ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Aprile 2009

ECCO PERCHE' NON POSSIAMO TACERE

Post n°1836 pubblicato il 30 Aprile 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Il cristiano per sua natura è missionario". Con queste - o simili - parole si espresse l’indimenticabile ed indimenticato Pontefice Paolo VI per definire l’incoercibile bisogno che ogni battezzato deve portare nel cuore: ovvero l’annuncio della buona novella, Cristo Gesù. Ci risuonano alle orecchie e al cuore le sacre parole: "Noi non possiamo tacere". "Noi non possiamo tacere" che Gesù è l’inviato del Padre, ricco di misericordia, venuto in mezzo a noi a portare il suo annuncio di liberazione. "Noi non possiamo tacere" che Gesù ha dato senso e compimento alla nostra esistenza; che rallegra la nostra giovinezza, e colora di speranza il nostro avvenire. "Noi non possiamo tacere" che Gesù è e resta l’unico amico vero e sincero; il punto di riferimento del nostro andare, l’ancora sicura a cui aggrapparsi nei perigli della vita. "Noi non possiamo tacere" che Gesù è la ragione prima ed ultima del nostro impegno quotidiano: del nostro lavoro, del nostro studio, del nostro apostolato; perché è in lui che esse azioni acquistano valore e significato. "Noi non possiamo tacere" che Gesù sarà la nostra piena e copiosa ricompensa. "Noi non possiamo tacere" che Gesù è l’unico redentore del mondo, ieri, oggi e sempre. Tutto questo vogliamo gridarlo con il massimo della gioia che ci arde nel cuore nell’ordinarietà del nostro quotidiano che insieme con Gesù - alla scuola di Teresa di Lisieux - vogliamo rendere straordinario. Sì, così vogliamo e dobbiamo essere missionari: inviati ad annunciare! Pensiamo a tutto questo e non riusciamo a trattenere nel cuore, e diremmo persino in gola, un altro grido che quasi fa eco alle parole della Via Crucis del 2005 - purtroppo vere - dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger che denunziavano, senza preamboli e diplomazie, "l’immondizia nella Chiesa". Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati hanno trasformato il kerigma in un’ideologia fatta di dogmi inaccessibili e imperscrutabili da imporre ai fedeli alla ricerca di Dio, alla ricerca di liberazione, alla ricerca di perdono. Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati sembrano essere nati vecchi, anzi con il cuore e la mente vecchi; brancolanti nel vuoto e inebetiti dal niente che appare albergare nel loro animo, funzionari del sacro guardano la realtà che devono fermentare della presenza di Cristo come un qualcosa di estraneo ed alienante. Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati preferiscono intessere "amicizie" salde e durature con il potente di turno; con il baronetto magari mitrato che più conta; tanti inviati che hanno eletto quale "stella polare" del loro svolazzare non più Cristo Redentore ma qualcuno che fingendosi suo amministratore delegato lo scimmiotta. Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati lavorano, studiano, pseudo-evangelizzano, per la gloria di se stessi, spasmodicamente alla ricerca di un podio o di un trampolino di lancio verso sempre più alte… nomine. Il loro agire ha, per essi, ragione di esistere in funzione degli apprezzamenti dei capi, fatti della loro stessa pasta. Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati non attendono alcuna ricompensa dal Signore, a cui si rivolgono soltanto perché interceda affinché venga concessa loro la ricompensa vacua che tanto agognano. Sì, "noi non possiamo tacere" che nella Chiesa di Gesù tanti inviati credono che tutto sommato oltre a Cristo - regnante nei cieli - ci sia bisogno anche di qualche altro redentore, ed eccoli pronti ad intrupparsi tra le fila di qualche pseudo-potente che magari è persino qualche papavero pettoruto. In verità, ce ne sono persino altri di inviati che strada facendo hanno pensato che in fin dei conti, poiché siamo tutti fratelli, un redentore può portare qualsiasi nome: Gesù, Allà, Budda, ecc… Oh, povera Chiesa di Gesù! Di immondizia ce n’è davvero tanta… "Quando il Figlio dell’Uomo tornerà sulla terra, troverà la fede?". Malgrado tutto, noi crediamo di sì, perché nella Chiesa di Gesù c’è tanto bene, si fa tanto bene, si riceve tanto bene. Continui il buon Dio ad assisterci con la sua grazia, con la protezione dei Santi Teresa del Bambin Gesù e Francesco Saverio, Patroni delle missioni e di chiunque voglia annunciare con la sua vita, in semplicità, ogni giorno, la gioia di aver incontrato Cristo. - controlamenzogna -

 
 
 

“IL MONDO DI SERGIO”: UNA STORIA DI AUTISMO, AMORE, DOLORE E COLPEVOLE ABBANDONO DELLE ISTITUZIONI.

