ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Maggio 2009

«MARIA, UN PONTE VERSO IL CIELO»

Post n°1952 pubblicato il 31 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Una volta, a un musulmano che si trovava a Medjugorje, un pellegrino ha chiesto: «Perché sei venuto?». E lui ha risposto: «Se la Madre di Gesù ha fatto tutta questa strada dal Cielo fino a noi per incontrarci, il minimo che potessi fare io era venire qui per Lei». Personalmente mi sono recato a Medjugorje per la prima volta nel 2001. Sono partito come giornalista, ne sono tornato da testimone. Se all’inizio prevaleva la curiosità, che nella mia professione peraltro è considerata una virtù, ora l’approccio è diverso. Rispetto a questi eventi così particolari ho operato un percorso interiore che si può riassumere in tre tappe: la Madonna appare, dunque è viva, pertanto la mia fede è autentica.
«Io sono qui!»
Quando sono arrivato a Medjugorje ho trovato una realtà esternamente diversa da quella che mi aveva descritto chi c’era stato negli anni Ottanta: il villaggio contadino di un tempo ha lasciato il posto a una cittadina moderna e florida, che si è dotata di alberghi, pensioni, negozi, banche, punti di ristoro, bancarelle e oreficerie, come è normale che sia in un posto che attira ogni anno milioni di persone. Tuttavia, addentrandomi nella vita del posto, ho compreso nell’intimo che lì l’attrazione scatenante è un’altra e rimane la stessa dal 1981. Medjugorje è un luogo dove si fa esperienza dell’amore di Dio.
Ovunque posi lo sguardo vedi gente di ogni nazione – europei, sì, ma moltissimi libanesi, coreani, giapponesi, cinesi perfino –, frati e suore di cento nazionalità, giovanissimi anche, consacrati di vecchie e nuove realtà ecclesiali, che hanno trovato o rinnovato qui la vocazione. Medjugorje è una chiesa sempre stracolma, dove si legge il Vangelo in lingue diverse, Medjugorje sono ventimila giovani che d’estate la notte lodano e cantano Dio. Vedendoli mi sono ricordato del piccolo Danijel e dell’anziano Jozo, i primi miracolati… Nella Bibbia si legge che un giorno i vecchi e i fanciulli si leveranno e danzeranno insieme: Medjugorje è stata per me un’anticipazione della Nuova Gerusalemme, la presa di coscienza di un’umanità che vive di provvidenza, gioiosa e fiduciosa, fra le braccia di un Padre.
Quasi trent’anni sono passati, i veggenti si sono tutti sposati, fra loro c’è chi vive altrove, ma questo posto, nella sua essenza, non è cambiato: Medjugorje ha pregato trent’anni, è stata inginocchiata davanti al Santissimo e alla Croce. Medjugorje ha continuato a salire a piedi nudi al Podbrdo e al Krizevac. Medjugorje è tornata ogni giorno con Vicka ad accogliere migliaia di pellegrini sulle scale di una vecchia casa di Biakovici; Medjugorje ha ascoltato la parola di Maria trent’anni: perché lei appare ancora e in alcuni messaggi lo ha anche detto: «Io sono qui!».

