dei veggenti Ivan e Marija, e di Silvia, una ragazza paralizzata e guarita miracolosamente a Medjugorje, non sono state da meno. Senza poi parlare della commozione ancora più grande:" L'Adorazione al Santissimo, la Santa Messa, l' Apparizione ed infine ancora Gesù nel Santissimo, Vivo e Presente d'innanzi a noi, con noi al Suo Passare per la Benedizione finale. Certo non sono mancate le lacrime di gioia , ma anche quelle fanno parte di un grande dono, chi Ama Gesù, non può non commuoversi! Altrettante sono state versate per la nostra Mamma Celeste! Che immensa grazia vedere tanti fratelli e sorelle insieme, che gioia sapere che ognuno pregava per l'altro, per tutta l'umanità! Sono certa che nessuno ieri è andato via dal Palasharp a mani vuote. Allora concludo con le stesse parole dette da Gesù"! Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente donate! - Lella - ....da [Innamorati di Maria]

 
 
 

UN'ONDA DI PROTESTE PER L'INVITO AD OBAMA ALLA NOTRE DAME UNIVERSITA' CATTOLICA AMERICANA

Post n°1727 pubblicato il 31 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ha suscitato un’onda di proteste la decisione di invitare Barack Obama ad aprire il semestre accademico in una delle più rinomate università cattoliche d’America, la Notre Dame University. In 65 mila hanno già firmato una petizione contro l’arrivo del presidente, dichiaratamente pro choice sull’aborto e aperto alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, firmano in 65 mila.

È negli Stati Uniti d’America che è in corso un caso Sapienza al contrario. Come in Italia fu Benedetto XVI a subire, circa un anno fa, pesanti e reiterate critiche da parte di esponenti laici e laicisti del mondo universitario e politico italiano a motivo dell’invito rivoltogli dall’ateneo romano di aprire l’intero anno accademico con una sua lectio, nello Stato dell’Indiana chi sta subendo pesanti critiche è invece Barack Obama. Questi, invitato ad aprire il semestre accademico in una delle più rinomate università cattoliche d’America, la Notre Dame University, si è visto riversare contro le ire di cittadini e docenti scandalizzati per il fatto che il prestigioso ateneo abbia invitato a parlare un presidente dichiaratamente pro choice sull’aborto e aperto alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. Dal basso, ovvero dal sito notredamescandal.com (un sito creato dalla Cardinal Newman Society, associazione che rappresenta 224 università e college cattolici americani), sono stati addirittura in 65 mila a firmare una petizione contro l’arrivo di Obama: 65 mila firme che chiedono apertamente che non sia il presidente degli Stati Uniti a tenere un pubblico discorso (il prossimo 17 maggio) in occasione della cerimonia di laurea e, insieme, che non sia lui a ricevere un diploma ad honorem come pare lo stesso ateneo gli abbia promesso. A poco è servito un invito analogo che sempre la Notre Dame University - e sempre il 17 maggio prossimo -, ha fatto a Mary Ann Glendon, la bushiana ambasciatrice americana presso la Santa Sede la quale, quanto a tematiche inerenti l’aborto e la ricerca scientifica, è su posizioni diametralmente opposte a quelle di Barack. «È uno scandalo e un oltraggio - si legge sul sito web - che l’università di "Nostra Signora", una delle migliori università cattoliche degli Stati Uniti, conferisca un tale onore al presidente Obama, considerato il chiaro appoggio del presidente verso quelle politiche e leggi che sono direttamente in contraddizione con l’insegnamento della religione cattolica sulla vita e il matrimonio». Giorno dopo giorno le firme contro l’arrivo del presidente Usa stanno aumentando senza sosta. E, tra queste, anche quelle di alcuni vescovi e porporati. Fanno notizia, soprattutto, le parole del vescovo della diocesi di South Bend, John D’Arcy, il quale ha annunciato che non parteciperà alla cerimonia di laurea. Con una nota scritta, il presule ha reso noto di aver deciso, «dopo aver pregato molto», di boicottare la cerimonia dell’ateneo cattolico il quale viene invece invitato a domandarsi se con la sua scelta non abbia preferito «il prestigio alla verità». E ancora: «Il presidente Obama ha recentemente riaffermato e ora ha reso programma pubblico la sua, da tempo espressa, non disponibilità a considerare sacra la vita. Mentre afferma di volere separare la politica dalla scienza di fatto ha separato la scienza dall’etica e ha portato, per la prima volta nella storia, il governo americano a sostenere la distruzione di vite umane innocenti».
La posizione del vescovo di South Bend è condivisa dalla maggior parte dell’episcopato americano. Tra i vescovi degli Stati Uniti e Obama, infatti, la luna di miele non è mai cominciata. Il suo arrivo alla Casa Bianca è stato guardato con sospetto fin dai primi giorni successivi all’elezione, quando l’enclave di presuli statunitensi in forza alla curia romana, in scia alle opinioni espresse dalla conferenza episcopale Usa, aveva mantenuto una posizione di attesa non senza mostrare una certa preoccupazione. In una lettera ai responsabili dell’ateneo, invece, è stato Anthony J. Lauinger, il vice presidente del National Right to Life Committee, a definire Obama «il presidente dell’aborto» e a sostenere che l’invito sia «un tradimento alla missione dell’università e un’offesa a tutti quelli che credono nella santità e dignità della vita umana».
La Casa Bianca ha risposto con una nota nella quale ha ricordato che il presidente Obama accoglie con favore «lo spirito di dibattito e la sana espressione di pareri contrari riguardo a questioni importanti» ed è «onorato di aver il sostegno di milioni di persone di tutte le fedi religiose». Due giorni fa lo stesso Obama è tornato sulla sua decisione a riguardo delle cellule staminali dicendo di non averla presa «alla leggera», ma dopo «un’attenta e difficile valutazione». «Credo - ha detto - che si tratti di una questione molto difficile». Parole, tuttavia, che non sono servite a placare l’onda dei 65 mila che oramai avanza inarrestabile. - Paolo Rodari - il Riformista -