Post n°1835 pubblicato il 30 Aprile 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"La disperazione prende il sopravvento. Una deflagrazione improvvisa dell’animo, un baratro che si è aperto per quindici minuti e che ha trascinato giù tutto per poi richiudersi su un’apparente normalità. Un breve black out, al termine del quale non è rimasto spazio per stati di obnubilamento, di reminiscenza, di blocco. Al contrario, una lucidità totale. «È stata la disperazione a provocare un collasso della mia volontà. Sergio dormiva. Due spari echeggiarono attutiti nella sera. Sergio è morto. Un estremo atto d’amore da chi tanto l’amò. La mia vita è finita, ma è finita anche la sofferenza di mio figlio»". Sono le 20.30 del 13 giugno 2003, Roma, quando Salvatore Piscitello uccide il figlio Sergio con due colpi di pistola. Sergio aveva 39 anni, era sordomuto e autistico, e a Sergio il padre e la madre avevano dedicato un’intera vita di sacrifici. Prima la difficoltà di capire una malattia – l’autismo – che nessuno allora conosceva, il tragitto infinito da un medico all’altro senza ricavare soluzioni ma ottenendo spesso incomprensioni, solitudini, disinteresse, incompetenza, mancanza di umanità. Poi la consapevolezza di una situazione che si fa sempre più dolorosa e sempre più schiacciante per la famiglia: Sergio è aggressivo e violento, nei suoi scatti d’ira picchia rabbiosamente il padre e la madre, quando diventa più grande scappa più volte di casa, trova consolazione solo nella televisione, nei film e nelle videocassette. I genitori raccontano la loro tragedia familiare, l’intrico di amore e di disperazione che portano nei confronti del figlio. Di volta in volta si sono dovuti improvvisare, per tutto l’arco della vita, psicologi, assistenti sociali, operatori, terapeuti, medici loro in prima persona di quel figlio che nessuno sapeva curare. È la storia vera raccontata da Mauro Paissan, giornalista e componente del Garante per la Privacy, nel libro "Il mondo di Sergio" edito da Fazi, in cui ripercorre la storia della famiglia Piscitello. Il padre, Salvatore, avrà alla fine una condanna mite – sei anni, due mesi e venti giorni. Salvatore va agli arresti domiciliari e il 30 novembre 2006 riceve la grazia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Uno dei momenti più intensi del libro è quello in cui si riporta la lettera che la mamma di Sergio allega alla domanda di grazia, atto d’amore nei confronti del figlio e del marito. «È impossibile rievocare senza lacrime la memoria del mio amato e sventurato figlio, dopo aver patito per trentanove anni un dramma immenso e dopo aver cercato giorno e notte (le notti erano insonni) una soluzione al suo gravissimo handicap. Il mio dolore lo tenevo nascosto sotto un velo di sofferenza atroce e indescrivibile. (…) Mio figlio spesso gridava e le sue erano urla terrificanti e agghiaccianti (…) Mano a mano che cresceva, la quotidianità era sempre più terribile, le percosse, i morsi a strappo, il venire trascinata con forza per i capelli (…) Quarant’anni di una simile vita, senza speranza, hanno lasciato solo ferite indelebili, sempre sanguinanti, e molta disperazione». Da quel 13 giugno Salvatore ha sempre dormito nel letto del figlio per continuare il legame con lui. "Un interrogativo: si può davvero amare un figlio che usa violenza contro di te? Il padre: «Sì, forse di più. Ti rendi conto che la malattia che ha dentro di sé ha bisogno del tuo aiuto». La madre: «Mi massacrava. Botte, morsi, capelli strappati. Ciononostante io ricomincerei da capo»". Nella storia della famiglia pesano l’incomprensione di molti medici, delle strutture sanitarie che non sanno o non riescono a dare sostegno efficace. È un aspetto presente anche se, scrive Paissan, non c’è desiderio di rivalsa e dunque anche da questo deriva la scelta consapevole di tralasciare i nomi di chi non ha offerto aiuto ma ha contribuito a peggiorare la situazione. Anche se, quando emergono, i giudizi sono senza appello. Per la madre di Sergio non si tratta solo di incompetenza e scarsa conoscenza dell’autismo. Dichiara Elvira in un passo del libro: «Incompetenza sì, ma anche assenza di umanità. Ce lo dicevano apertamente. La nostra funzione è questa: voi prendete appuntamento, noi vi prescriviamo un farmaco e via. Come si dà l’osso al cane. Nulla a che vedere con un trattamento umano». L’autore mescola le parole dei coniugi Piscitello con il ricordo della storia di Sergio in un racconto molto sobrio della vicenda. Sente il dovere, a chiusura del volume, di precisare: "I medici, le istituzioni politiche, le strutture sanitarie e quelle assistenziali non escono bene da questa vicenda. Ma anche su questi aspetti è prevalsa in noi la volontà di raccontare una storia piuttosto che di tranciare giudizi, che potrebbero risentire dell’unilateralità di una singola esperienza. (…) La vicenda Piscitello parla di noi, ci rivela dimensioni inedite della nostra società e delle solitudini che la governano". L’autore inserisce qualche inserto sull’autismo, qualche citazione di libri e film che hanno affrontato il tema, una breve digressione sull’istituto della grazia. La storia è dolorosa e deliberatamente l’autore sceglie uno stile sobrio. A tratti diventa quasi un resoconto cronachistico. E se lo stile è obbligato, poteva forse rappresentare una scelta stilistica diversa e più incisiva quella di pensare a un libro-intervista che fosse completamente affidato alle parole dei genitori di Sergio, corredandolo in seguito con necessari approfondimenti sull’autismo, sulla rappresentazione che se ne dà, sui risvolti dell’istituto della grazia. Per il resto parlano soprattutto le parole piene di pietas di Salvatore ed Elvira e degli stessi giudici che hanno valutato il caso. Il ricavato della vendita del libro andrà alla Fondazione Handicap Dopodinoi onlus per l’avvio di un Centro polivalente per la diagnosi precoce e il trattamento dell’autismo.