La Madonna «ci» benedice
La prima volta che assistetti a un’apparizione, osservai che cosa accadeva attorno. Oggi, se capita l’occasione, me ne resto con la testa fra le mani, cercando di guardare me stesso.
Quella prima volta fu a casa di Marija, qui in Italia, con la sua famiglia; c’erano alcune altre persone. Mi ero recato con piglio professionale, ma non ero prevenuto perché l’apparizione è una modalità della rivelazione di Dio: non caso il Vangelo inizia con la visita dell’angelo a Maria e finisce con le apparizioni di Gesù Risorto.
Intorno alle 17 e 15 si iniziò a recitare il Rosario. Si stava in ginocchio davanti a una statua della Madonna, unico elemento di sacro in un salotto moderno, molto pulito e in ordine, di un classico appartamento di città.
Partecipavano anche i figli di Marija, ma all’epoca erano piccoli e ora si aggrappavano al vestito della mamma, ora stuzzicavano i presenti in un gioco di sguardi. Marija e Paolo li lasciavano fare, ma lei li richiamava ogni tanto con ferma dolcezza, perché si comportassero bene.
Terminata la corona, la veggente guidò la preghiera del Credo e dei sette Pater, Ave, Gloria, finché, d’un tratto, fece silenzio. Eravamo intorno alle 17 e 45. Ora Marija guardava in un punto determinato sopra di lei, le sue guance si colorarono di un rosso più acceso. Nella stanza non volava una mosca. Io, naturalmente, non sentivo né vedevo nulla, ma era chiaro che la giovane donna stava parlando a qualcuno. Le sue labbra si aprivano e si chiudevano come in una normale conversazione anche se, da quando l’estasi era iniziata, non se ne percepiva il suono della voce. Avendo avuto il permesso di scattare qualche foto, individuai un punto favorevole, ma, essendoci gente in uno spazio non grande, per raggiungerlo dovetti passare proprio davanti a Marija.
Fu in un attimo: buttai lo sguardo dritto nel suo e notai che era rimasto indifferente: gli occhi, perlomeno, non tradirono alcun battito e la giovane continuava a comunicare oltre la mia persona. Dalla nuova prospettiva la vedevo parlare o disporsi in ascolto: sul suo volto, ora estasiato ora più contratto, passavano partecipazione e sentimenti diversi. A quel punto il bimbo più piccino le rotolò ancora fra le gambe e fece più di un tentativo per attirare l’attenzione della mamma. Invano. Finalmente Marija chinò il capo, lo risollevò e intonò il Magnificat. Erano passati circa quattro minuti.
Subito dopo ci disse che la Madonna aveva pregato e ascoltato le intercessioni. Quell’incontro finì, fra un dolce e una bibita, in un contesto familiare: mi vennero in mente le prime comunità cristiane che si riunivano per pregare e mettevano in comune ciò che avevano. Quella sera, una frase domi-nava i miei pensieri: «La Madonna ci ha benedetto». Marija aveva detto proprio «ci»: non solo la veggente, ma ciascuno di noi lì presenti eravamo stati oggetto dell’attenzione della Vergine. Un’altra veggente, Mirijana, mi confermò in seguito il concetto. Quando le chiesi di pregare per un bambino che stava morendo, lei con candore mi rispose: «Sì, ma ricordati che la mia preghiera vale la tua». Non mi dette il tempo di replicare e chiarì: «Se facessi differenza fra le mie figlie non sarei una brava madre. La Madonna lo è».
Il Santuario sull’autostrada
La seconda volta che mi recai da Marija rimasi colpito dagli occhi più luccicanti del solito. Anche il sorriso le invadeva il volto. Era il 2 di aprile, il giorno prima era stato il suo compleanno e la Madonna l’aveva baciata. Di quel bacio lei portava la luce. Papa Benedetto XVI ha scritto un’enciclica in cui si dice che l’amore fra l’uomo e una donna, e per estensione l’amore autentico fra gli uomini, riproduce la relazione d’amore di Dio per le sue creature. Ora, in quel bacio veramente materno di Maria, che portava anche a me l’amore paterno di Dio, compresi la naturalezza e il valore divini di ogni bacio dato a mia moglie e di ogni bacio che ci scambiamo coi figli con gioia così semplice, ep-pure grande e reciproca.
La Madonna viene ogni giorno, come ciascuno torna a casa da chi ama. La Madonna si ripete, perché sono sempre le stesse le raccomandazioni di una madre.
Fra i santuari, luogo di apparizione, bisognerebbe includere l’autostrada. Marija mi aveva raccontato di aver avuto una volta un’apparizione in aereo e che durante l’espianto del rene (che lei donò a un suo fratello in dialisi) vide la Madonna accanto a lei, ma non avrei pensato di essere presente a un fatto tanto inconsueto. In auto, con la famiglia Lunetti, eravamo rimasti imbottigliati nel traffico, ma per Marija era tempo di preparasi alla visita che scandisce le sue giornate. Trovammo riparo in una piazzola: ci si mise a pregare e la Madonna si mostrò a quegli occhi che vedono. La Madonna viene nelle case, in un ospedale, su una strada.