 
 
 

QUALUNQUE COSA DOMANDERETE AL PADRE NEL MIO NOME EGLI VE LA DARA' (Gv 16,23)

Post n°1726 pubblicato il 31 Marzo 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il più assurdo spettacolo, che puoi osservare in questo mondo, è da una parte la presenza di uomini sbandati, sempre alla ricerca, che, nelle inevitabili prove della vita, sentono l’angoscia del bisogno, dell’aiuto e il senso dell’orfanezza e, dall’altra, la realtà di Dio, Padre di tutti, che nulla desidera tanto quanto usare della sua onnipotenza per esaudire i desideri e le necessità dei suoi figli. E’ come un vuoto che chiama un pieno. E’ come un pieno che chiama un vuoto. Ma non s’incontrano.
La libertà di cui l’uomo è dotato può fare anche questo danno. Ma Dio non cessa di essere Amore per coloro che Lo riconoscono. Senti cosa dice Gesù:

"Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà"

Ed eccoti a considerare una di quelle parole ricche di promesse che ogni tanto nel Vangelo Gesù ripete. Con esse ti insegna, con accenti e spiegazioni varie, come ottenere ciò di cui abbisogni. (…) Solo Dio può parlare così. Le sue possibilità sono senza limiti. Tutte le grazie sono in suo potere: quelle terrene, quelle spirituali, quelle possibili e quelle impossibili. Ma ascolta bene.
Egli ti suggerisce "come" devi presentarti al Padre per la tua richiesta. "Nel mio nome" dice. Se hai un po’ di fede queste tre brevi parole dovrebbero metterti le ali.
Vedi, Gesù che è vissuto qui fra noi sa gli infiniti bisogni che abbiamo e che hai ed ha pena di noi. E allora, per quanto concerne la preghiera, s’è messo lui di mezzo ed è come ti dicesse: "Va’ dal Padre a nome mio e chiedigli questo e poi questo e poi questo". Egli sa che il Padre non può dirgli di no. E’ suo figlio ed è Dio.
Non vai in nome tuo dal Padre, ma in nome di Cristo. Ricordi il proverbio: "Ambasciator non porta pena"? Tu, andando al Padre in nome di Cristo, fungi da semplice ambasciatore. Gli affari si sbrigano fra i due interessati. Così pregano moltissimi cristiani che potrebbero testimoniarti le grazie senza numero ricevute. Esse rivelano quotidianamente che su di loro vigila attenta e amorosa la paternità di Dio.

"Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà".

A questo punto può essere che tu mi risponda: "Ho chiesto, ho chiesto, nel nome di Cristo, ma non ho ottenuto". Può essere. T’ho detto sopra che Gesù invita in altri passi del Vangelo a chiedere e dà ulteriori spiegazioni, che forse ti sono sfuggite. Egli dice, ad esempio, che ottiene chi "rimane" in Lui, e vuol dire nella Sua volontà.
Ora può essere che tu abbia a chiedere qualcosa che non rientra nel disegno di Dio su di te e Dio non vede utile alla tua esistenza su questa terra o nell’altra vita, o pensa addirittura dannoso. Come fa Egli, che t’è padre, ad esaudirti in questi casi? T’ingannerebbe. E questo non lo farà mai. E allora sarà utile che, prima di pregare, tu ti metta d’accordo con Lui e gli dica: "Padre, io ti chiederei questo in nome di Gesù, se ti pare che vada bene". E, se la grazia richiesta si concilierà col piano che Dio nel suo amore ha pensato per te, s’avvererà la parola:

"Qualunque cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà".

Può essere pure che tu chieda grazie, ma non abbia nessuna intenzione di adeguare la tua vita a quanto Dio domanda. Anche in questo caso ti parrebbe giusto che Dio ti esaudisca? Egli non vuol darti solamente un dono, vuol donarti la felicità piena. E quella si ottiene cercando di vivere i comandamenti di Dio, le sue parole. Non basta pensarle soltanto, nemmeno limitarsi a meditarle, occorre viverle. Se così farai, otterrai ogni cosa.
Concludendo: vuoi ottenere grazie?
Chiedi pure qualsiasi cosa, nel nome di Cristo, ponendo la tua prima attenzione alla Sua volontà, con la decisione di obbedire alla legge di Dio. Dio è felicissimo di donare grazie. Purtroppo il più delle volte siamo noi a chiudergli le mani. - Chiara Lubich -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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