 
 
 

LA GIOIA DEL DONO DI MARIA

Post n°1834 pubblicato il 29 Aprile 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Gesù ci ha dato sua madre, e il dono di Maria è un grande dono che Gesù ci fa, dopo il suo corpo e il suo sangue. Ognuno di noi ha certamente, nella sua vita spirituale, un santuario mariano preferito dove ha ricevuto molte grazie. Ognuno ha, nella propria vocazione, delle grazie ricevute da Maria e ognuno di noi ha una preghiera mariana preferita. Racconto la mia esperienza.
Nel mio Paese, vi è il santuario nazionale di La Vang, dove è avvenuta, più di duecento anni fa, l'apparizione della Madonna, riconosciuta dalla Santa Sede. Nella mia vita di sacerdote sono legato a Nostra Signora di Lourdes. Da quando sono venuto in Europa per studiare, sono stato ogni anno a Lourdes per pregare, dal 1957. Ricordo che quando mi misi in ginocchio, alla grotta, mi parve di sentire la voce di Maria che diceva a Bernadette: "Non ti prometto gioie o consolazioni ma prove e tribolazioni". lo feci del mio meglio per rassicurarmi che quelle parole erano per Bernadette, non per me. L'anno successivo vi tornai e sentii ancora quelle parole. Ma la mia vita trascorreva bene, studiavo, ero diventato professore, rettore di seminario, vescovo, consultore del Pontificio Consiglio dei Laici...
Ogni anno, quando tornavo a Lourdes, sentivo le stesse parole ma nella mia vita, nella mia diocesi, c'era la gioia, l'amore. Mi convinsi quindi che quelle parole non fossero per me. Arrivò l'anno 1975. I comunisti invasero il sud Vietnam, passarono dalla mia diocesi ma senza arrecare danno. Decisi di rimanere con il mio popolo, affidai tutto alla Madonna e ancora una volta pensai che quelle parole sentite a Lourdes non fossero dirette a me, altrimenti i comunisti mi avrebbero ucciso. Poi, Paolo VI mi mandò nella diocesi di Saigon, quattrocento chilometri più a sud. Quando i comunisti giunsero a Saigon dissero che la nomina da parte della Santa Sede di un vescovo, senza accordo con il governo, significava un complotto del Vaticano e degli imperialisti americani che, dovendosene andare dal Paese, mettevano un giovane vescovo per continuare la lotta anticomunista. Il 15 agosto fui arrestato: mi invitarono nel palazzo della presidenza e lì mi arrestarono; non lo fecero all'esterno per evitare le reazioni del popolo. In quel momento compresi che la Madonna di Lourdes mi aveva detto la verità e che sarebbe cominciata la mia via della croce: ti riserbo prove e tribolazioni. E ho vissuto questo per tredici anni in carcere. E dopo, fui esiliato, espulso. Le parole della Madonna erano proprio indirizzate a me. Ogni cambiamento nella mia vita fu accompagnato da prove. Dopo pochi mesi che ero diventato sacerdote e svolgevo le funzioni di assistente parroco, fui colpito da una tubercolosi acuta che mise in pericolo la mia vita. Guarii l'8 dicembre del 1953 e potei cominciare l'Anno mariano. Quando divenni cardinale fui colpito dal tumore. Ma la Madonna mi aiuta e se mi chiedete quale sia la preghiera mariana che preferisco, rispondo: il "memorare" che la mia mamma mi insegnò da bambino e che mi ha seguito tutta la vita. Quando dovevo predicare al Santo Padre, molti cardinali mi chiesero se avessi timore a parlare davanti al Papa e a tante personalità della Curia. Risposi sinceramente che non avevo paura. Sono però molto timido e prima di affrontare qualcosa, o anche prima di celebrare la Messa, recito un "memorare" e sono subito pronto a fare quello che devo. Recito il "memorare" anche prima dell'offertorio e dopo la comunione, per ringraziare la Madonna.