Quando prego nel chiuso della mia stanza non sono solo, quando chiedo sui miei figli la benedizione di Dio, il Cielo è in ascolto. Nel vangelo si dice che il Signore si fa presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome: non importa il luogo esteriore, ma la disposizione del cuore. Alcuni dicono che la Madonna di Medjugorje se ne va in giro e che è una chiacchierina. Io penso, invece, che il presente dell’eternità affianca il presente del nostro tem-po ovunque ci troviamo, anche sul ciglio di una tangenziale. Dio è lì che ci aspetta, ogni momento è buono per aprirgli le braccia.
Quando Satana prese il microfono
Un giorno trovai Marija in una parrocchia del milanese, dov’era stata invitata per un ritiro che iniziò con l’adorazione eucaristica e culminò nella Messa. Al momento dell’apparizione un imprevisto ruppe il silenzio denso di preghiera che si era creato: si udì distintamente una voce roca, maschile, che bestemmiava Maria. La stessa voce oltraggiò in seguito, durante la consacrazione, Gesù Eucaristia. Al termine della celebrazione cercai di capire l’accaduto. Era stata condotta lì una giovane disturbata. Per tutta la giornata era stata trattenuta in sagrestia, proprio per evitare incidenti; eppure, nonostante in quel locale non ci fossero – così mi assicurò pure il parroco – sensori accesi, lei, o meglio la presenza che l’abitava, si guadagnò una cassa di risonanza.
Io non ho mai visto la Madonna, ma quel giorno, attraverso la manifestazione inquietante del suo avversario, ho avuto comunque un indizio dell’esistenza di Dio.
La Vergine a Medjugorje ha spiegato che lei si trova dove è Gesù, ma che poi sempre li raggiunge satana. È dall’inizio della creazione che funziona così: Dio fece una cosa bella e pulita ma subito qualcuno provò a sporcarla. Vicka mi disse che il demonio disturba sempre le opere di Dio, ma Mirijana ha aggiunto che l’uomo ha gli strumenti per distinguere il bene dal male e che è libero di scegliere.
Nel messaggio di Medjugorje del 25 novembre 1987 la Vergine spiega proprio questo: «Dio ha dato a tutti la libertà, che io rispetto con tutto l’amore; e io mi sottometto, nella mia umiltà, alla vostra libertà». In effetti, in tutti i messaggi, la Madonna esprime un desiderio di bene per noi, mai una costrizione. Dice: vi invito, vi chiamo, vivete!, apritevi!, amate!; addirittura: vi prego, vi supplico. Arriva a tanto, come lei stessa dice, per «mostrarvi quanto mi siete cari e quanto desidero che siate tutti salvi» (27 novembre 1986), ma non ci obbliga. Se così facesse saremmo schiavi, invece lei ci assicura che siamo figli di Dio: «Cari figli».
Porta del cielo
La vista di Mirjana durante la sua apparizione annuale del 18 marzo 2004 resta un fotogramma indelebile. Intorno a me tutti pregavano e i più indirizzavano gli sguardi verso quella porzione di Cielo che ravvivava gli occhi della veggente fino a farla piangere di gioia. Alla fine fu dato questo messaggio: «Cari figli! Anche oggi, guardando a voi, desidero dirvi, col cuore pieno di amore, che quello che cercate insistentemente, quello a cui anelate, è qui davanti a voi. È sufficiente che in un cuore purificato mettiate mio Figlio al primo posto e potrete vedere. Ascoltatemi e permettetemi di condurvi maternamente a questo». Da queste parole si può trarre l’apporto che l’incontro con Medjugorje ha dato al mio vissuto di fede. Superficialmente pensai che la Madonna si riferisse a sé stessa, nell’apparizione, in quel momento lì. Ma, in seguito, credo di aver compreso meglio che cosa volesse dire.
«Quello che cercate insistentemente, quello a cui anelate, figlioli miei, è qui davanti a voi». «Qui» nella tua vita, «qui» nella tua giornata, «qui» nella tua famiglia e nel tuo lavoro: se metti «in un cuore purificato» Gesù «al primo posto», potrai vedere. Potrai vedere che la tua fede è vera e sforzarti di viverla meglio. Con quale obiettivo? «Ma il Paradiso», mi ha detto Marija, «la Madonna lo ripete sempre: “Tendete al Cielo!».
Proprio per invitarci a questo, forse, lei viene col corpo glorioso che si può toccare: da un lato, lei che è donna, creatura, dà valore attraverso gesti umanissimi alla nostra stessa umanità, spiegandoci che per diventare santi basta viver bene ciò che siamo; dall’altro, lei che è  già tutta gloria, dà prova tangibile che, grazie al suo sì, Dio si è fatto carne, è morto e risorto, e che per questo intervento risorgeremo anche noi nel corpo, secondo la fede, poiché siamo amati e creati da un Padre per durare nel tempo, per l’eternità. Ianua Caeli, porta del Cielo è Maria. -   Riccardo Caniato -dallo Speciale su Medjugorje del settimanale OGGI in edicola.