Perché Gesù ci domanda di amare la Madonna? Perché ci ha lasciato la Madonna?

Perché Gesù ha seguito la volontà di suo Padre che, mandandolo nel mondo, ha voluto che ci fosse un grembo, un cuore che lo ricevesse; come in cielo era nell'amore e in sinu Patris, Dio ha voluto che in terra fosse nell'amore e in sinu Matris. Un libro della Chiesa ortodossa "Filolakai" spiega come, per amare Gesù e avere la forza di resistere alle tante tentazioni del mondo, occorra invocare sempre il nome di Gesù e quello di Maria, sempre, sempre, anche durante la notte se ci si sveglia. Un dono e una grazia nella nostra vita è anche la parola di santa Teresa del Bambino Gesù che disse che avrebbe voluto essere sacerdote per potere predicare Maria; noi possiamo attuare quello che era il desiderio di santa Teresa: Maria è amore. Dio ha fatto un'icona nel mondo per fare ricevere Gesù e questa icona della Santissima Trinità è Maria. Presso la croce, Maria accoglie come suoi figli tutti i discepoli di Gesù ed anzi !'intera umanità, non solo i santi ma anche i peccatori, accetta Giovanni ma anche il ladrone. Quando Gesù dice: "Oggi sarai con me in Paradiso" (Lc 23, 43), Maria accetta il suo ruolo di Mater misericordiae. Poi trascorre la sua vita con l'apostolo Giovanni, il prediletto, condividendo la sua sollecitudine per il regno. Da Lei Giovanni impara di nuovo quanto ha appreso da Gesù: Dio è amore e noi siamo chiamati ad essere soltanto amore. Per questo Maria diventa una presenza nella nostra vita sacerdotale. Sentiamo questa grazia, imploriamo da Maria la grazia della sua presenza vicino a noi. Vediamo, dalla vita dei Santi, che il diavolo ha paura di questo. Il diavolo ha paura di quanti amano Maria.
San Giovanni Bosco, che è un figlio di Maria, venne disturbato tanto dal diavolo che questi fece crollare la sua chiesa e mandò molte persone per ucciderlo. Ma ogni volta Don Bosco venne salvato.
San Giovanni Maria Vianney fu pure attaccato dal diavolo che gli disse che era stupido ad amare la Madonna e ad obbedire al suo vescovo. Se un sacerdote ama Maria, ha la protezione di Maria con sé e non deve temere niente ma è il diavolo ad avere paura di lui. Lo ha confessato a san Giovanni Maria Vianney. Così è anche se un sacerdote ama il suo vescovo e gli ubbidisce. La Madonna ci aiuta tante volte e noi non possiamo capirlo.
Massimiliano Kolbe, ammalato gravemente di tubercolosi, fu missionario, fondò una casa editrice in Giappone e costruì il suo Convento non a Nagasaki, ma dietro la montagna, così quando la bomba atomica distrusse la città, la Congregazione rimase intatta. Quando tornò in Polonia suscitò molte vocazioni di giovani che però disturbavano la Comunità la quale chiese di mandare via Padre Kolbe. Venne infatti inviato nel sud della Polonia dove tanti giovani lo seguirono, perché chi ha Maria con sé porta sempre frutti. Il Santo Padre conserva molta devozione per Padre Kolbe e per il suo ispiratore, san Grignon di Monfort che desidera sempre andare a visitare quando giunge in Francia. Carissimi Fratelli, Gesù ci ha affidato Maria ed è un dono. Andando via, Gesù ci ha lasciato la sua parola, ci ha lasciato il suo corpo e il suo sangue, ci ha lasciato la sua Mamma, ci ha lasciato il suo sacerdozio, ci ha lasciato la sua pace e il suo nuovo comandamento. Sono sette le cose che ci ha lasciato. Quando ero in prigione, non avevo nessun libro per potere meditare e ciò era pericoloso per il funzionamento della testa; allora pensai di meditare e di vivere il testamento di Gesù. È una miniera, un tesoro. Nella Novo Millennio Ineunte il Santo Padre ha detto: «Ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima, aurora luminosa e guida sicura, stella della nostra evangelizzazione» (Novo Millennio Ineunte n. 58).
Così, preghiamo insieme e ringraziamo il Signore per questo dono di Maria. Sia lodato Gesù Cristo! - Van Thuan -

MEMORARE: Ricordatevi, o pietosissima Vergine Maria, che non si è inteso mai al mondo che alcuno, ricorrendo alla vostra protezione, implorando il vostro aiuto, e chiedendo il vostro patrocinio, sia stato da Voi abbandonato. Animato io da una tal confidenza, a Voi ricorro, o Madre, Vergine delle vergini, a Voi vengo, dinanzi a Voi contrito mi prostro a domandar pietà. Non vogliate, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma benigna ascoltatemi ed esauditemi. Così sia. - S. Bernardo -

 
 

 
 
 

GIORNATA BAMBINI VITTIME DELLA PEDOFILIA

Post n°1833 pubblicato il 29 Aprile 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Giornata dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’ indifferenza (GBV) - viene celebrata presso la Parrocchia Madonna del Carmine di Avola sin dal 1995, su richiesta di famiglie e dei gruppi di bambini. Nel 1995, infatti, a seguito del tentato omicidio nei confronti di una bambina di 11 anni, dei racconti di alcuni episodi di abuso e del suicidio di un ragazzo di 14 anni, la comunità cristiana, guidata da don Fortunato Di Noto, iniziò a riflettere sulla condizione dell’infanzia e dell’ adolescenza, impegnandosi contro ogni forma di sfruttamento e di violenza all’infanzia, concentrando sforzi e risorse per contrastare soprattutto la pedofilia e la pedopornografia. Nel 1996 e, successivamente, nel 1998, si aggiunsero tristi vicende accadute in Italia e all’estero (si vedano le vicende del Belgio); anni che videro una "stagione di violenza e di sangue", l’apice della violenza su bambini, sottratti al calore delle loro famiglie. Parallelamente la pedofilia, il suo strutturatasi a livello criminale e le conseguenziali pseudo-celebrazioni di "orgoglio pedofilo"’, imposero un ulteriore slancio alla Giornata dei bambini vittime, che, strutturata con due fondamentali momenti celebrativi (il primo commemorativo: preghiere e riflessioni; il secondo dedicato ai bambini e alle famiglie), ha assunto negli anni carattere nazionale. Nel 2002, su sollecitazione istituzionale ed ecclesiale, la GBV è diventata un appuntamento e un forte richiamo in Italia e all’estero per la Chiesa, per la società civile e per le realtà politiche e culturali. I Vescovi, nelle loro Diocesi, hanno invitato le loro comunità ecclesiali a pregare e riflettere sulla condizione dell’infanzia. Parrocchie e Associazioni, anno dopo anno, si sono coinvolte in questo appuntamento che è diventato sempre più condiviso. Le alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato e della Camera) nonché Ministeri e Enti locali (regioni, province e comuni) hanno da sempre aderito inviando un messaggio e celebrando momenti di ricordo e sensibilizzazione coinvolgendo università, scuole e aggregazioni politiche, sindacali e culturali. Gli Sportelli Meter, presenti in diverse città italiane e i referenti all’estero, sono impegnati a promuovere annualmente la GBV.

La Giornata dei Bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza è stata riconosciuta come evento commemorativo di rilevanza istituzionale della Regione Sicilia con la Legge Reg. N. 5 del 19 maggio 2005, la quale ne ha stabilito la celebrazione "la prima domenica di maggio di ogni anno". La GBV è celebrata dall’Associazione Meter Onlus dal 25 aprile alla prima domenica di maggio di ogni anno.

PER SAPERNE DI PIU’:

www.associazionemeter.org, dove è possibile scaricare materiale di riflessione per i momenti di preghiera e per l’approfondimento del tema.
PER ADESIONI E MESSAGGI:
gbv@associazionemeter.org Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo.

Ultime notizie di oggi: Sessantanove indagati e tre arrestati in 16 regioni italiane per la condivisione via internet di filmati pedofili di genere sadico in cui i bambini venivano sottoposti a vere e proprie torture. L'operazione, coordinata dalla procura della Repubblica di Siracusa, è stata eseguita dal Nucleo investigativo telematico aretuseo con l'impiego di 200 carabinieri e finanzieri. In manette sono finiti un impiegato di 57 anni del Bergamasco, un uomo di 42 della provincia di Treviso e un medico sessantenne di Catanzaro. I militari hanno sequestrato filmati che con ogni probabilità sono stati girati nei circuiti del turismo sessuale. I video mostrano pesanti violenze su bambini e bambine di 4-5 anni, imbavagliati e legati. Si vedono i volti degli stupratori, che non fanno parte dell'inchiesta, e tra loro c'è anche una donna. Le immagini sarebbero state scambiate sul web tra gli indagati, per lo più professionisti di età compresa fra i 40 e i 60 anni, che non sarebbero però tra le persone riprese nei filmati. Sette in passato erano stati già denunciati per reati sessuali nei confronti di minorenni. Le regioni interessate dalle indagini sono Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Veneto, Lazio, Puglia, Toscana, Calabria, Piemonte, Liguria, Campania, Basilicata, Abruzzo, Marche, Sardegna e Trentino. Quelle con il maggior numero di indagati sono Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna e Veneto.