 
 
 

31 MAGGIO: MARIA CI CONDURRÀ IN CIELO

Post n°1951 pubblicato il 31 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tutto l'arco dell'esistenza terrena viene affidato a Maria, perché ella ci insegni a contare i nostri gior­ni e ci ottenga la sapienza del cuore vigilante. L'o­ra della morte - come passaggio dal tempo all'eter­nità della vita - è il momento decisivo d'ogni crea­tura umana. "Alla morte di un uomo si rivelano le sue opere. Prima della fine non chiamare nessuno beato; un uomo si conosce veramente alla fine"(Sir 11,27-28). Ci rivolgiamo quindi a Maria. A lei affi­diamo l'ora, il momento della nostra morte: un mo­mento di cui non sappiamo "né il giorno, né l'ora". E’ bello vedere Maria non solo ricevere le anime come la morte a lei le porta, ma portarle essa stessa a ricevere la corona di gloria meritata con la sua assistenza. "Occorre augurare, specialmente alla gioventù odierna esposta a tanti pericoli, che la devozione a Maria divenga il pensie­ro dominante di tutta la vita. Con l'assiduità della pre­ghiera si deve fare di Maria la quotidiana mediatrice, la nostra vera avvocata, sicché possiamo sperare che Ella, assunta nella gloria del Cielo, nell'ora del nostro trapas­so... possa essere nostra Avvocata presso la divina bontà e misericordia". San Luigi da Montfort pone sulle labbra di Maria questa consolante "promessa": "Felici quelli che, col soccorso della grazia divina, praticano le mie virtù e camminano sulle tracce della mia vita... Felici nella loro morte, che è dolce e tranquilla. E alla quale abitualmente assisto di persona per introdurli io stessa nelle gioie del Cielo". (Trattato della vera devozione a Maria, n.200).
Fioretto: Faccio un proposito che mi aiuti a vivere o­gni giorno la devozione a Maria, in modo che trasformi la mia vita.

Giaculatoria: "Gesù, Giuseppe e Maria - assistetemi nell'ultima mia agonia".