Meter e don Di Noto, pionieri nella lotta attiva alla pedofilia che solo dal 2002 al 2008 hanno segnalato 44.050 siti e riferimenti pedofili a tutte le Polizia del mondo, facendo scaturire importanti operazioni con arresti e indagati. Una sezione del Report 2008 è dedicata alla attività di sostegno delle vittime di pedofilia, al numero verde 800 45 52 70, agli studi scientifici sul fenomeno.

I "voyeur di pedofila"- ha concluso don Di Noto- "alimentano questo turpe e ignobile mercato che non ha più confini, ma che possiede la illogica violenza sessuale su bambini sempre più piccoli. La vigilanza di Meter, la fiducia dei genitori, la sinergia tramite la convenzione con la polizia postale, raggiunge altissimi livelli di contrasto per difendere i bambini e contrastare un fenomeno non virtuale ma che ha effetti reali devastanti. I pedofili e coloro che detengono e scambiano materiale non dovranno mai pensare di farla franca

 
 
 

LA MADONNA CHE UNISCE CATTOLICI E ANGLICANI

Post n°1832 pubblicato il 29 Aprile 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nettuno e Ipswich, due cittadine sul mare. Nettuno, 50 mila abitanti, si trova a 60 chilometri da Roma, sul litorale laziale, bagnata dalle acque del mar Tirreno; Ipswich, cittadina inglese, 120 mila abitanti, a due ore da Londra nella contea del Suffolk, è bagnata dalle acque del Mare del Nord. Cattolica la popolazione di Nettuno; anglicana, quella di Ipswich: ma tutte e due contrassegnate da una profonda devozione per la Madonna, invocata con lo stesso titolo, "Nostra Signora delle Grazie", e raffigurata in una statua lignea che risale al 1182, e che fino al 1538 è stata venerata in un bellissimo santuario a Ipswich e poi è misteriosamente arrivata a Nettuno. Una vicenda affascinante, straordinaria, commovente, che compendia in se stessa dolorose vicende storiche di divisioni, scismi, odi, persecuzioni, ma che, soprattutto in questi ultimi anni, è diventata una storia di amore, di riappacificazione, di vitalità religiosa, intrisa di un forte desiderio di unità tra cattolici e anglicani. "Qui a Nettuno, la Madonna, invocata con il titolo di 'Nostra Signora delle Grazie', è amata e venerata, proprio da tutti", dice il signor Mario Mazzanti, priore della Confraternita di Nostra Signora delle Grazie di Nettuno. "La prima domenica di maggio ne celebriamo la festa, che è la più grande e la più sentita festa religiosa della nostra città". Le confraternite sono associazioni pubbliche di fedeli della Chiesa Cattolica che affondano le loro radici in antiche tradizioni e che sono disciplinate dai vari canoni del Codice di Diritto Canonico. Sorgono con lo scopo di incrementare il culto pubblico, fare opere di carità, di penitenza, di catechesi e anche per organizzare manifestazioni culturali. "La nostra Confraternita", spiega Mario Mazzanti, "si dedica al culto della Madonna Nostra Signora delle Grazie, che è patrona di Nettuno. Attualmente siamo in circa 300 iscritti: 180 confratelli e 120 consorelle, in rappresentanza di tutte le famiglie della città. E’ nostro compito organizzare, in collaborazione con le autorità ecclesiastiche, tutte le manifestazioni riguardanti 'Nostra Signora', in particolare l’annuale festa di maggio. In questi giorni siamo alla vigilia ormai, e quindi in pieno fermento". "Qual è", domandiamo a Mario Mazzanti, "l’origine di questa festa dedicata alla Madonna e così sentita a Nettuno?". "L’origine è legata a una statua lignea arrivata misteriosamente nella nostra città nel 1550, proveniente dall’Inghilterra. Come ho detto, 'Nostra Signora delle Grazie' è raffigurata da una statua in legno che conserviamo nel Santuario della nostra città, Per oltre quattrocento anni, quella statua era stata venerata in un santuario a Ipswich, in Inghilterra. La Madonna era invocata con il titolo di 'Our Lady of Grace', cioè 'Nostra signora delle Grazie'. Nel secolo Sedicesimo ci fu in quella nazione lo scisma, la rottura dei rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato inglese, voluta da Enrico VIII che regnò dal 1509 al 1547". "La ragione della rottura, come è noto, era costituita dal fatto che Enrico voleva divorziare dalla prima moglie, Caterina d’Aragona, per sposare Anna Bolena. Il Papa non gli concesse l’annullamento del primo matrimonio ed Enrico proclamò la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa Cattolica. Dopo il divorzio, sposò Anna Bolena e si fece proclamare dal parlamento capo della Chiesa Anglicana. Dopo Anna Bolena, sposò altre quattro donne e sfogò il suo odio per la Chiesa di Roma con una feroce persecuzione