 
Preghiera a Maria

Madre di misericordia. guarda a noi con intenso amore. Ora più che mai ne abbiamo bisogno. La terra. che tu stessa hai conosciuto. è piena di tristezze. Proteggi quanti, turbati dalle difficoltà o avviliti dalla sofferenza, sono presi da sfiducia e da disperazione. A coloro, a cui sembra che tutto vada male, dona confòrto: suscita in loro lo nostalgia di Dio e lo fede nel suo infinito potere di soccorso. Volgi il tuo sguardo a coloro che non sanno farsi amare e che la gente non ama più. Consola coloro, a cui la morte o l'incomprensione ha strappato gli ultimi amici e si sentono terribilmente soli. Abbi pietà delle mamme che piangono i loro figli perduti o ribelli o infelici. Abbi pietà di quanti non hanno ancora un lavoro e sono nell'impossibilità di dare ai loro figli pane abbondante e serenità. Che la loro umiliazione non li abbatta. Dona loro coraggio e tenacia nel riprendere giorno per giorno la propria avventura, nell'attesa di giorni migliori. Guarda benigna coloro che, illudendosi di aver raggiunto quaggiù lo scopo della vita, ti hanno dimenticata. Sii buona con coloro a cui Dio ha donato bellezza, beni e forti sentimenti, perché non sciupino questi doni in cose inutili e vane, ma con essi focciano felici coloro che ne sono sprovvisti. Ama finalmente coloro che non ci amano più. Maria, madre di tutti noi, donaci speranza, pace, amore. Amen. (Preghiera trovata nella chiesa di San Giovanni Rotondo).

 
 
 

SOLENNITA' DI PENTECOSTE: IL DONO DELLO SPIRITO SANTO

Post n°1950 pubblicato il 31 Maggio 2009 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La solennità di Pentecoste chiude il lungo periodo del tempo pasquale. Son trascorse sette settimane, ossia 50 giorni dopo la Pasqua. Pentecoste vuol proprio dire cinquantesimo giorno. Per gli antichi cinquanta era il numero della pienezza di un tempo. E’ giunto a compimento il tempo del Gesù terreno e delle sue apparizioni e si apre un nuovo tempo: il tempo dell’uomo, della chiesa e dello spirito.bPasqua è la resurrezione di Gesù, Pentecoste l’effusione dello spirito. Gesù a dopo la Pasqua, nel giorno dell’Ascensione,se ne va al cielo, ma a Pentecoste ritorna sotto un’altra forma: lo Spirito. La Pentecoste celebra, appunto, il dono dello Spirito, “che è Signore e dà la vita” e ci conduce a soffermarci sul ruolo dello Spirito nella Chiesa. Inizia, infatti, con la Pentecoste il faticoso tempo della Chiesa. L’evento celebrato dalla festa di oggi - una delle maggiori dell’anno liturgico – non è, come al solito, il vangelo, ma la prima lettura dagli Atti degli Apostoli (Atti 2,1-11), in cui si racconta l’avvenimento fisico della Pentecoste Invece il vangelo mette in evidenza che il dono dello Spirito Santo era stato preannunciato, e ne delinea alcuni caratteri. Lo Spirito Santo è certamente il frutto più bello della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù: Egli Lo alita sui discepoli (Gv 20,22-23). È lo Spirito del perdono dei peccati e lo Spirito della missione universale. Anzi è il protagonista della missione affidata da Gesù agli apostoli e ai loro successori. La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine Maria, riuniti nel Cenacolo, apre le porte alla missionarietà della Chiesa e alla testimonianza della fede cristiana in tutto il mondo. Il dono dello Spirito, infatti, rende coraggiosi e zelanti i pavidi apostoli che ancora avevano paura di affrontare il mondo nel nome di Gesù, Crocifisso, Risorto e asceso al cielo.
l brano del Vangelo di Giovanni ci riporta a questi contenuti essenziali della Solennità della Pentecoste. “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera ...”
o Spirito Santo continua a essere per molti cristiani il grande sconosciuto.
E, invece, è proprio Lui che ci dona la forza per vivere cristianamente il e con audacia il nostro battesimo. Il popolo cristiano ha – per così dire – una certa familiarità con le due prime persone della Trinità, il Padre e il Figlio; meno con la terza: lo Spirito Santo. Al contrario la sua azione, pur essendo misteriosa e interiore, non per questo è meno reale e necessaria. Il mistero di Gesù Cristo non può compiersi nella chiesa e in nessuno di noi, se non nello Spirito...

Chi è dunque questo Spirito Santo?