di coloro che continuavano a proclamarsi cattolici. Confiscò i beni di tutti i conventi e i monasteri, fece incendiare le chiese cattoliche, fece bruciare statue, dipinti, libri, tutto quello che richiamava alla Chiesa Cattolica di Roma. La persecuzione continuò anche dopo la morte di Enrico VIII, anzi divenne più acuta sotto il successore, Edorardo VI". "Anche la statua della 'Our Lady of Grace' di Ipswich doveva essere bruciata. Il santuario, dove era venerata, fu distrutto nel 1538 da Thomas Cromwell, cancelliere dello Scacchiere e consigliere nero di Enrico VIII. Ma Cromwell volle salvare la statua miracolosa della Madonna e la nascose in una cappella privata di sua proprietà a Londra. E quando la violenza distruttrice si intensificò sotto Edoardo VI, alcuni pii marinai, temendo che la statua della Madonna venisse scoperta e distrutta, decisero di sottrarla dalla casa di Cromwell per portarla in salvo in Italia". "La statua venne imbarcata in gran segreto su una nave che doveva raggiungere Napoli. Ma giunta nel Mar Tirreno, la nave fu coinvolta in una terrificante tempesta e trovò scampo riparando nell’insenatura tra Anzio e Nettuno. Passata la tempesta, i marinai decisero di riprendere il largo, ma appena fuori dell’insenatura del golfo, il mare si gonfiò di nuovo, le onde divennero gigantesche e ricacciavano la nave nell’insenatura. I marinai tentarono più volte di proseguire il viaggio, ma inutilmente". "Ad un ennesimo tentativo, la nave fu rovesciata. I marinai, in balia di quelle onde violente, erano perduti, ma con loro incredibile meraviglia, si ritrovarono a riva, tutti incolumi e si chiedevano come mai poteva essere accaduto. Si ricordarono dalla statua della Madonna che avevano a bordo e si convinsero che era stata la Vergine miracolosa a salvarli. E riflettendo sul fatto che le onde diventavano gigantesche proprio quando la nave tentava di lasciare l’insenatura, conclusero che la Madonna voleva restare a Nettuno". "Lì vicino al luogo dove avevano trovato scampo, c’era una chiesetta. I marinai parlarono con la gente, raccontarono la storia della statua di 'Nostra Signora delle Grazie' che avevano sulla nave, e dissero che forse la Madonna voleva restare a con loro. La popolazione ne fu felice, La statua venne sbarcata e portata in processione nella vicina chiesetta. Subito il mare si calmò e i marinai inglesi poterono finalmente riprendere il loro viaggio verso Napoli". "La statua incontrò subito la devozione della gente, che continuò a invocarla con il titolo di 'Our Lady of Grace', tradotto in 'Nostra Signora delle Grazie'. Devozione che andò via via aumentando e nel 1854, anno del dogma dell’Immacolata Concezione, Papa Pio IX proclamò 'Nostra Signora delle Grazie' patrona di Nettuno. Nel 1914 venne costruito un nuovo grande santuario e la statua miracolosa fu collocata sull’altare maggiore. In seguito in una cappella laterale fu portato anche il corpo di Maria Goretti, una ragazza di Nettuno, uccisa a 12 da uno stupratore e proclamata santa da Pio XII nel 1950". Ci sono documenti validi che dimostrano come la statua di "Nostra Signora delle Grazie" che si venera a Nettuno sia proprio quella che fino al 1550 era in Inghilterra? "Lungo il corso dei secoli sono state fatte varie ricerche storiche e sono venuti alla luce diversi documenti. In tempo recenti, uno studioso ha trovato informazioni importanti in alcuni manoscritti conservati nella Biblioteca Vaticana. Sulla scia di quei ritrovamenti, ha fatto delle ricerche con relative altre interessanti scoperte, monsignor Vincenzo Cerri, che era parroco di Nettuno. Mentre in Inghilterra, il dottor J. Docherty di Ipswich ha trovato, al British Museum di Londra, una lettera scritta nel 1538 da un certo William Lawrence a Thomas Cromwell, nella quale trovano piena conferma le notizie tramandate dalla tradizione riguardo il salvataggio della Statua da parte prima dello stesso Cromwell e poi di alcuni marinai che la portarono in Italia. Ma sulla stessa statua, durante un restauro compiuto nel 1959, sono state evidenziate delle scritte in antica e rozza lingua inglese, che confermano la sua origine". In Inghilterra esistono tracce di questa statua e del culto di cui godeva? "A Ipswich la devozione alla 'Our Lady of Grace' non è mai venuta meno. Il Santuario dove era conservata la statua, portava questo titolo fin dal 1152, quando la statua venne scolpita. Come ho detto, quel santuario fu distrutto intorno al 1538, ma la gente ha sempre continuato a pregare la Madonna 'Our Lady of Grace'. La via dove sorgeva il Santuario si chiama ancora 'Lady Lane', 'strada della Signora'". "Nel punto esatto dove sorgeva l’antico Santuario è stata posta recentemente una statua in bronzo, realizzata dallo scultore Roberth M. Mellamphy, che si è ispirato alla nostra immagine lignea. Sotto la statua una targa che dice: 'Qui c’era la Cappella di Nostra Signora delle Grazie che custodiva la statua in legno di una Madonna con un bambino. All’epoca medievale i pellegrini l’avevano annoverata tra i più famosi oggetti della reale casa. Più tardi andò sotto la protezione del Cardinale Thomas Work. E’ stata chiusa per ordine del re Enrico VIII nel 1938. La statua portata a Londra per essere bruciata è stata salvata da marinai e portata a Nettuno in Italia dove risiede in una grande chiesa'". "Voi certamente siete in contatto con la cittadina di Ipswich". "Siamo in contatto, siamo andati varie volte a vedere quei luoghi e abbiamo fatto anche di più. In accordo con la popolazione di Ipswich abbiamo dato vita a una iniziativa straordinaria che, nel nome di 'Nostra Signora della Grazie', mira ad avvicinare sempre più le due Chiese, quella Cattolica e quella Anglicana, nella speranza che si giunga un giorno alla riunione come prima dello scisma". "I primi contatti risalgono a molti anni fa, quando monsignor Cerri fece le ricerche storiche in collaborazione con il dottor J. Docherty di Ipswich. Nel 1975 lo scultore inglese Roberth M. Mellamphy, venne a Nettuno a studiare la statua della nostra Signora e ne fece una copia che venne posta in una nicchia nella chiesa anglicana di Saint Mary at the Elmes di Ipswich, che comprende il territorio dove un tempo sorgeva il Santuario di "Nostra Signora". Questi contatti andarono via via intensificandosi fino ad arrivare alla formulazione di un "gemellaggio religioso" tra Nettuno e Ipswich. Questa iniziativa si è compiuta e realizzata definitivamente nell’agosto del 2005, quando una delegazione della Confraternita di "Nostra Signora della Grazie" di Nettuno si è recata a Ipswich ed è stata ospite di quella Comunità per una settimana. Io, come priore della Confraternita, guidavo la delegazione. C’era anche padre Padre Carlo Fioravanti, allora Rettore del Santuario di Nostra Signora della Grazie di Nettuno. E’ stata un’esperienza indimenticabile". "Per quali motivi?". "Per tutto. Per tutto quello che abbiamo visto, sentito, provato. Rivedere i luoghi dove era nata la devozione a 'Nostra Signora della Grazie', dove per secoli era stata venerata l’immagine che ora si trova nella nostra chiesa, conoscere la gente anglicana che ama la Madonna come noi, sentire il loro grande desiderio di ecumenismo, condividere con loro il sogno di tornare fratelli nella fede, perché siamo figli della stessa Madre, la Madonna Santissima, ha suscitato emozioni veramente indescrivibili". "Siamo stati accolti dalle autorità cittadine, con il sindaco in testa, con una cordialità che mai mi sarei aspettato. Siamo stati ospiti nelle case di quella gente. Le emozioni raggiunsero il loro culmine quando, nella chiesa anglicana della parrocchia, alla presenza di noi cattolici e tanti anglicani, padre Carlo ha celebrato la Messa. Era la prima Messa celebrata da un prete cattolico romano, in quella chiesa anglicana dopo lo scisma del 1538". "Bellissimo il momento dello scambio della pace quando le mani di persone di religioni diverse, si sono incrociate in un’unica fede. 'Raccomandiamo la comunità di Nettuno e quella di Ipswich a Nostra Signora delle Grazie', ha detto padre Carlo. 'Un solo gregge unito nella lode del Signore'. E anche padre Haley Dossor, il sacerdote anglicano parroco della chiesa di Saint Mary at the Elmes di Ipswich, ha sottolineato la grandiosità di quel momento, che vedeva cattolici e anglicani uniti in preghiera per amore della Madonna". "A sera è stata organizzata una processione per le vie della città, sul tipo di quelle che teniamo a Nettuno a maggio, e in ricordo di quelle che si facevano a Ipswich prima del 1538. Insomma, con quel viaggio abbiamo dato vita a una tradizione che da allora si è ripetuta ogni anno". "Per la festa di Nostra Signora delle Grazie che celebriamo all’inizio di maggio, una delegazione di anglicani di Ipswich viene a festeggiare la Madonna da noi. E per quest’anno sono in arrivo 55 anglicani di Ipswich, guidati dal sindaco e da due vescovi anglicani. Alla fine di maggio, noi, come ogni anno, andremo a festeggiare da loro". - Renzo Allegri - Zenit -

 
 
 
 
 

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Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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