Lo Spirito non è nient’altro il modo con cui Dio abita in noi.
Se chiediamo alle persone cos’è lo Spirito Santo, la maggior parte non sa che cosa rispondere. E se non sa rispondere è perché non Lo conosce, non ne ha esperienza, non Lo ha mai vissuto.
La festa di Pentecoste esprime la verità che Dio abita dentro di noi.
Dio non è più presente fisicamente in mezzo a noi; Dio è presente con il suo Spirito.
Dunque lo Spirito Santo non è un dono di Dio, ma Dio che si fa dono: da lui nasce il popolo nuovo. Grazie allo Spirito, Dio si fa vicino, rimane in noi e ci dà la Vita.
Cari Amici, diceva Paolo VI: “La Pentecoste è una festa che non finisce mai, dura ancora, durerà sempre... Come se un grande fuoco fosse stato acceso. Come un’esplosione di grida e di gioia. Mai una festa fu così inebriante, così esaltante”.
Lo Spirito è Signore e dà la vita: lo Spirito ci guidi, ci illumini, ci sostenga, pazienza - benevolenza - bontà - fedeltà - mitezza - dominio di sé. Preghiamo secondo l'ispirazione di questa stupenda preghiera di Paolo VI:

Spirito, Spirito Santo,
Tu sei l'animatore e il santificatore della Chiesa,
suo respiro divino, il vento delle sue vele,
suo principio unificatore,
sua sorgente interiore di luce e di forza,
suo sostegno e suo consolatore,
sua sorgente di carismi e di canti,
sua pace e suo gaudio,
suo pegno e preludio di vita beata ed eterna.
La Chiesa ha bisogno di una perenne Pentecoste,
ha bisogno di fuoco nel cuore,
di parola sulle labbra,
di profezia nello sguardo.
Amen. - mons. Tommaso Stenico - Ponifex -

 
 
 

LA MADONNA SENTINELLA DI DIO NELLA CHIESA

Post n°1949 pubblicato il 30 Maggio 2009 da diglilaverita
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La Madonna in questi ultimi due secoli non ha cessato di ripetere con materna premura, in diversi parti del mondo: Lourdes, Fatima, Medjugorje, Kibeo,…”pregate, fate penitenza”. E l’ha fatto spesso con le lacrime agli occhi, talvolta lacrimando sangue: a Siracusa, a Civitavecchia.
Possiamo chiederci: perché?
È una mamma che vigila sui suoi figli specialmente quando si trovano in pericolo o nelle avversità.
E questi pericoli e avversità abbondano oggi più che mai.
Con le sue apparizioni, coi suoi messaggi e con le sue lacrime, la Madonna, la sentinella di Dio nella Chiesa, sta dando l’allarme per lo stato preoccupante in cui i suoi figli e figlie si trovano oggi, perché c’è un lupo alla porta che sta in agguato per sbranare i suoi figlie e figlie…
E tutti noi conosciamo chi è quel lupo…!
La Madonna ci mette in guardia contro le tattiche del Maligno, che per sedurci usa tre principali esche: La prosperità, la popolarità, il potere, egli promette prosperità materiale, bramosia di popolarità, sete di potere.
L’antidoto a queste tentazioni; preghiera e penitenza.
La guerra tra Dio e satana sta diventando ogni giorno più feroce.
Talvolta, sembrerebbe che le forze nemiche stiano riscuotendo vistosi successi, ma sono superficiali e votati alla sconfitta.
La vittoria finale è del Signore Gesù.
Maria Santissima tramite le sue varie apparizioni sta radunando una sua legione e sta tessendo una rete in tutto il mondo per l’attacco frontale e finale alle forze nemiche di Dio. Lei annunzia l’aurora di un nuovo giorno di grazia e misericordia, impensabile a noi, ma realizzabile per Dio, niente è impossibile a Lui.
La corruzione e il male morale sono grandi, è vero, ma ritengo fermamente che l’ultimo a vincere sarà Iddio. Dio vincerà in un’infinita misericordia. Iddio ha sempre vinto così!
Avremo nuovi cieli e nuova terra.
La società restaurata in Cristo, ricomparirà più giovane, più brillante, ricomparirà rianimata, rinnovata e guidata dalla Chiesa.
Il cattolicesimo pieno di divina verità, carità giovinezza, forza soprannaturale, si leverà sul mondo, alla testa del secolo nascente, per condurlo all’onestà, alla fede, alla felicità, alla salvezza”.

Card. Ivan DIAS - Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione.

 
 
 

PENTECOSTE, LA NOTTE E LO SPIRITO SANTO

Post n°1948 pubblicato il 30 Maggio 2009 da diglilaverita
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“La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei”. (Gv 20,19).

Inizia così il testo del vangelo che si proclama nella domenica di Pentecoste. “La sera di quello stesso giorno”… Il sopraggiungere della oscurità amplifica le ombre.  E amplifica altresì i timori. Infatti, è preferibile la luce del giorno alla solitudine interminabile della notte.  “… il primo dopo il sabato”. Il giorno era iniziato con un sussulto insperato. Alcune donne era giunte, correndo, per annunciare ai discepoli che il sepolcro di Gesù era vuoto. Allo scoramento del sabato era sopraggiunto lo sconcerto.  “…mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei”. Coloro che si sentono minacciati dalla paura detestano le tenebre. Le porte chiuse rendono difficile l’accesso ai malvagi, ma anche a coloro che vorrebbero

recare lieti annunzi.  Ma il messaggero di luce giunse nella notte. Il popolo di Israele meditava con frequenza nelle notti sante in cui brillava la salvezza di Dio. I discepoli temevano il sopraggiungere dei nemici. Invece venne un Amico che recò loro tre doni.
1. “Pace a voi”. Il suo primo dono fu la pace. Apparentemente non si trattava di una novità. Quel saluto evocava la larga speranza del popolo. Ma quell’Amico che recava il dono della pace era passato per la valle della morte. Recava con sé, pertanto, la novità di una  “pace risorta” che  Egli aveva fatto sua per sempre.
2. Il secondo segno era impresso nelle mani trafitte dai chiodi e nel costato trafitto da una lancia. Il Signore non rimproverò i discepoli che l’avevano abbandonato nell’ora della passione e della morte. I segni di quelle ferite erano il segnale del suo trionfo e della sua vita riacquistata.
3. Il terzo dono fu la consegna del mandato missionario. L’Amico sapeva di essere stato inviato dal Padre. E ora affidava la sua stessa missione a coloro che l’avevano abbandonato nell’ora della prova suprema. La fedeltà dell’Amico è stata più forte della fuga del codardo e del tradimento del vile.
 
Ricevete lo Spirito Santo!
 
“Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”. In verità in questo si riassume il più grande dei doni.

“Ricevete lo Spirito Santo”. L’alito che da la vita! Il vento che trasporta i semi. Lo Spirito che aveva alitato la missione del Messia. Tutto questo aveva lasciato in eredità a coloro che lo avevano seguito nel suo cammino.  Il suo stesso Spirito.

La missione del perdono.  Il Maestro aveva già perdonato i discepoli che lo avevano abbandonato. Egli ha fortemente desiderato che essi avessero imparato la lezione del perdono. Il perdono che veniva da Dio e che essi averebbero dovuto annunciare e promuovere sulle strade del mondo.

L’autorità di chi rimette i peccati. Il Signore aveva per i suoi amici un’ultima prova della sua srtima  nei loro confronti. Non erano più servi, ma amici. E doveva accegttare ed esercitare l’autorità di colui che aiuta a disxcernere la serietà della colpa e della conversione.

Signore Gesù, la notte di Pasqua è stata la notte apportatrice di salvezza della tua grazia. Che il tuo Spirito ci aiuti a camminare nel tuo ricordo e a essere testimoni della tua misericordia  edel tuo mperdono. Amen. - mons. Tommaso Stenico - Pontifex -
 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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